martedì 31 dicembre 2013

Il corso delle cose ovvero un 2013 irripetibile ovvero godo come un pazzo perché ho lavorato ZERO ore


Salve a tutti!
Un mio amico, letterato al punto giusto, ha scritto:
La persona-azienda che tira le somme e stila il bilancio di fine anno. Poi continuerà la stessa stagnante vita in linea col principio di continuità, ma non diteglielo.
L'ho trovato veramente magnifico e pertanto non starò qui a scrivere un post fatto di bilanci, ricordi e sensazioni del 2013 né scriverò propositi per il nuovo anno che comincia domani.
Chissenefrega.
Quest'anno la salute è andata così così, con i denti, l'operazione ad agosto ecc. E ancora devo uscirne.
L'amore è andato benissimo, appunto perché non ce l'ho. In questo fantastico 2013 non mi sono innamorato di nessuna e non ho scopato mai. Sarà difficile da ripetere, purtroppo.
Il denaro è scarso come sempre, ma è scarso dal 1979 non è una novità.
Il lavoro pure è andato alla grande, ma anche in questo caso non credo che riuscirò a ripetermi. Lavorare zero ore quest'anno mi è riuscito, ma l'anno prossimo dovrei essere un semidio per resistere ancora e far di nuovo l'impresa.
Giustamente, mi si potrebbe chiedere: ma non lavori, non fai soldi, non t'innamori, non scopi, si può sapre che cazzo fai?
Leggo. Leggo, amici cari.
La mia vita è una follia gestita da un anormale che comprende solo le letture come atto che mi avvicina a voi comuni mortali. Certo, quello che leggo e come lo leggo, mi allontana di nuovo da voi, ma non sottilizziamo.
Sono qui solo per farvi gli auguri per un grande 2014.
Anzi, son qui per gli auguri e per regalarvi questo pezzetto tratto da L'altalena del respiro di Herta Muller.
Ciao ciao.
Il corso delle cose

La nuda verità è che l’avvocato Paul Gast rubava la zuppa dal piatto alla moglie Heidrun Gast fin quando lei non si alzò più in piedi e morì perché non poteva far altro, così come lui le rubava la zuppa perché la sua fame non poteva far altro, così come portò il cappotto di lei con il colletto alla paggio e i risvolti consunti in pelo di coniglio e non poteva farci nulla se lei era morta, così come lei non poteva farci nulla se non si era alzata più in piedi, così come poi la nostra cantante Loni Mich portò il cappotto e non poteva farci nulla se con la morte della moglie dell’avvocato si era liberato un cappotto, così come l’avvocato non poteva farci nulla se con la morte della moglie anche lui si era liberato, così come non poteva farci nulla se la volle sostituire con la Loni Mich, e così anche la Loni Mich non poteva farci nulla se voleva un uomo dietro la coperta oppure un cappotto, o se l’uno non si poteva separare dall’altro, così come anche l’inverno non poteva farci nulla se era glaciale e il cappotto non poteva farci nulla se scaldava bene, così anche i giorni non potevano farci nulla se erano una catena di cause ed effetti, come anche le cause e gli effetti non potevano farci nulla se erano la nuda verità, anche se tutto ruotava attorno a un cappotto.
Questo era il corso delle cose: poiché ciascuno non poteva farci nulla, nessuno poté far nulla.

mercoledì 25 dicembre 2013

LEGGE CONTRO IL CRISTIANESIMO


Mi piace, la mattina di Natale, alzarmi quando mi va, andare in bagno, sciacquarmi la faccia, fare colazione, fumarmi una bella sigaretta e poi mettermi comodamente disteso o seduto a leggere L'Anticristo. Maledizione del cristianesimo di Nietzsche.
Vorrei dire che apro una pagina a caso e comincio a godere, ma non è così.
L'Anticristo lo leggo sempre dall'inizio perché per nulla al mondo mi perderei l'estremo godimento che mi regala la prefazione.
Questo libro si conviene ai pochissimi.
Non posso perdermi il pezzo che fa
Si deve essere addestrati a vivere sui monti - a vedere sotto di sé il miserabile ciarlare di politica ed egoismo-dei-popoli, proprio del nostro tempo.
Poi continua...
il coraggio del proibito; la predestinazione al labirinto. Un'esperienza di sette solitudini.
E così finisce...
Suvvia! Questi soltanto sono i miei lettori, i miei giusti lettori, i miei predestinati lettori: che mi importa del resto? - Il resto è semplicemente l'umanità. - Si deve essere superiori all'umanità per forza, per altezza d'animo - per disprezzo...
Qunate volte avrò letto e riletto questa prefazione? E chi lo sa. Tante.
Poi mi tuffo negli Iperborei...
"Né per terra, né per acqua troverai la via che conduce agli Iperborei".
Ok, L'Anticristo meriterebbe tanti post a parte, per poter parlare con calma almeno delle questioni più interessanti che esso sottomette alla nostra attenzione.
Oggi, invece, voglio solo postare la Legge contro il cristianesimo.
Niente auguri e fate i bravi, leggete tanti bei libri.
LEGGE CONTRO IL CRISTIANESIMO
Data nel giorno della salvezza, nel primo giorno dell’anno uno (- il 30 settembre 1888 della falsa cronologia)

