mercoledì 31 ottobre 2012

Spleen


Di solito il termine “spleen” lo associamo subito a Baudelaire e invece no, oggi a parlarci di “spleen” sarà il poeta spagnolo Federico García Lorca.
Ho approfittato, qualche giorno fa, dell’uscita in edicola di un volume di poesie inedite e giovanili (risalenti agli anni 1917-1919) di Federico. Due euro e novanta per un volume di poesie di Lorca è SEMPRE un affare.
Terrò d’occhio le uscite di questi classici della poesia perché i Meridiani sono sempre edizioni coi controcoglioni.
Ora do la parola al Poeta e nel frattempo continuerò a leggere queste juvenilia e chissà che non trovi qualche altra bella poesia da condividere.
Ciao ciao.
Dentro il cuore tardivo
C’è una cavità viola.
Unica.
Impossibile…
È d’amore intangibile.
Eco di vita gelata.
Una cosa che se ne va per sempre.
Dove andrà?
Nessuno saprà mai
Quale cammino sereno o intricato
Lo spirito buono prenderà…
Splendori! Amori…!
Ma mai potremo piangere
Questo male che è di luna nascosta,
Questo male che è di grigio autunnale.

domenica 28 ottobre 2012

L'Anticristo siede su un divano bianco e piange anche dai capezzoli


Ma che bella vita fanno Martin Luther Pompa e Mr. Sticazzi. Mentre il Paese va a rotoli ed è gestito dal fascismo finanziario, loro si divertono con le primarie.
Oggi però è domenica e non voglio incazzarmi.
Che già stamattina mi sono girate. Ho dovuto accompagnare il Grave al centro commerciale e il centro commerciale è un luogo che mi disgusta. Troppa folla e troppa economia.
Cito un attimo Marx e domani prometto un post marxiano serio:
L'infelicità della società è lo scopo dell'economia politica.
Per quanto riguarda il resto stavo pensando che ci sono due modi principali di operare col pensiero. Perché col pensiero “si fa”, o forse voi state ancora all’acqua santa pensando che col pensiero si pensi?
Dicevo.
O partite dall’essere per arrivare al non essere, o partite dal non essere per svelare l’essere.
In pratica: o partite dall’esistente, dal dato certo, per far vedere ciò che in esso è nascosto; o partite dal retro del palcoscenico e portate in scena il fantasma che si celava dietro il sipario.
Fateci caso. Ogni autore scrive sul non essere di un altro autore per dire il suo essere, o scrive sull’essere per mostrare il non essere di un altro autore.
Poi bisognerebbe pure pensare un attimo a forma e contenuto.
Cioè a noi piace la forma e trascuriamo il contenuto o il contenuto è ciò che ci preme di più e affanculo la forma?
E i grandi del pensiero sono quelli che riescono a dare una bella forma a un grande contenuto? Dostoevskij, per esempio, è grande proprio per questa fusione che lui sa rendere in maniera magistrale? E i poeti? Non hanno una forma così concisa e splendida che reca in sé un grandissimo contenuto? Ora, però, mentre il contenuto mi pare abbia una parentela stretta col senso e col significato, a chi dobbiamo affratellare la forma? E quelli che non hanno né forma né conenuto, ma solo albe in cui tutto svanisce mentre era proprio lì a portata di mano?
Se l’importante è il contenuto, perché anche la forma? Esiste la forma dell’invisibile? Esiste la formosità? Certo che esiste, Valeria Marini ai bei tempi, per esempio. Anche se poi in realtà Valeria in quanto a contenuti, vabbè.
Che poi in realtà se l’essere è, perché è, anche il non essere è perché, appunto, è non essere. Cioè esiste in quanto negativo. L’esistenza del negativo. Platone era ossessionato dal negativo perché una volta scoperte le Idee rimane un problema: se l’Idea è il “perfetto” com’è possibile la scaturigine dell’imperfetto? Esiste, allora, l’Idea di ogni imperfezione. Per esempio esiste la merda perché evidentemente esiste la “Merda”. Allo stesso modo, ipotizzata l’Idea dell’Idea, cioè l’Idea più perfetta e ideale possibile che potremmo chiamare Dio, dovrebbe esistere anche l’Idea della Non Idea, cioè l’idea più imperfetta possibile, l’Anti-Idea. Come la potremmo chiamare? Barbara D’Urso? Sì, possibile. Collegato a questo c’è il problema di Cioran, cioè il Dio buono, impotente e disinteressato e il Dio cattivo, potente e dispettoso. Secondo lui il Dio buono si fa le pippe beatamente, mentre il Funesto Demiurgo pensa a noi 24 ore su 24. Uno se ne fotte, l’altro opera incessantemente. È così che si diventa buddisti, presumo.
Chiudo con un piccolo diverbio su Cechov.
Una signorina diceva: “Questa farsa che poi in realtà è un dramma…”
No, non è così; è: “Questo dramma che poi in realtà è una farsa”.

