lunedì 28 febbraio 2011

Etera

Dopo anni di battaglie, di scioperi e di manifestazioni condotte per lo più sotto le bandiere comuniste e cheguevariane, dopo un paio di attentati di matrice anarcoide, finalmente l’Università di Napoli acconsentì a sborsare dei soldi per permettere agli studenti di avere una sala computer e di poter frequentare due corsi extra scolastici di cinema e di teatro. Io, fortunatamente, arrivai quando la situazione era già chiarita e sistemata e la mia unica difficoltà fu di dover scegliere tra l’uno e l’altro corso.
Alla fine optai per il teatro perchè da sempre lo amavo ed ero uno di quelli che credeva davvero alla sua magia.Per di più adoravo i tragici greci Eschilo, Sofocle ed Euripide; ero un fervente lettore di Brecht, Shakespeare e Moliere; senza contare gli autori napoletani da me venerati come il grande Eduardo, Annibale Ruccello ed Enzo Moscato ma, detto sinceramente, il mio vero idolo era quel pazzo scatenato di Carmelo Bene.
Il nostro maestro di corso, Rodolfo Lapiglia, era una persona davvero simpatica e ci lasciò la massima libertà per quanto riguardava lo spettacolo da mettere in scena; però era intransigente sul fatto che dovevamo esercitarci molto a provare dei sentimenti e a fare le facce davanti allo specchio. Mi è rimasta impressa una cosa e cioè che per provare la tristezza ci consigliò di immaginare che i nostri cari morissero. Trovandoci a Napoli potete ben immaginare quante grattate ai maroni ci siano state. Siccome pensare ste cose lugubri mi ripugnava io per provare tristezza pensavo al 5 maggio, quando l’Inter perse lo scudetto all’ultima giornata. Alla chiusura delle iscrizioni ci ritrovammo in ventuno ragazzi e porca paletta manco una donna! Avevano scelto tutte il cinema, le smorfiose, e magari qualcuna ci credeva davvero al sogno di fare la velina. Senza che ne avessi fatto richiesta mi elessero come sceneggiatore dello spettacolo perchè tutti sapevano che a scrivere me la cavicchiavo. Io, per parte mia, era da tempo che avevo scritto un piccolo soggetto che, dato il pubblico pressochè studentesco che avremmo avuto, sarebbe andato proprio bene. In pratica era una messinscena della storia della filosofia greca la quale, abbondando di strani personaggi e di tanti aneddoti ben si prestava a essere portata sul palcoscenico. L’unico contemporaneo che intendevo far intervenire era Nietzsche che sarebbe entrato con una camicia di forza, i capelli arruffati e degli enormi baffoni dicendo cose incomprensibili. Oltre a Talete che pasticciava con un secchio d’acqua, Anassimandro che delirava dell’aiperon e Anassimene che balbettava senza che si capisse niente, c’era anche il mitico Eraclito con una bella barba nera incazzato come una iena senza che si riuscisse a saperne il perchè, c’era Pitagora avvolto in un grande mantello nero che metteva in guardia dal mangiare fave, c’era Socrate che parlava di continuo strillando ad ogni piè sospinto CONOSCI TE STESSO con gli altri che a un certo punto lo prendevano a calci, ma lui continuava a parlare, c’era Epicuro che sprezzante e ironico se ne fotteva altamente sia degli dèi che della morte. Per me mi ero riservato il ruolo da protagonista ovvero l’insuperabile Diogene di Sinope detto il Cinico, un tipo che rifiutò di avere qualsiasi proprietà e ricchezza, che viveva in una piccola vasca aperta appartenente al tempio di Cibele, che distrusse l’unica cosa che possedeva (una ciotola di legno), perchè guardando un bambino bere alla fontana disse che poteva benissimo bere con le mani, che defecava dove capitava, che si masturbava in pubblico semi sdraiato su delle scale, che aborriva la società e la famiglia e che quando Alessandro Magno gli chiese se mai avesse potuto esaudire qualche suo desiderio rispose di non frapporsi tra lui e il sole. Un grande, veramente un grande. Per aiutarmi a caratterizzare bene i filosofi e a scegliere gli aneddoti che mi avrebbero fatto da guida nel comporre il canovaccio mi servivo della famosa Vite dei filosofi di Diogene Laerzio.
Provammo per vari mesi e che fossimo tutti ragazzi all’inizio ci infastidiva, ma poi andò tutto liscio fino alla sera della prova generale quando successe il fattaccio. Precedute da fischi e slogan entrarono in teatro una cinquantina di ragazze circa, un corteo a tutti gli effetti con tanto di striscione contro il teatro sessista. A capo delle rivoltose c’era la famigerata Marta, una pasionaria tristemente celebre in tutto l’Ateneo per essere riuscita a far cambiare la marca del burro alla mensa. Scesi dal palco per andare a sentire cos’è che avesse da dire.
“Marta si può sapere che succede? Dobbiamo provare, tra pochi giorni c’è lo spettacolo!”
“Lo so benissimo, caro LeD, ma non credo che andrete in scena.”
“E perchè mai?”
“Ah, cioè a te sembra normale che una compagnia teatrale sia composta da soli uomini? Che in uno spettacolo non ci sia neanche una ragazza? Siete dei maschilisti!”
“Marta, ma quali maschilisti? Le iscrizioni erano aperte a tutti, son le ragazze a non essersi presentate!”
“Non è vero. Sei tu che non le hai volute per portare in scena i tuoi filosofi finocchi umiliandoci ancora di più perchè con il tuo spettacolo fai sottintendere che le donne non sanno pensare e che la filosofia è un affare per soli uomini.”
“È falso! E poi non è colpa mia se nella filosofia antica e nel testo di Diogene non ci sono donne.”
“Ti rendi conto che è una cosa impossibile? Di donne ce ne saranno state certamente, sei tu che hai fatto opera di censura! O trovi un personaggio femminile e lo interpreto io o ti blocco lo show.”
Uhm, la situazione si faceva pesante perchè ben sapevo quanto fosse coriacea Marta. Pensando e ripensando in quei pochi attimi di tregua, mi venne un’idea. “Va bene Marta, hai vinto. C’è una donna citata da Diogene Laerzio, Leonzia. Se ti va ti farò interpretare la parte di Leonzia.”
“E chi sarebbe sta Leonzia? Una pitagorica, una stoica, una scettica?”
“No. Era la puttana di Epicuro.”