Guerra mortale contro il vizio: il vizio è il cristianesimo

Prima proposizione. – Viziosa è ogni specie di contronatura. La varietà di uomo più viziosa è il prete: lui insegna la contronatura. Contro il prete non si hanno ragioni, si ha il carcere.

Seconda proposizione. – Ogni partecipazione a un servizio divino è un attentato al buon costume. Si deve essere più duri contro i protestanti che contro i cattolici, più duri contro i protestanti liberali che contro i protestanti di stretta osservanza. L’elemento criminale nell’essere cristiani aumenta nella misura in cui ci si avvicina alla scienza. Il criminale dei criminali è perciò il filosofo.

Terza proposizione. – Il luogo maledetto dove il cristianesimo ha covato le sue uova di basilisco sia raso al suolo e atterrisca tutta la posterità, in quanto luogo nefando della terra. Vi si allevino serpenti velenosi.

Quarta proposizione. – La predica della castità è un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di “impuro” è il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita.

Quinta proposizione. – Chi mangia allo stesso tavolo con un prete sia messo al bando: con ciò costui si scomunica dalla retta società. Il prete è il nostro Ciandala – sia proscritto, affamato, cacciato in ogni specie di deserto.

Sesta proposizione. – La storia “sacra” sia chiamata con il nome che merita: storia maledetta; le parole “Dio”, “salvatore”, “redentore”, “santo” siano usate come insulti, come marchi d’infamia.

Settima proposizione. – Il resto segue da ciò.

L’Anticristo

martedì 24 dicembre 2013

Il Natale è il 24


E anche quest'anno ci siamo. I tre fatidici giorni, i più deprimenti fastidiosi e inutili giorni dell'anno.
In realtà tutti i giorni sono potenzialmente deprimenti fastidiosi inutili, ma almeno c'è la speranza che non sia così. Invece 24 25 26 sono senza speranza. La sicurezza di dover vedere gente di cui non te ne fotte un cazzo è certa. L'obbligo di mangiare con gente di cui non te ne frega un cazzo è tremendo.
Senza parlare poi del mercato dei regali, della prestazione a tutti i costi fatta di capelli e barba tagliati, vestiti nuovi, sorrisi forzati...e alla fine ti ritrovi pure con una panza tanta.
Oddio, il mio è sempre il punto di vista di un anormale e forse dovrei impegnarmi affinché questi tre giorni scorrino lieti e sereni. Ma non ce la faccio, che ce posso fa'?
Comunque approfitto di queste ore di tranquillità per ascoltare Piero Ciampi, di cui propongo questo testo e poi, se vorrete, una bella carrellata di sue canzoni su YouTube.
Il mio Natale, il mio buonumore, cominciano il 27 dicembre quando tutti si levano dal cazzo e posso riprendere la mia vita barbara e culturale.

È Natale il 24.
Non riesco più a contare,
la vita va così.
Ho una folle tentazione
di fermarmi a una stazione,
senza amici e senza amore.
Mio fratello è all'ospedale,
sono giorni che sta male,
la madre non l'ha più.
Anche Pino è separato,
Elio al gioco si è sparato,
mi stupisco sempre più.
Io vado,
quando sono abbandonato
vado in cerca di una donna,
senza danni.
Sento,
quelle volte che non pago,
che rimane pure amore
per un'ora.
Ma il mattino mi consegna
FrancescAngelo drogato,
non mi conosce più.
Per vederci un poco chiaro
bevo un litro molto amaro,
sono dentro a un'osteria.
Il Natale è il 24,
Gianna ha un cuore molto strano,
la vita va così.
Ho una folle tentazione
di rifermarmi a una stazione,
senza amici e senza amore.
Il Natale è il 24.