Saluti.

sabato 27 ottobre 2012

Una poesia degna di Michelangelo


Nel bellissimo film Al lupo al lupo di Carlo Verdone, c'è una poesia meravigliosa.
Non sono riuscito a reperire l'autore quindi presumo sia uno scritto originale di Verdone.
Ovviamente chi ne sapesse qualcosa in più può benissimo commentare.
La posto perché come tutte le cose belle, merita di stare nel blog.
Mi sembra veramente una poesia degna di Michelangelo e meriterebbe di campeggiare in tutti gli atelier degli scultori del mondo.

Vorrei poter un giorno
morire senza morte
sotto le cascate bianche
che vita infusero alle mie mani
per visi e corpi e forme alate
che non amerò più.


giovedì 25 ottobre 2012

Ma vaffanculo a te, alle stronzate che dici, a chi ti crede e chi ti ha votato

(il titolo rappresenta l'unico commento possibile alla nota di Silvio Berlusconi)

“Per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività.

Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 ad oggi.

Lo faranno con un’investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi.

Siamo stati chiamati spregiativamente populisti e antipolitici della prima ora. Siamo stati in effetti sostenitori di un’idea di alternanza alla guida dello Stato sostenuta dal voto popolare conquistato con la persuasione che crea consenso. Abbiamo costruito un’Italia in cui non si regna per virtù lobbistica e mediatica o per aver vinto un concorso in magistratura o nella pubblica amministrazione. Questa riforma ‘populista’ è la più importante nella storia dei centocinquant’anni dell’unità del Paese, ci ha fatto uscire da uno stato di sudditanza alla politica dei partiti e delle nomenclature immutabili e ha creato le premesse per una nuova fiducia nella Repubblica”.

Sono personalmente fiero e cosciente dei limiti della mia opera e dell’opera collettiva che abbiamo intrapreso, per avere realizzato la riforma delle riforme rendendo viva, palpitante ed emozionante la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini. Questo non poteva che avere un prezzo, la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia. Ma da questa sindrome infine rivelatasi paralizzante siamo infine usciti con la scelta responsabile, fatta giusto un anno fa con molta sofferenza ma con altrettanta consapevolezza, di affidare la guida provvisoria del paese, in attesa delle elezioni politiche, al senatore e tecnico Mario Monti, espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe.

Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori, alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale è stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti l’Italia si è messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea.

Il nostro futuro è in una Unione più solida e interdipendente, in un libero mercato e in un libero commercio illuminato da regole comuni che vanno al di là dei confini nazionali, in una riaffermazione di sovranità che è tutt’uno con la sua ordinata condivisione secondo regole di parità e di equità fra nazioni e popoli. Tutto questo non può essere disperso. La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva”.

martedì 23 ottobre 2012

Pensieri degli ultimi sei giorni


Penso che se la mattina in tv ti piazzano Paolo Trombin che legge notizie di borsa vuol dire che qualcosa in questo mondo è andato storto, ma storto sul serio.
L'aeroporto. Ci avete fatto caso? Telecamere, forze dell'ordine, metal detector, raggi x per i bagagli...cioè l'aeroporto è un posto tarato su gentaglia come trafficanti e terroristi. Tarato sulla merda. E tutto il mondo è fatto così. Le porte blindate, per esempio.
Noi viviamo condizionati dalla merda, altro che chiacchiere.
Cammino per la strada e vedo i mendicanti. Il nostro sistema (la vita umana) prevede i mendicanti. Chi sono? Perché sono ridotti così? E, soprattutto, quando passiamo e non gli diamo nulla "facendo finta di non vederli", ci alleniamo all'indifferenza?
"Bisogna guadagnarsi da vivere", non è un'espressione folle? La vita è gratuita, vivere dovrebbe essere la cosa più naturale di questo mondo. Perché bisogna guadagnarselo? Che significa? Guadagnarsi la vita perché, come, a spese di chi?
"Gli specchi e la copula sono cose abominevoli perché moltiplicano gli uomini".
Epicuro e Voltaire sono due teorici del "giardino". Studiare affinità e differenze.

I pensieri sono sei e non sette, perché il settimo giorno mi sono masturbato e non ho avuto né voglia né tempo per pensare.

mercoledì 17 ottobre 2012

Come fa a non arraparti (dal punto di vista filmico)un dialogo come questo?


I film della saga di Rocky sono un eccitamento continuo. Gli incontri, le colonne sonore (Eye of the tiger, No easy way out!!), gli allenamenti, le vittorie le sconfitte e le rivincite, le flessioni con una mano sola (che ho cercato per anni di imitare), una grande storia d'amore e l'amicizia con Mickey e soprattutto Apollo. Tuttavia, Rocky non è solo cazzotti e sangue, ma anche grandissimi dialoghi; degni di Shakespeare. Posto questa perla tratta da Rocky IV.