domenica 27 febbraio 2011

Notte enigmistica

ma forse non era destino
averti accanto, qui vicino
rimango assorto
tramortito
assomiglio a un morto
vivo senza emozioni, come intontito.
adesso passo le mie giornate
financo le nottate
facendo tortura alla memoria
alla ricerca di un senso a questa storia.
non capisco com'è possibile
che una donna sia così insensibile
una parola d'addio
levigare st'oblio...
ora basta, che tu possa soffrire come soffro io.

sabato 26 febbraio 2011

Bolle acide


Mi sento davvero una merdra a pensare che al mondo sono esisistiti, esistono ed esisterannno uomini eccelsi che con il loro ingegno fanno grandi cose, che con le loro idee meravigliose sono in grado di far progredire l’umanità mentre io povero tapino non riesco neanche a comprarmi un paio di scarpe che dopo due giorni non mi vadano scomodissime.
Ed eccomi qui a zoppicare mentre mi dirigo verso casa. Eppure nel negozio mi andavano bene. Le ho misurate tutte e due, su insistenza di mia sorella, ma ora mi vanno strette di punta e mi dolgono pure i talloni. La colpa è mia, ne sono consapevole, perchè ho il difetto di essere troppo frettoloso e noncurante quando faccio shopping.
Come mi piacerebbe vivere in una bella tribù africana col perizomino (anche se nel mio caso ci vorrebbe l’xxl), una lancia, un po’ di trucco blu e rosso e vai di gusto. Scorazzare scalzo a caccia di animali che non ucciderei mai, ma sarebbe solo un modo per far passare il tempo. Comunque non ce la faccio proprio a proseguire, mi siedo su una panchina e non ho neanche il tempo di posare per bene le chiappe che s’avvicina un venditore ambulante.
“Uè, uè giuvinò! Accattateve l’accendino!”
“No, grazie, non fumo”
“E accattateve i fazzulett!”
“Ma guarda già ce li ho”
“E accattateve o’ deodorante per la macchina!”
“Veramente quei cosi mi danno il mal di testa, non li uso”
“E accattateve l’orso porta monete!”
“É troppo grosso! Dove me lo appizzo?”
“E accatteteve a’ paparella pè fa’ o’ bbagno!”
A questo punto capisco che il venditore sarebbe in grado di asfissiarmi per ore e che ormai sono incastrato. Guardo la paperella ed è davvero ganza così gialla col beccuccio rosso e due occhi verdi e spiritati. Vuol dire che mi farà compagnia nella vasca.
“Vabbè, vada per la paperella. Quanto costa?”
“Venti euri, perchè siete voi”
“Azz, e se non ero io quanto mi facevi? Duecento euri?”
“Allora... facciamo quindici”
“No, te ne do due”
“Posso farvi massimo dieci”
“Arrivo fino a quattro, ultima offerta”
“Ve la regalo per cinque”
“Ok”
Il venditore mi dà la paperella, io gli do i soldi e finalmente si leva dalle palle. Devo ammettere però che la paperella è simpatica, morbidosa e fa pure un suono carino quando la premo. Dopo essermi riposato qualche minuto, me ne torno a casa canticchiando pappappero pappappero. Entro nel portone del mio palazzo, faccio un pernacchietto al portiere e prendo l’ascensore diretto al quarto piano. Giunto sul pianerottolo afferro le chiavi dalla tasca e le infilo nella toppa.
