lunedì 30 maggio 2011

Show elettorale

Ritengo sia ingiusto privare, chi non ha la fortuna di avermi su Facebook, del mio show elettorale di oggi pomeriggio gli sconosciuti che passassero da queste parti. Posto le peggiori che ho scritto man mano che arrivavano i responsi dei ballottaggi.

E' in momenti come questi che mi chiedo che fine abbiano fatto i Jalisse.
Il primo problema che de/De Magistris dovrà risolvere è se la d del suo cognome è maiuscola o minuscola.
Ora spero che Pisapia non ci deluda. Voglio una zingaropoli coi controcazzi.
Un comunista sindaco. Un magistato sindaco. Ora se Vendola diventasse presidente del consiglio vorrà dire che i maya avevano ragione.
Flash d'agenzia. Stasera il tg4 lo condurrà Lele Mora.
Un segno della crisi di idee del PDL. Bondi che si dimette DOPO le elezioni...
Prime dichiarazioni di Berlusconi dopo le elezioni: "La sapete quella della prima notte?"
Prime dichiarazioni da sindaco di Milano di Pisapia: "Costruiremo delle moschee che manco La Mecca..."
Prime dichiarazioni di De Magistris da sindaco di Napoli: "Hamsyk non andrà al Milan".
Bersani in conferenza stampa: "Non è ancora finita; adesso non rimane che dividerci nei consigli comunali e fare un ribaltone che porti il Pdl a governare nelle città".
Cicchitto: "Il PDL ha retto". Infatti, c'è stato un exploit di voto per anum.
Prime dichiarazioni di Bossi dopo il risultato dei ballottaggi: "Adgjgtrjbgrjpbg frmvrovngtp etjioprj5np duro njpbhppenn9tnv zingari ngnpvgtnvgrvnipvvtnvc immigrati jvgnjvtnv'njnvnvnn9' terroni".
Prime dichiarazioni di Renzo Bossi dopo il risultato dei ballottaggi: "Ma qual è la percentuale che determina la maggioranza?"
sms di D'Alema a De Magistris dopo la vittoria: "Luigi facci sognare!"
Concluse le elezioni è stata ridata la libertà di parola a Rutelli.
Moratti dopo l'esito dei ballottaggi a Milano: "Tranquilli, vi compro Fabregas".
Berlusconi: "La sconfitta è colpa dei candidati deboli". Per le prossime elezioni già ingaggiati Hulk, Braccio di Ferro, Mike Tyson e, forse, Ercole.
sms di Capezzone a Bersani: "Disposto a fare la spugna umana per francobolli a Botteghe Oscure".
Dichiarazione di Berlusconi a caldo dopo il risultato delle elezioni: "E' stato fatto un uso criminoso dei ballotaggi".
Pisapia in trionfo a Milano fa il giro della città su una Mercedes decapottabile rubata.
Il centrosinistra vince anche a Trieste. Decisiva, per la sconfitta del PDL, la promessa non mantenuta da Berlusconi di togliere dai coglioni la bora.
Berlusconi cerca di consolarsi dopo la batosta elettorale: "Almeno non finirò come Mladic".
De Magistris fa il primo passo per pulire Napoli dalla spazzatura: smaltito Lettieri.