Stai bene?
Sì, benissimo.
Perché l’hai fatto?
Io faccio quello che devo fare.
Tu non devi fare niente.
No, Adrian, io devo farlo. E devo anche andarmene da questo posto.
E dove hai intenzione di andare?
Hanno detto che mi permetteranno di allenarmi in Russia e io voglio andare in un posto dove… dove potrò pensare soltanto a Drago.
Rocky, prenditi un po’ di tempo, non farlo! C’è tanta gente che soffre in silenzio.
Adrian, quella gente non ha scelta, io sì.
E per questo, sei disposto a perdere tutto?
Ma questo non è tutto. Questa casa, le macchine e tutte le cose che abbiamo non sono tutto. Ci sono cose più importanti.
Prima c’erano delle ragioni per combattere che potevo capire, ma questa non la capisco. Anche se vincerai cosa avrai vinto? Apollo non resusciterà. Perché non cerchi di convincerti e non cambi idea, tutti lo fanno!
Perché sono un pugile! È così che sono fatto, Adrian. È quest’uomo che tu hai sposato; non possiamo cambiare quello che siamo.
Sì, tu puoi.
Non si può cambiare niente, Adrian. Dobbiamo solo continuare ad essere noi stessi.
Certo, ma non fino a questo punto. Hai letto che c’è scritto sui giornali, lo sai cosa dicono tutti? Che è un suicidio! Lo hai visto, lo sai quanto è forte. Non riuscirai a vincere!!
Adrian... sì, lo so, è forte. No, forse non vincerò. Forse l’unica cosa che potrò fare sarà quella di rendergli la vita difficile. Ma per battere me, dovrà riuscire a uccidermi e per uccidermi dovrà avere il fegato di stare di fronte a me. E per fare questo, dovrà essere pronto a morire anche lui. E io non so se sia disposto a farlo. Non lo so… non lo so…

martedì 16 ottobre 2012

Wittgenstein e la musica Classica (pensieri sparsi 3)

(Josef Labor, 1842-1924, compositore e organista boemo; operò a Vienna dal 1868. Conoscente della famiglia Wittgenstein)