Mentre apro la porta sento un rumoroso scalpiccio. È mia madre che si precipita a portarmi le pantofole.
“Leddino, Leddino, bentornato a mamma!! Mettiti le pantofole, mammina tua ti va a prendere un tè caldo!”
“A' mà, siamo quasi ad agosto, sto tè caldo me le farebbe scendere a terra! Prendimi un po’ di vodka alla fragola ghiacciata!”
“Va bene! Come vuoi tu! Ci metto un po’ di panna dentro?”
“No, mà. Spruzzaci due gocce di watershine perlato alla frutta, grazie”
“Ok, vuoi che ti prepari la doccia?”
“No, mà. Ho comprato sta paperella farò il bagno nella vasca”
“Uuuh, ma quanto è carina! Le hai dato pure un nome?”
“Certo, l’ho chiamata Darma"
“Bravo, bel nome. Ti preparo la vasca?”
“Alla vasca penso io, tu preparami la vodka”
Finalmente mia madre si decide ad andarmi a prendere da bere che sto morendo di sete, io apro l’acqua e vado in camera mia a spogliarmi. La genitrice mi porge il bicchierino che bevo d’un fiato, poi mi chiudo in bagno per tuffarmi nell’agognato mare di sapone profumato dove mi rilasserò alla grande. Mentre giochicchio con le bolle che mi diverto a far scoppiare e faccio fare a Darma delle evoluzioni sottomarine, sento mia madre che bussa alla porta.
“Che c’è mà?”
“Leddino, ho dimenticato di dirti che ha telefonato Loredana”
“Ah, sì? Vabbè, dopo ci penso”
“Dovresti chiamarla sai? Ha una voce tanto dolce, è tanto educata, viene da una famiglia tanto per bene, all’Università prende dei voti tanto alti ed è pure tanto bella”
“Già, il problema è che è pure tanto troia”

venerdì 25 febbraio 2011

Dispositivi ausiliari commestibili

Comunemente noti come afrodisiaci, alcuni cibi si sono conquistati la fama di potenziatori sessuali. Sebbene non esista praticamente alcuna prova scientifica che lo confermi, il semplice fatto di offrire questo genere di cose può avere un effetto "erotizzante".

Ostriche: Da sempre considerate cibo afrodisiaco. Leggenda vuole che Casanova ne mangiasse a dozzine per colazione. Sebbene la quasi totalità degli esperti abbia dichiarato che il loro effetto è esclusivamente psicologico, i conseguenti benefici non vanno sottovalutati. In parole povere: a molta gente le ostriche ricordano i genitali.

Noce di cocco: Si è guadagnata la fama di afrodisiaco soprattutto ai Caraibi. Si è scoperto che è piena di sostanze che potenziano gli effetti del testosterone.

Tartufo: Questo costoso fungo produce l'androstenolo, un feromone dall'odore muschiato presente anche nella saliva dei cinghiali. Ciò spiega perchè i maiali lo trovino così eccitante, ma per quale ragione sembra avere questo effetto anche sugli umani? Forse per l'aura di raffinatezza che lo circonda, il prezzo esorbitante e la leggendaria rarità.

Durian: E' il frutto dalla buccia spinosa di un albero diffuso nel Sud-Est Asiatico. E' considerato un afrodisiaco in Indonesia, dove i suoi aficionados si vantano che "Quando il durian va giù... la gonna va su!" Comunque vi conviene offrire questa chicca solo in piccole dosi, dato che ha letteralmente l'odore della spazzatura putrefatta.