venerdì 20 dicembre 2013

Il 2014 sarà un anno manzoniano


Manzoni, Manzoni…
Manzoni non l’ho bocciato, l’ho solo rimandato.
Io credo di avere uno sviluppato e particolare senso letterario. Cioè credo di possedere l’arte di allontanare ed avvicinare gli autori al momento giusto. Una specie di sesto senso.
Manzoni l’ho tenuto lontano perché pensavo che dovessi leggerlo al tempo giusto, quando avessi raggiunto una certa maturità letteraria, una certa “pazienza” e volontà.
Per esempio di Foscolo ho letto subito Le lettere di Jacopo Ortis, una lettura classica per la gioventù, mentre I sepolcri li ho rimandati. Anche la lettura di Alla ricerca del tempo perduto di Proust l’ho rimandata. Come se aspettassi le condizioni adatte.
Pian piano sta prendendo corpo dentro di me la voglia di leggere Manzoni. Una voglia che cresce sempre di più e che diventa sempre più forte.
Il 2014 sarà di sicuro un “anno manzoniano”.
Per ora segnalo questo aforisma di Ceronetti tratto da Pensieri del tè.
“Puoi odiare, e perderti” (Manzoni). Questo non è né biblico né cristiano, è più profondo, è profondo manzonismo, e nella pausa segnata dalla virgola dopo odiare Manzoni è più che mai il Manzoni delle profondità. Ma l’odio come assoluta via di perdizione è forse altrettanto poco vero che dire assoluta via di salvezza l’amore. Più vero è che l’uomo, qualunque cosa faccia, è sempre perduto, se non perdente.

mercoledì 18 dicembre 2013

Semplicemente stasera ci sta bene un po' di Marx


Stamattina ho incontrato un gruppo di ragazzi. Erano davvero molto giovani (tra i diciotto e i ventisei anni), i più avevano la barba di parecchi giorni. Parlavano di politica, si dichiaravano di sinistra.
Ho chiesto loro se studiavano Marx. No, hanno risposto, siamo di sinistra mica comunisti!
Il comunismo è morto!
Mah. Ho sospirato. Poi ho detto: ragazzi, la vera discriminante per essere davvero di sinistra è quella di studiare. Per essere di destra basta essere coglioni, ma voi avete il dovere di studiare e di studiare soprattutto Marx. Che Marx sia la vostra base, ho concluso.
Credo di non averli convinti e per questo ho rinunciato sia ad approfondire il discorso su studio e Marx, sia a confutare la frase sulla presunta morte del comunismo.
Mi piace leggere Zizek non solo per le sue teorie, il suo stile e i suoi grandissimi collegamenti, ma soprattutto perché parla spesso di Marx.
Marx inizia il suo Diciotto Brumaio con una correzione di Hegel secondo cui la storia si ripete necessariamente due volte: “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”. Herbert Marcuse, a una nuova edizione del Diciotto Brumaio negli anni Sessanta, aggiunse un ulteriore giro di vite: a volte, la ripetizione in guisa di farsa può essere più terrificante della tragedia originale.
Concludo questo post con un brano tratto da Miseria della filosofia. L’ideologia borghese ama storicizzare: ogni forma sociale, religiosa e culturale è storica, contingente e relativa – ogni forma tranne la propria. Una volta c’era la storia, ma ora non c’è più nessuna storia:
Gli economisti hanno un singolare modo di procedere. Per loro non ci sono che due tipi di istituzioni, quelle artificiali e quelle naturali. Le istituzioni del feudalesimo sono istituzioni artificiali, quelle della borghesia sono istituzioni naturali.
In questo rassomigliano ai teologi, che stabiliscono, essi pure, due tipi di religioni. Qualsiasi religione che non sia la loro è un’invenzione degli uomini, mentre la loro religione è un’emanazione di Dio. Dicendo che i rapporti attuali – i rapporti della produzione borghese – sono naturali, gli economisti fanno capire che sono rapporti con cui si crea la ricchezza e si sviluppano le forze produttive conformemente alle leggi di natura. Dunque, questi rapporti sono a loro volta leggi naturali indipendenti dall’influenza del tempo.
Sono leggi eterne che devono reggere sempre la società. Così c’è stata storia, ma ora non c’è più. C’è stata storia perché ci sono state istituzioni del feudalesimo e in queste istituzioni del feudalesimo si incontrano rapporti di produzione del tutto diversi da quelli della società borghese che gli economisti vogliono far passare per naturali e quindi eterni.

lunedì 16 dicembre 2013

Aveva ragione Nietzsche, l'Europa ha avuto 80 anni per andare a puttane...