La musica di Bruckner non ha più nulla del volto lungo e magro (nordico?) di Nestroy, Grillparzer, Haydn, ecc., ha invece un volto assolutamente rotondo, pieno (alpino?), di un tipo ancora più puro di quello di Schubert.
Struttura e sentimento nella musica. I sentimenti accompagnano la comprensione di un brano musicale così come accompagnano gli eventi della vita.
Labor, quando scrive della buona musica, è assolutamente non romantico. È questo un indizio molto singolare e significativo.
Il pensiero ormai è fiaccato e non si può più usare.
(Un’osservazione simile l’ho sentita una volta da Labor, che si riferiva ai pensieri musicali). Come la carta argentata che, una volta spiegazzata, non può più tornare perfettamente liscia. Quasi tutti i miei pensieri sono un po’ spiegazzati.
Not funk but funk conquered is what is worthy of admiration and makes life worth having been lived.
“Non la paura, ma la paura padroneggiata merita ammirazione e rende la vita degna di essere stata vissuta”.
Il coraggio, non la maestria; nemmeno l’ispirazione è il granello di senape che cresce fino a diventare un grande albero. Quanto è il coraggio, tanto è il legame con la vita e la morte. (Pensavo alla musica per organo di Labor e Mendelssohn). Ma non basta scorgere la mancanza di coraggio in un altro per trovare il coraggio per se stessi.
Pensa a quel che si diceva a proposito del modo di suonare di Labor: “Labor parla”. Strano! Che cosa, in quel modo di suonare, ricordava a tal punto il parlare? Ed è proprio strano che la somiglianza col parlare non sia per noi qualcosa di accessorio, ma anzi una cosa grande e importante! – la musica, o almeno, sicuramente, una certa musica, vorremmo chiamarla un linguaggio; ma una certa altra musica senz’altro no. (Non che così si debba dare necessariamente un giudizio di valore!).
Nella grande arte c’è sempre un animale SELVAGGIO: addomesticato. In Mendelssohn, ad esempio, no. La grande arte ha sempre come basso continuo gli istinti primitivi dell’uomo. Essi non costituiscono la melodia (come forse in Wagner), ma ciò che dà alla melodia la sua profondità e la sua forza.
In questo senso si può dire di Mendelssohn che è un artista “riproduttivo”.
Nello stesso senso: la casa che ho costruito per mia sorella Gretl è il prodotto di un orecchio certamente molto fine, di buone maniere, l’espressione di una grande comprensione (per una civiltà, ecc.). Manca tuttavia la vita primordiale, la vita selvaggia che vorrebbe trovare uno sfogo. Si potrebbe anche dire, quindi, che manca la salute (Kierkegaard). (Pianta di serra).
Per essere un buon maestro non basta ottenere dei risultati buoni, o addirittura sorprendenti, durante l’insegnamento. Perché è possibile che un maestro elevi i suoi scolari ad un’altezza per loro innaturale quando essi si trovano sotto il suo influsso diretto, ma non sia capace di guidare il loro sviluppo portandolo sino a quell’altezza; così che essi precipitano appena il maestro abbandona l’aula. Questo vale forse per me; ci ho pensato. (Le esecuzioni didattiche di Mahler erano splendide quando dirigeva lui; ma l’orchestra sembrava crollare appena lui stesso smetteva di dirigerla).
La tragedia consiste in questo: che l’albero non si piega ma si spezza. La tragedia è qualcosa di non ebraico. Mendelssohn è probabilmente il meno tragico di tutti i compositori.
Mendelssohn non è una vetta, bensì un altopiano.
Il suo tratto inglese.
Mendelssohn è come un uomo che può essere allegro solo se tutto è comunque allegro, o come un uomo che può essere buono solo se tutti sono buoni attorno a lui; non è certo come un albero che sta fermo dov’è, qualsiasi cosa gli succeda intorno. Io gli assomiglio e tendo a essere come lui.
Mi domando spesso se il mio ideale di civiltà sia nuovo, cioè attuale, o se esso non risalga all’epoca di Schumann. Quanto meno mi sembra una prosecuzione di quell’ideale, ma non la prosecuzione che esso ha di fatto avuto a quell’epoca. Dunque escludendo la seconda metà del secolo XIX. Devo dire che questo è avvenuto per puro istinto, e non come risultato di una riflessione.
La musica di Mendelssohn, quando è riuscita, è fatta di arabeschi musicali. Per questo ci risulta penosa in lui ogni mancanza di rigore.
Schubert è irreligioso e melanconico.
Si può dire, delle melodie di Schubert, che sono piene di pointes, il che non si può dire delle melodie di Mozart; Schubert è barocco. Si possono indicare certe parti di una melodia di Schubert e dire: vedi, l’arguzia di questa melodia sta qui, qui il pensiero si affila.
Si può applicare alle melodie di diversi compositori quel principio dell’osservazione secondo cui ogni tipo di albero è “albero” in un senso diverso. Ossia: non lasciarti fuorviare dal fatto che qualcuno sostiene che tutte queste sono melodie. Sono stadi in un cammino che conduce da qualcosa che tu non chiameresti melodia verso qualcosa d’altro che parimenti non chiameresti melodia. Osservando solo la successione dei suoni e i passaggi di tonalità, tutte queste forme appaiono senz’altro coordinate. Se però guardi il contesto in cui si trovano (cioè il loro significato), allora sarai portato a dire: qui la melodia è qualcosa di completamente diverso che là (qui ha un’altra origine, un altro ruolo, ecc.).
Per un compositore il contrappunto potrebbe rappresentare un problema straordinariamente difficile. E cioè questo: in quale rapporto devo pormi col contrappunto, io, con le mie inclinazioni? Può darsi che egli abbia trovato un rapporto convenzionale pur rendendosi conto che non è il suo rapporto, che non è chiaro quale significato il contrappunto debba avere per lui. (Pensavo a Schubert, e al fatto che alla fine della sua vita egli desiderava ancora prendere lezioni di contrappunto. Voglio dire che forse il suo scopo non era quello di saperne di più, ma piuttosto di scoprire quale fosse il suo rapporto con il contrappunto).
I motivi di Wagner si potrebbero definire frasi musicali in prosa. Così come c’è una “prosa rimata”, questi motivi possono certo essere collegati in una forma melodica, ma non danno luogo a una melodia.
Anche il dramma wagneriano non è un dramma, ma un giustapporsi di situazioni che sono come disposte su un filo il quale, a sua volta, è solo filato con accortezza ma non, come i motivi e le situazioni, ispirato.
È forse una brama insoddisfatta a far impazzire un uomo? (Pensavo a Schumann, ma anche a me).
Genio è ciò che ci fa dimenticare il talento del maestro.
Genio è ciò che ci fa dimenticare l’abilità.
Dove il genio è sottile, può traspirare l’abilità. (Preludio dei Maestri Cantori di Wagner).
Genio è ciò che ci impedisce di vedere il talento del maestro.
Solo dove il genio è sottile, si può vedere il talento.

lunedì 15 ottobre 2012

Cosa è NABIS?

(Paul Sérusier, Il Talismano (o Il bosco d'amore) 1888)

Potrebbe capitarvi di andare a cena da un’amica conosciuta da poco e, mentre vi guardate in giro per la casa, fissare incuriositi e ammirati una lampada. “Ti piace?” vi chiederebbe l’amica, “è una lampada Nabis”.
Nabis? Che minchia è?” Vi chiedereste fra voi con la paura di fare la figura degli ignoranti.
Vediamolo brevemente insieme.