Cantaridina: Una polvere amara e dal sapore ributtante ricavata da scarabei macinati. Se ciò non bastasse a farvi riconsiderare l'idea di consumarne un po' insieme al vostro partner, state attenti: può provocare priapismo (erezioni spropositate, dolorose e prolungate) e danni permanenti ai reni o perfino la morte. Ciononostante, almeno fino al Settecento veniva sciolta nelle bevande per partire alla grande prima di un'orgia. Oggi è illegale, perciò qualunque cosa stiate comprando, molto probabilmente è semplice pepe di Cayenna. Meglio starne alla larga.

Altri cibi noti per il loro effetto afrodisiaco:
Rucola
Cioccolato
Alga laminaria
Cipolle
Cozze
Carciofi
Uova di tartaruga


Se poi vorreste andare sul sicuro basta che vi procuriate un bel po' di questi; sono pur sempre il miglior afrodisiaco.

mercoledì 23 febbraio 2011

Co' - mmosso

Girare, un verbo che stasera si presta.
Quella lì non si è girata, peccato...ci speravo.
Mi girano le palle perchè non nevica mai a ferragosto.
Giri tu che giro io.
Gira a destra.
Girarsi la frittata.
Rigirarsi la vecchia.
Faccio un giro, fatti un giro, ci fiacciamo un giro?, ci farei volentieri un giro.
Giri di parole.
Attenzione. Warning. Achtung.
La perifrasi è un giro di parole e fin qui niente di particolare, anzi a leggere la parola "perifrasi" ci cascano le palle perchè si sente puzza di lezioncina di grammatica.
Però ve lo devo dire, vi devo avvertire: le persone che usano le perifrasi a volte sono pericolose perchè cercano di nascondere, attraverso una nebbia di parole, quello che realmente sono e quello che realmente vogliono dire.
Esempio.
Io cerco un amico immaginario. Un amico con cui parlare. Dico immaginario perchè mi rendo conto di non saper gestire la realtà. E soprattutto mi rendo conto che nessuno nella realtà mi sa e vuole gestire. Sono una persona che non mangia, non dorme e che ha perennemente ferite aperte. Così mi descrivo e riassumo. Senza girarci troppo attorno.
Credo troppo nella bellezza di ciò che vedo. Non mi rassegno a ciò che ho perduto e che non ho mai avuto. Amo semplicemente troppo tutto e tutti. Eccetto me stessa.
E a chi dice che ciò non è possibile posso rispondere che non sarà sano o giusto o naturale o cristiano...ma è possibilissimo.
Come ci si può rassegnare? So che non esiste la risposta. Ne cerco semplicemente una. Una che sappia darmi un po' di pace.

Ecco, come vedete, undici righe e un centianio di parole, quando ne bastava una sola.

lunedì 21 febbraio 2011

Quello sì e l'altro no

M'hanno dato sto lunedì libero e ne ho approfittato per riordinare la mia biblioteca.
Organizzare gli scaffali, decidere la disposizione...
Toccare tutti i miei libri uno ad uno, spolverarli e accarezzarli. Com'è strano rimettere a posto libri che non sfogli da tanto, sembra proprio di rivedere vecchi amici. Mi sono sentito davvero felice; ho lavorato per ore e non avrei smesso mai.
Ora è tutto più ordinato, so dove si trovano tutti i miei libri e mi sento meglio, non so come spiegarlo. Se loro sono a posto, mi sento a posto anche io. Sapere dove sono e che li ho ordinati con criterio e con gusto mi fa stare bene; loro sono più vicini e me e io a loro.
Forse sta voglia di avere tutto catalogato per bene compensa il caos che regna dentro di me? Non lo so.
Per ora vado a cena, è finita un'altra giornata.
Cechov e lo zufolo mi aspettano.

giovedì 17 febbraio 2011

I need

Ho bisogno di ritrovare i colori nel mio cervello.
Ho bisogno di sciogliere la mente.
Ho bisogno di stare calmo.
Ho bisogno di rilassarmi.
Ho bisogno di balconi altissimi e ampi.
Ho bisogno di parlare di quella cameriera.
Ho bisogno di terrazzi.
Ho bisogno di quello scrivano.
Ho bisogno di quella critica.
Ho bisogno di quel castano calore.
Ho bisogno di correre.
Ho bisogno di pazienza.
Ho bisogno di non assimilare.
Ho bisogno di organizzazione.
Ho bisogno di non incazzarmi per i lamenti di quel prete.
Ho bisogno di solitudine.