Il mio rapporto con Nietzsche è come l'amore libero.
Non dobbiamo frequentarci per forza tutti i giorni, possiamo vedere anche altri filosofi, non siamo gelosi, ci va di stare insieme quando veramente ci va di stare insieme, non ci facciamo nessun problema e sopportiamo tranquillamente anche pause lunghissime. Zero paranoie.
Forse tutte queste caratteristiche sono il segno di un amore sovrumano, chi lo può dire? Non certo io.
Dopo un periodo di letture nicciane intense, mi sono distaccato dal caro Nietzsche e ora ci ritornerò nel 2014. Lui sarà lo stesso, ma sono io che nel frattempo sarò cambiato. Forse grazie ad altre letture, arricchito. Chissà. Stamattina Carmelo Bene ha detto che una persona intelligente non può esimersi dal confronto con Nietzsche. Credo sia proprio così.
Altro da segnalare non c'è.
La mia vita scorre inutile come quelle di tutti voi, ma almeno io lo so. uhaz uhaz uhaz.
A parte le battute, mi sento sempre come quel giocatore di scacchi che si ritrova in un circolo di giocatori di dama. Cioè fuori posto, senza possibilità di comunicare, senza possibilità di potersi adattare e senza nessuna altra scelta che quella di escogitare il modo di fuggire da quei fottuti giocatori di dama. A voi piace la dama e non ve lo contesto, ma a me piacciono gli scacchi. Non c'è dialogo!
Ho trovato una frase che mi è piaciuta molto: "Non è che io sia antisociale, sono solo anti-lavoro"; l'ho trovata in un libro e non ricordo da quale spettacolo è tratta.
Il fatto è che sono circondato da persone che hanno la fissa per la professione, la carriera, l'automobile, la moglie, la casa e i figli.
Ora a me non me ne fotte niente della professione, della carriera, dell'automobile che non ho, della moglie, della casa e di avere figli. Anche in questo caso il dialogo è molto difficile.
Capirai che è una situazione abbastanza strana. Il fatto è che sia la professione, sia la carriera, sia l'automobile, sia la moglie, sia la casa, sia i figli sono basati sul lavoro. Se tu non sei così cretino dal voler lavorare e dall'avere i soldi, come puoi avere tutto questo?
Forse dovrei mettermi in cerca di un eremo? Non lo so, manco ci ho pensato ancora.

domenica 15 dicembre 2013

C come Capitalismo e C come creatività


L’icona dell’odierno capitalismo creativo è Apple, ma cosa sarebbe Apple senza Foxconn, la compagnia taiwanese proprietaria di grandi fabbriche in Cina, in cui centinaia di migliaia di persone assemblano iPad e iPod in condizioni di lavoro abominevoli? Non dobbiamo dimenticare il rovescio della medaglia del postmoderno centro “creativo” della Silicon Valley, dove un paio di migliaia di ricercatori sono impegnati a sperimentare nuove idee: gli acquartieramenti militarizzati in Cina afflitti da una serie di suicidi di operai provocati da condizioni di lavoro stressanti (ore interminabili, bassi salari, pressione costante). Dopo che l’undicesimo operaio si è suicidato gettandosi nel vuoto, Foxcon ha introdotto una serie di misure cautelative: costringere i lavoratori a firmare contratti in cui promettono di non suicidarsi, a fare rapporto sui loro colleghi che appaiono depressi, a farsi ricoverare in istituti psichiatrici non appena la loro salute mentale mostra segni di deterioramento, ecc. Per aggiungere al danno la beffa, Foxconn ha cominciato a installare reti di protezione attorno agli edifici della sua vasta fabbrica. Non sorprende che Terry Gou, il direttore generale di Hon Hai (la società madre di Foxconn), durante una festa di fine anno abbia definito i propri impiegati “animali”, lamentandosi che “gestire un milione di animali mi dà il mal di testa”. Gou ha aggiunto di voler apprendere da Chin Shih-chien, il direttore dello zoo di Taipei, il metodo di “gestione” degli animali, invitando il direttore dello zoo a intervenire alla riunione annuale di bilancio della Hon Hai, in modo che i suoi general manager potessero ascoltarlo attentamente.