Il nome ebraico Nabis (che significa “profeti”, “illuminati”) fu dato dal pittore Paul Sérusier ad un gruppo di artisti che si proclamavano allievi di Gauguin e che organizzarono un gruppo di mostre fra il 1891 e il 1899. Sérusier, che aveva frequentato Gauguin a Pont-Aven realizzandovi nel 1888 un’opera intitolata Il Talismano, fu insieme a Maurice Denis uno dei principali animatori e teorici del gruppo.
Presto si unirono al gruppo dei Nabis anche Pierre Bonnard, Èdouard Vuillard, Felix Vallotton, Paul Ranson, nel cui atelier – detto le temple – avevano l’abitudine di riunirsi insieme allo scultore Aristide Maillol, che, influenzato da Gauguin, era arrivato a costruire solide figure femminili, che traducevano una concezione quasi architettonica della forma plastica.
(Aristide Maillol, Il Mediterraneo, 1902-1905)

I Nabis si posero a metà strada fra il Postimpressionismo e il Simbolismo. Molti di loro si erano conosciuti presso l’Accademia Julian; alcuni, come Bonnard, Vuillard, Vallotton, collaborarono alla “Revue Blanche”, fondata dai fratelli Natanson e destinata a diventare il principale organo del Decadentismo letterario francese. Alcuni come Denis, hanno avuto forti interessi religiosi; del resto, lo stesso nome Nabis alludeva alla “seconda vista” dei mistici romantici. Praticarono anche le arti applicate: manifesti, vetrate, carte da gioco, francobolli, paraventi, arazzi, arrivando a rinnovare perfino la scenografia, grazie ai rapporti con il fondatore del Teatro dell’Opera, Lugné-Poe.
(Félix Vallotton, Il pallone. Angolo di parco con una bambina che gioca a pallone 1899)

La loro formula pittorica, basata su colori piatti e per lo più arbitrari, sulla presenza forte della linea in funzione sia costruttiva che decorativa, attraverso uno studiato sistema di arabeschi, sulla ricerca di effetti suggestivi attraverso la semplificazione e la deformazione, li pone all’origine di quella complessa trasformazione dell’opera d’arte che comincia ad acquistare un valore in sé, rinunciando alla funzione di quadro-finestra; un processo che condurrà all’Art Nouveau da un lato e all’arte astratta dall’altro.
(Maurice Denis, Le Muse 1893)

A questo proposito risulta quanto mai significativa una famosa frase di Maurice Denis che documenta la grande attenzione rivolta “al linguaggio pittorico in termini di valori di superficie”:
“Un quadro – prima di essere un cavallo di battaglia, una donna nuda, o un qualunque aneddoto – è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori accostati in un certo ordine”.
Con l’inizio del Novecento il gruppo si disperse.

domenica 14 ottobre 2012

Buongiorno signora, sono il Limite! E io sono la Deroga! Cazzarola, ci manca solo la Barricata!


Stando a quanto asseriscono i gregoriani oggi è domenica e secondo me la domenica o non si scrive sul blog (e infatti spesso me la piglio di festa) o si scrivono cose allegre.
Io la vedo così: la domenica dev’essere un giorno gaio, leggero, sereno e ognuno deve raggiungere questa piccola felicità come può o come gli garba. I vecchi hanno la messa, i pallonari hanno la partita, i castrati i pranzi domenicali dalla suocera, i più belli fanno una passeggiata nel verde, ecc.
Fatta la premessa facciamoci due risate con Livia Turco.
Su il Fatto Quotidiano di venerdì 12 ottobre c’è un’intervista a Livia.
L’inizio è ottimo perché l’onorevole Turco dopo ben 7 mandati si dice pronta a lasciare la politica attiva. Bene, benissimo. Un passo indietro così raro in Italia dove la poltrona non si molla manco se ti hanno fotografato al parco con Totò Riina mentre sodomizzavate insieme un povero barboncino nano di tre anni.
Poi arriva la parte divertente.
A un certo punto leggo che lo statuto del PD prevede che dopo 3 mandati non ci si possa ricandidare, sempre, presumo, per favorire il ricambio generazionale ed evitare che il partito diventi un’azienda privata in mano ai soliti vecchi tromboni.
Però, attenzione, a questo limite c’è la deroga.
Cioè, c’è il limite delle 3 candidature ma con la deroga puoi tranquillamente ricandidarti anche se di candidature ne hai per esempio 5.
E quindi a che serve il limite, l’asticella? A niente. È ovvio. La solita regola italiana che prevede anche l’aggiramento della regola stessa. Genialità allo stato puro.
Lo show di Livia continua.
Dopo aver promesso il ritiro, dichiara che si ritirerà se anche gli altri faranno lo stesso.
Sì, cioè si ritira se la Bindi che ha 5 candidature, Veltroni che ne ha 6 (per fare due esempi), si ritirano.
E se questi non si ritirano? E allora rimane Livia, rimane Rosy, rimane Walter e tutto è bene quel che finisce bene.
Non è fantastico? Non è divertentissimo?
Dai, ora chiudiamo col botto. Questo pensiero renderà lieta la mia domenica.
Livia si dichiara d’accordo con la deroga e giura di essere pronta a fare le BARRICATE perché la deroga sia applicata a D’Alema che così potrà ricandidarsi per l’ottava volta.
HAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAH
Non è incredibile che al mondo possa esistere una persona capace di avere un pensiero del genere?
Cioè riuscite a immaginare una che scende in piazza per fare le BARRICATE per permettere al grande statista D’Alema di starci tra i coglioni per sempre?
Cioè questi del PD non fanno le barricate per le porcate di Monti e le fanno per D’Alema. Grandissimi.
Grazie del buonumore Livia, ti auguro buone barricate.