martedì 15 febbraio 2011

L'esaltante intimità dei proiettili educatori e buoni consiglieri


"un maestro dovrebbe sempre essere all'altezza degli ideali del proprio allievo" (cercatevelo)

Vorrei dire che sì, dài e invece è no, proprio.
Non lo so.
E' bello studiare un po' la prima Guerra mondiale. Devo trovare il modo di dire quanto sia strana un'immane carneficina; morti feriti distruzioni epidemie armi, tante armi. Cioè...perchè?
Ovvio che non è perchè Gavrilo Princip uccise l'arciduca e la moglie che si scatenò il conflitto. Non è possibile che da un tirannicidio si scateni tutto quel casino, quindi bisognerebbe indagare bene le vere cause.
A rigor di logica l'Austria (sottinteso l'Impero Austro-Ungarico) avrebbe dovuto fare un bel mazziatone alla piccola Serbia e basta, finita lì. Invece no, si scatenò un evento dopo il quale niente fu più lo stesso.
Tenetevi forte: "il più grande spartiacque della storia umana".
Sul libro, nel paragrafo che affronta la situazione dell'Italia tra il 1914 e il 1915, c'è qualche passo di Marinetti.
Ho ghignato come un bastardo e sarà da approfondire sto tizio, altrochè.

lunedì 14 febbraio 2011

Mercurio è proprio un pianeta di merda

***** ******* ******* ***** *****!!!
Se la prendono sempre tutti con Urano, Giove o Saturno. Imprecisiiiii.
Il vero guaio è Mercurio, sentite a me.
Un pianeta talmente stronzo da mettersi culo a culo al sole tanto da rendere la vita impossibile e crepare di caldo. Stupido, no?
Se aveste Mercurio nel vostro segno la giornata vi andrà di merda, sarete egoisti e vi beccherete pure una piccola malattia. Vi ho avvertito.
Cmq, ok. Ho un pc nuovo, ma non chiedetemi che marca è, che ram c'ha, che processore monta: non ne so una sega. E non chiedetemi manco quanto tempo c'ho messo a montarlo.
1) non sono affari vostri
2) quello che conta è che l'ho montato tutto da solo. Una settantina di spine su per giù=mezza altezza.
Cosa manca? Ah, sì.
Ho ripreso ad andare a scuola, ma sti gran pesci la situa non è ancora chiara e soprattutto mi serve una butteglia di wisky.
Vino, birra? No, ho detto wisky.
Alla prossima.

mercoledì 2 febbraio 2011

Non lo so mica

Ere glaciali, ere equatoriali poi venne il clima temperato.
Per forza altrimenti la vita non sarebbe...
No.
Faccio gli auguri a Joyce perchè oggi è il suo compleanno. Presto caro James ti omaggerò con le mie mirabolanti considerazioni su Dubliners.
Per parlare dell'Ulisse aspetto un altro po', cmq è un capolavoro come tutto quello che ho letto di te.
Siamo alla vigilia di una partenza, ma stavolta la destinazione non è Roma.
A Roma non ci torno più. O almeno non prima del 2015.
Ora la meta è più lontana, una città fredda e padana. Cerco lavoro, so' emigrante...
Cumm è amar' stu ppaneeeeeeeee (zazzàza!)
Fuck però, aspetta.
Prima fò tappa in Etruscolandia l'amata del mio cuore e mi conforta ciò. Faccio il carico d'energie positive e soprattutto arrivo al NORD con un frontale meno diretto.
Attutisco, ecco. Nei momenti d'emergenza cerca almeno d'attutire.
Che dire? Sto ancora scosso. Molto molto scosso.
Tre mesi son pochi relativamente, io sto male lo stesso.

martedì 1 febbraio 2011

Gambero? Sì, ma per vanità

Anche con la Storia ci si può divertire, perchè no?
Il primo febbraio 1945 il secondo governo Bonomi introduceva in Italia il suffragio universale con Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23, "Estensione alle donne del diritto di voto" con esclusione delle meretrici.
E quindi al referendum Monarchia o Repubblica del 2 giugno del 1946 andarono a votare lo stesso solo gli uomini. (ahahahahaahahhahaahahahahahah)
Scherzo, su.
Venerdì mi aspetta un giorno importante, speriamo bene.
E' ora che le cose riprendano a marciare cazzo!!
Dopo il dentista, ecco un'altra cosa che si deve mettere a posto.
Dài, che non mi ferma niente e nessuno, sono un muro di gomma.
Un bellissimo muro di gomma.