giovedì 12 dicembre 2013

"Umanizzare" il capitalismo: un errore da NON fare


Stavo per scrivere che amo i libri che partendo dai luoghi comuni, li distruggono con la forza del ragionamento schiudendo al lettore più ampi e illuminati orizzonti. In realtà, però, tutti i grandi libri assolvono questa funzione. È proprio la funzione della cultura quella di schiodarci dalla visione delle ombre della caverna e donarci la luce.
Stasera voglio parlare di Zizek, del suo libro Un anno sognato pericolosamente.
Ho tratto un breve passo che dimostra come anche un ragionamento che sembra giusto, animato da buonafede e generosità possa essere completamente errato. Mi ha colpito perché il discorso di “umanizzare” il capitalismo l’ho fatto anch’io e chissà quanti altri di voi. Ed è un errore.
Credo che il passo sia utile non solo per quello che dice, ma anche come piccolo promemoria da tener presente quando si leggono libri di economia politica (che sono fioriti a centinaia in questo periodo di “crisi”).
Riconoscere e buttare a mare i luoghi comuni che abitano dentro di noi; questa è la parola d’ordine.
Oggi siamo bombardati da una moltitudine di tentativi di “umanizzare” il capitalismo, dall’ecocapitalismo al capitalismo del reddito di base.
Il ragionamento che soggiace a questi tentativi è il seguente: l’esperienza storica ha dimostrato che il capitalismo è di gran lunga il modo migliore di generare ricchezza: allo stesso tempo, bisogna ammettere che, lasciato in balia di sé stesso il processo di riproduzione del capitale comporta sfruttamento, distruzione delle risorse naturali, sofferenza di massa, ingiustizia, guerre, ecc.
Il nostro obiettivo deve allora essere quello di conservare la matrice capitalista fondamentale della riproduzione orientata al profitto, guidandola e regolandola in modo tale da metterla al servizio degli scopi più ampi di benessere e giustizia globali. Di conseguenza, dobbiamo lasciare che la bestia capitalista continui a funzionare nel modo che le è proprio e accettare che i mercati abbiano le loro esigenze le quali devono essere rispettate, che ogni intromissione diretta nei meccanismi del mercato condurrebbe alla catastrofe; tutto ciò che possiamo sperare è di addomesticare la bestia…
Eppure, tutti questi tentativi, per quanto ben intenzionati, come spesso sono, nel loro sforzo di unire realismo pratico e virtuoso impegno a favore della giustizia, prima o poi incontrano il Reale dell’antagonismo tra queste due dimensioni: la bestia capitalista sfugge sempre alla regolamentazione sociale benevola. In un determinato momento, saremo dunque costretti a porre la domanda fatale: giocare con la bestia capitalista è veramente l’unico gioco che riusciamo a immaginare? E se, per quanto produttivo sia il capitalismo, il prezzo da pagare perché continui a funzionare diventasse semplicemente troppo alto? Se evitiamo questa domanda e continuiamo a “umanizzare” il capitalismo non faremo che alimentare il processo che stiamo tentando di invertire.

mercoledì 11 dicembre 2013

Un esempio del perché io spero nella completa estinzione della razza umana


Leggere le opere filosofiche di Giordano Bruno con uno sguardo disinteressato e scevro dei pregiudizi tramandati dalla becera tradizione anticlericale italiana è fondamentale per comprendere le ragioni che hanno indotto la Chiesa a condannarlo al rogo.
Dalle analisi delle opere del nolano emerge un pensiero che si nutre di suggestioni esoteriche che agli inizi del seicento rischiavano di minare le fondamenta della civiltà europea.
Un pensiero privo di originalità, di cui la storia della filosofia può benissimo fare a meno e celebrato oggigiorno solo nei salotti della piccola borghesia e dal culturame di ascendenza marxista.
Alla fine della lettura del libro rimane solo lo sconcerto per il fatto che un pensatore di basso livello, abbacinato finanche dai miti della religione egizia, possa essere considerato da molti un martire della libertà.