venerdì 12 ottobre 2012

Missione Colluttorio


Innanzitutto sono stato nominato Uditore Reale del Collegio di 'Patafisica.
E scusate se è poco.
Dal punto di vista della giornata e delle energie, io vivo fino in fondo la prima e consumo fino in fondo le seconde.
Non vado mai a letto perché sono stanco o perché si è fatto tardi. Io non vado a dormire, io crollo direttamente. Ecco perché dormo sul divano, ecco perché io dormo vestito. Dormo sempre con la luce accesa non perché ho paura dei mostri e del buio, ma perché non faccio in tempo a spegnerla. Non ne ho la forza.
Mi consumo fino all'ultimo su un libro, studiando gli scacchi, ammirando i quadri dei miei pittori preferiti.
Anche ieri sera è andata così. Stavo esaminando alcune varianti della Partita Spagnola, quando sono crollato. Che ora era? E bò!
Comunque di sicuro mi sono svegliato alle 5. Ho spento la luce, riposto fogli e scacchiera e sono andato in bagno.
Poi sono uscito fuori al balcone e ho respirato a pieni polmoni. Quando sono rientrato mi sono accorto di due cose: 1) non avevo buttato la spazzatura; 2) ero rimasto senza le sigarette.
Mi sono sciacquato la faccia, mi sono lavato i denti, ho infilato le scarpe e sono sceso in strada. (ah, i vantaggi di dormire vestito!)
Ho gettato i sacchetti nel cassonetto differenziato e son rimasto col busillis: come compro le sigarette con sta cazzo di 50 euro? chi me li cambia sti soldi che sta tutto chiuso e non si vede anima viva? Mumble mumble mumble...la farmacia notturna!
Mi sono incamminato verso l'enorme farmacia del corso che è grande come quattro ipermercati. Ho bussato al citofono ed è venuta una farmacista giovane morta di sonno.
"Scusi, dovrei prendere un colluttorio..."
AHAHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHHAHAAHHAHAHAHAHAAHHAHAHAHAHAHAHAAHHAHAAHAHHA
Dovevate vedere la faccia che ha fatto!!!
"Ma vedi sto stronzo che alle 5 e 30 di mattina viene in farmacia per un colluttorio!", deve aver pensato.
Non le ho dato il tempo di replicare, ho aggiunto che tenevo la gengiva gonfia (portandomi la mano destra alla guancia) e mi serviva proprio il colluttorio.
Cambiata la 50, ho preso le sigarette al distributore e sono andato al bar che nel frattempo aveva aperto.
Ho speso 2 euro e 80 per un caffè, un latte freddo e un cornetto a cioccolato e poi fumando me ne son tornato a casa ammirando l'alba che avvolgeva col suo abbraccio di madreperla il mio amato mare.

mercoledì 10 ottobre 2012

Il ritorno dello scacchista


Sono ritornato ad uno dei miei grandi amori: gli SCACCHI.
Erano due anni, forse più, che non giocavo e da un mese ho ripreso giocando on line su un sito americano molto ben fatto e ben frequentato.
Ho tagliato il traguardo delle 50 partite ed il bilancio è quasi buono. Ho ottenuto il 52% dei punti con 24 vittorie 22 sconfitte e 4 pareggi. Diciamo che non mi riterrò soddisfatto finché non raggiungerò il 60% dei punti. Se poi dovessi raggiungere la "quota Fischer" e cioè il 70% e allora sì, che sarei felice.
La lunga pausa dal gioco è stata causata dal grande sforzo che feci per raggiungere i 1200 punti Elo.
Ricordo che all'iscrizione assegnavano 1000 punti Elo che però erano virtuali, nel senso che poi giocando dovevi dimostrare il tuo reale valore.
Io non avevo mai giocato contro un giocatore "vero", solo imparato come si muovevano i pezzi e visto qualche partita di Bobby Fischer.
Sprofondai fino a 719 punti Elo, un disastro.
Decisi di darmi da fare, volevo raggiungere la quota di 1200 punti Elo che fa di te non più un giocatore non classificato e sfigato, ma un decente giocatore da circolo.
E così, mese dopo mese, partita dopo partita, lottando e studiando arrivai a 1201.
Sfinito, estasiato e appagato, mollai gli scacchi perché mi stavano prendendo davvero troppo tempo.
Ora son ritornato, perché gli scacchi mi piacciono troppo, mi possiedono, ne vado davvero matto.
Stavolta, con i nuovi conteggi Elo, son partito da 1440 e ora sono a 1640. In pratica ho conquistato 200 punti Elo in un mese invece che in due anni.
Bene così.
Ho scritto il primo post sugli scacchi, spero in futuro di scriverne ancora magari con qualche cosa di tecnico e non autobiografico.

martedì 9 ottobre 2012

Sulla nascita


Io sono nato Dreamer
Io sono nato Geist
Io sono nato Mens
Io sono nato Intelletto
Io sono nato Nous
Io sono nato Filei to Sophon
Io sono nato Poesia
Io sono nato Idealista
Io sono nato Anarchico
Io sono nato Ésprit de finesse
Io sono nato Notte
Io sono nato Dichtung und Wahrheit
Io sono nato Vino
Io sono nato Speculatio speculationis
Io sono nato Libero
Io sono nato Riflessione
Io sono nato Fiori
Io sono nato Dialeghestai
Io sono nato Stelle
Io sono nato Indicibile
Io sono nato Literature
Io sono nato Disinteressato
Io sono nato Spirito
Io sono nato Pensiero
Io sono nato Appartato
Io sono nato senza i vostri pazzi bisogni, senza le vostre pazze idee, senza miserie né ego da accontentare.
Io sono nato fuori mercato: né utilizzabile né sfruttabile.
Io non servo, non posso essere usato né impiegato.
Io sono nato individuo. Non specie.

domenica 7 ottobre 2012

Renzi e Bersani (dopo disinfetto il blog)


Renzi scusami, ma mi stai proprio sul cazzo. Chiedo scusa perché in effetti non ti conosco personalmente e non conosco bene la tua “azione” politica. È semplicemente una sensazione, una cosa a pelle. Sei un personaggio pubblico, accetta che mi stai sul cazzo così come io ammetto di non avere motivi fondati (se non un’antipatia istintiva) per dire che mi stai sul cazzo.
Voglio pure dire che voi politicanti avete rotto i coglioni con le primarie, la legge elettorale e il decreto anti corruzione. Che squallido, miserevole e stupido è il panorama politico italiano. Che livello infimo e squallido.
Bersani, pure tu mi stai sul cazzo. La tua “azione” politica la conosco meglio. So quanto fate schifo e so le leggi di merda che tu e il PD avete votato. So pure che voi siete come il PDL, stesso sistema stessa merda. La cosa che mi dà più fastidio, però, è un’altra. La spiego in breve.
A novembre il magagnone piduista viene cacciato a calci nel culo per indegnità. Certo, sarebbe stato meglio che lo avesse cacciato il popolo con le elezioni o l’opposizione con una dura e costante lotta politica, ma fa niente. In fondo, per come lo hanno deposto, è ancora più umiliante per il pagliaccio nano col cerone.
Dicevo, a novembre cacciano quello che si teneva in casa per anni un mafioso. Subentra quello che viene chiamato un “governo tecnico”. Cioè in pratica mandano il tipo della Goldman Sachs a prendere i soldi dalle tasche dei cittadini per darli alle banche. Bene, anzi male, ma è così.
Ora, se il PD fosse un partito vero e di sinistra composto da politici seri, cosa sarebbe successo?
Sarebbe successo che, siccome il PD e tutti quelli che ne fanno parte, seguono costantemente le vicende italiane ed europee, lavorano tutti i giorni per capire come agire bene politicamente, ecc. Monti sarebbe durato pochissimo, giusto il tempo per preparare nuove elezioni. Avrebbero dato a Monti una fiducia a tempo, imponendo da subito la strada alle elezioni. Elezioni che, a voler essere buoni, dovevano tenersi a maggio.
Siamo a ottobre e sti stronzi, mentre Monti e gli altri professori di questa nerchia fanno macelleria sociale al servizio della BCE, si occupano delle primarie. Ma pensa te, ma andate a cacare voi e le primarie.
Vedi, caro Bersani, io ho capito una cosa.
Tu non hai nessuna voglia di governare. Non hai nessuna idea su che cazzo fare. A te piace stare all’opposizione. Bella vita, soldi, nessuna responsabilità e, quando le cose vanno di merda, puoi pure fare il figo a criticare e a dire che tu avresti fatto diversamente e meglio. E chi può darti torto? Non esiste la controprova, no?
In vita mia avrò votato due volte PD, ma SOLO perché era un voto in funzione antiberlusconiana.
Adesso, sperando che il tempo faccia il suo dovere con l’ultrasettantenne di Arcore, basta. Mi sono rotto le palle, non vi voterò più. (e già votarvi mi faceva schifo)
Dovesse mister Lifting coi tacchi pure campare cento anni, voterò altro.