Non so chi sia 'sta stronza (si firma CRISTIANA), ma spero stia leggendo Moccia sul cesso mentre ha una diarrea eterna.

domenica 8 dicembre 2013

Zizek e la barzelletta triste


Quest’anno, rispetto ai due precedenti, ho scritto davvero poco nel blog.
Comunque, prima che questo 2013 finisca, voglio che il nome di Zizek (una scoperta filosofica eccezionale) esordisca nel mio blogghino con la speranza/certezza di parlarne ancora nei giorni e nei mesi a venire. Di sicuro scriverò di due opere: Dalla tragedia alla farsa e di Un anno sognato pericolosamente e poi chissà…
Per questo esordio di Zizek ho scelto di cominciare con qualcosa di leggero che leggero non è: una barzelletta triste.
Nei bei vecchi tempi del Socialismo realmente esistente, tra i dissidenti veniva usata una barzelletta popolare per illustrare la futilità delle loro proteste. Nel quindicesimo secolo, quando la Russia era occupata dai mongoli, un contadino e sua moglie stavano camminando per una polverosa strada di campagna; un guerriero mongolo su un cavallo si fermò accanto a loro e disse al contadino di avere intenzione di violentare sua moglie, aggiungendo poi: “Ma dal momento che c’è un sacco di polvere sul terreno, devi reggere i miei testicoli mentre violento tua moglie, in modo che non si sporchino!” Dopo che il mongolo ebbe compiuto il misfatto e cavalcato via, il contadino iniziò a ridere e a saltare dalla gioia. Sua moglie, sorpresa, chiese: “Come puoi saltare dalla gioia quando sono stata appena violentata brutalmente davanti ai tuoi occhi?” Il contadino rispose: “Ma l’ho fregato! Le sue palle sono coperte di polvere!” Questa triste barzelletta rivela la situazione dei dissidenti: pensavano di stare sferrando dei seri colpi alla nomenklatura del partito, ma tutto quello che stavano facendo era sporcare leggermente i testicoli della nomenklatura, mentre l’élite dirigente continuava a violentare il popolo…
La sinistra critica odierna non si trova forse in una situazione simile? (Tra i nomi contemporanei per questa pratica consistente nell’insozzare appena leggermente coloro che detengono il potere, possiamo annoverare la “decostruzione”, o la “protezione delle libertà individuali”). In un famoso scontro all’università di Salamanca nel 1936, Miguel de Unamuno lanciò una frecciata ai franchisti: “Venceréis, pero no convenceréis” (“Vincerete, ma non convincerete”). È tutto qui quello che oggi la sinistra può dire al capitalismo globale trionfante? La sinistra è predestinata a continuare a giocare il ruolo di coloro che, al contrario, convincono ma nondimeno continuano a perdere (e sono particolarmente convincenti nello spiegare retroattivamente le ragioni del proprio fallimento)?
Il nostro compito è scoprire come fare un passo in avanti. La nostra undicesima tesi, da aggiungere alle dieci Tesi di Marx, dovrebbe essere: nelle nostre società, la sinistra critica finora è riuscita solo a sporcare coloro che stanno al potere, mentre il punto reale è castrarli…

domenica 1 dicembre 2013

CLOWN


Un giorno.
Un giorno, forse fra poco.
Un giorno, strapperò via l’àncora che tiene la mia nave lontana dai mari.
Con quel tipo di coraggio che ci vuole per essere niente e niente di niente,
Abbandonerò ciò che pareva essermi indissolubilmente vicino.
Lo stroncherò, lo ribalterò, lo spezzerò, lo farò precipitare.
Spurgando di colpo il mio miserabile pudore, le mie miserabili combinazioni e i miei concatenamenti “logici”.
Svuotato dall’ascesso d’essere qualcuno, tornerò a bere il nutrimento dello spazio.
A colpi di ridicolo, di degradamenti (che cos’è il degradamento?), per esplosione, per vacuità, per totale disperazione-derisione-purgazione, io stesso espellerò da me la forma che appariva così ben attaccata e composta, assortita al mio ambiente e ai miei simili, tanto degni i miei simili.
Ridotto a un’umiltà da catastrofe, a un livellamento perfetto come dopo un’intensa fifa.
Ricondotto al di sopra di ogni misura al mio rango autentico, all’infimo rango che non so quale idea-ambizione mi aveva fatto disertare.
Annientato nell’altezza, nella stima.
Perduto in un luogo lontano (o magari no), senza nome, senza identità.

CLOWN, per abbattere nello scherno, nello sghignazzo, nel grottesco, il senso che contro ogni luce mi ero fatto della mia importanza.
Mi tufferò.
Senza borsa, nell’infinito-spirito-sottostante a tutti
aperto io stesso a una nuova e incredibile rugiada
a furia d’essere nullo
e raso…
e risibile…