venerdì 5 ottobre 2012

Il commento più stupido della storia


Ecco l'occasione di mostrare empiricamente un caso di stupidità clamorosa.
Oppure, se volessimo usare un'altra espressione, il GRAZIE AL CAZZO più grande della storia dell'uomo.
Prendiamo un libro, un romanzo qualunque. Diciamo Il giunco mormorante della Berberova.
Scriviamo un commento a questo romanzo. Un commento normale, non molto lungo. Quello che ci è piaciuto, i personaggi, la storia e considerazioni varie.
E ora, ecco lo show: un tipo che a questo commento risponde: "sì, ma c'è anche altro".
E GRAZIE AL CAZZO! ahahahahahahahahahahahahah!
Ma come si fa a essere così idioti? Qualsiasi libro si presta a infiniti commenti, nessuno può scrivere tutto, esaurire l'intero complesso di possibilità ermeneutiche. L'interpretazione è virtualmente infinita, ci sarà SEMPRE "molto altro" da dire.
O si commenta a sua volta, o si pongono domande e chiarimenti sul commento letto. Non puoi scrivere "sì, ma c'è molto altro", dai.
Ok, condiviso con voi questo enorme e divertente GRAZIE AL CAZZO, vediamo i programmi e le idee di questo weekend. (mi fanno troppo ridere i GRAZIE AL CAZZO, dovevo parlarne)
Allora, come letture devo completare la rilettura di Gente di Dublino di Joyce e Amore di Inoue Yasushi, leggere La vita agra di Bianciardi e dare un'occhiata allo Spinoza di Giuseppe Rensi.
Come musica voglio scoprire il trombettista Nini Rosso e ascoltare il celebre Il silenzio.
Come arte, c'è quella carta da pacchi marrone chiaro che mi aspetta da un po' e di cui dovrò riparlare (si tratta soprattutto di un discorso sulla libertà).
Come pensieri dominanti mi dedicherò a stare lontano dai piagnoni perché il piagnisteo spegne i neuroni, stare vicino a chi continua a lagnarsi non fa bene al cervello: 30 minuti di ascolto di lamentele spengono, per così dire, i neuroni dell'ippocampo, l'area cerebrale coinvolta nella soluzione dei problemi. L'unica strategia di sopravvivenza è quella di allontanarsi in fretta da chi trova tutto negativo e ti ammorba i coglioni.
Infine, dedicherò il tempo che mi resta a sperare nella subitanea morte di mio padre perché è un gran pezzo di merda.
Alla prossima.

giovedì 4 ottobre 2012

Oggi ho urlato GRANDE ALBANIA!


Era verso l’ora di pranzo e me ne stavo sul divano a giocare a lotta greco romana con la mia bellissima e scatenata nipotina di nove mesi, la dolce e gioiosa Raffaellina.
Avevo finito di pranzare da poco e la tv era sintonizzata su Rai Storia.
A un certo punto capisco, tra una giravolta e una risata, che stanno parlando degli avvenimenti più importanti avvenuti nel mondo il 4 ottobre.
Il lancio dello Sputnik, l'inaugurazione dell’autostrada del Sole, ecc.
A un certo punto parlano del discorso che papa Paolo VI tenne all’Onu il 4 ottobre del 1965. Le solite puttanate sulla pace, i soliti tromboni farabutti imbroglioni delinquenti in doppiopetto e livrea a scambiarsi scemenze e a non concludere un cazzo. Insomma, il solito circo ipocrita costoso e inconcludente. Tra parentesi il discorso del pontefice sulla pace non fu udito perché le bombe americane in Vietnam facevano un casino della madonna.
Stavo per cambiare canale quando finalmente la voce dice qualcosa di interessante.
In pratica quel giorno all’ONU c’erano i rappresentanti di tutti i paesi del mondo tranne l’Albania che si era proclamato primo paese ateo del mondo.
Grande Albania! chiederò la cittadinanza fosse anche una cittadinanza simbolica.

martedì 2 ottobre 2012

non rompete i coglioni all'Autunno

[dal grande Snack; s'i gruoss' guagliò!]

Visto che vedo parecchia gente che si lamenta dell'autunno, così come si lamenta dell'inverno (che freddo!), della primavera (le allergie) e dell'estate (che caldo!), posto questo piccolo pezzo per dimostrare l'importanza e la bellezza dell'autunno.

A parte alcuni romantici a cui piacciono le foglie morte, le sere d’ottobre, la pioggia, il tramonto nel parco col vento, comm’ è bell’ Pariggi… Generalmente l’autunno non è una stagione amata; è avvertita con una certa malinconia, l'uggiosità ci attanaglia... Ma questo è il tempo dell’uva matura! e della vendemmia! e il nostro Paese ama vendemmiare e s’ fa e’sord’ vendemmiando.
A te che piace la castagna, questa è la stagione della castagna, del melograno, rò cachiss’ eh?
Pare che la natura vada a riposare, ma in realtà il paesaggio si rilassa, perde i pezzi e perde il verde tutto per rinascere. Fa parte del ciclo.
Anche tu ti spogli, ti rilassi, ti riposi, ti risvegli, fiorisci, poi godi e poi vai di nuovo a riposare… ma perché “malinconico autunno”?; l’autunno è cambiamento. Per noi tutto comincia in autunno, pronti per partire su tutti i fronti.
Tu sì tu cà nun stai bbuon, o vvai truvann all’autunn? L’autunno fa l’autunno, eh.