sabato 28 maggio 2011

Immortali orizzonti

Se sono nervoso, cosa che non mi capita quasi mai, di star seduto non ne ho proprio voglia.
Se sono depresso, cosa che mi accade frequentemente, sento l’irrefrenabile impulso di camminare.
Non riesco proprio a stare fermo e guardare i gabbiani che volano all'orizzonte non basta, devo passeggiare.
Così esco e vago, senza una destinazione precisa, con la testa ciondolante e le mani dietro la schiena. Porto sempre un libro con me casomai mi venga voglia di leggere, ma in queste condizioni non succede affatto.
Se è proprio dura spero di essere investito da un auto; da una moto no, perchè avrei più probabilità di sopravvivere e di rimanere al massimo ferito, forse mi spezzerei una gamba ottenendo dolore e rotture di palle e non cambierebbe nulla.
No. O morte o niente. Almeno la morte è una svolta, una meta. La mia felicità segreta.
Oggi è proprio uno di quei giorni ed esco di casa. E’ pomeriggio, il momento più inutile della giornata.
Decido di non portare le chiavi con me; è un gesto stupido ed infantile, ma lo trovo tragico in maniera sublime.
Non chiudo il portone, almeno quel minchione del portiere s’incazzerà ed io sarò contento.
Percorro i marciapiedi a capo chino e noto già un primo miglioramento del mio umore perchè vedo grigio a chiazze colorate e non il solito nero.
Poi mi fermo, mi appoggio ad un muretto per sentire i miei pensieri.
Inutilità. Noia. Nessuna sorpresa. Mai.
Dio mio, ma quando finisce?
Mi guardo rapidamente in giro, osservo con distacco il movimento della gente, lo sfrecciare dei motorini, il caracollare fumoso e puzzolente delle tante auto, lo strano teatro degli esercizi commerciali...
Torno in me. Ai miei pensieri semi-teologici e para-escatologici.
Apocalisse, fine del mondo, spiriti delle stelle. Buoni per il mindtrash o, se bevo, per un grande poema.
Niente. Oggi è proprio moscia, mi ci vuole la scogliera.
Ci sarà un po’ di vento, ma fa niente. Adoro il seguente e conseguente mal di gola, soprattutto se accompagnato da una tosse forte e aspra. Amo la dolcezza in altrrre cose...
Abbandono l’appoggio del muretto e mi dirigo verso l’ultimo pietroso pezzo di terraferma perchè ho bisogno, ancora una volta, dell’abbraccio della grande madre grigia. (o marrone?)
Spero che anche stavolta mi dia la carica, un barlume di speranza.
Dopo circa un quarto d’ora, eccomi. Sono fortunato, non c’è nessuno.
Il vento è abbastanza forte e pungente, mi rintano a mo' di tartaruga nel giubbino.
Arrivo fin dove è possibile camminare. Mi fermo. Mi piace tener duro al vento che mi soffia contro e respirare forte.
Guardo il tutto.
L’orizzonte falso-infinito-rosa, il cielo nobile e ironico e il mare e le sue figlie inquiete, le onde.
Tante onde. Perpetue, urlanti, testarde.
Oggi mi sembrano stanche, annoiate. Senza voglia di ondeggiare. Sorelle.
Poi guardo giù, in basso e faccio il solito commento: è altino, eh?
Resto imperterrito a fissare il baratro. Ancora un po’, ancora un po’. Ancora...
Poscia vado a sedermi sul mio scoglio preferito. C’è ancora la scritta che feci col pennarello nero anni fa.
Ero venuto qui con Marta e dopo un lunghissimo bacio appassionato e una guardata al romantico panorama abbracciati stretti stretti, avevo preso il pennarello dalla tasca e vergato queste immortali parole:
Andrè & Marta
togheter
forever


Quante stronzate che si scrivono...

venerdì 27 maggio 2011

Introduciamoci alla quarta dimensione

Avrei voluto parlare di un cuore che si spezza e poi si rattoppa, si spezza e si rattoppa e dell'eventualità che si spezzi per sempre - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di lei che mi manca da morire. Mi manca la sua voce, il suo calore, la sua presenza. Il suo esserci per me e io per lei - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare della bellezza della filosofia quando ti dona l'ebbrezza di sapere che noi andiamo avanti grazie alle finzioni, le convenzioni, i sogni, le chimere. In pratica di quanto dobbiamo e possiamo grazie alla potenza del falso - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di come la lettura mi stia salvando dall'impazzire, dal dolore - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare delle teorie che non servono a un cazzo, ma uno poi se le racconta lo stesso perchè è l'unica cosa che può fare. La porta, il portone, il mare, i pesci e tutte ste minchiate qui. Non servono a nulla, ma, ecco di nuovo la forza della falsità. Sai bene che son tutte stronzate, ma te le racconti lo stesso - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare delle uniche realtà esistenti e cioè i soldi e il dolore - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di Flatlandia il racconto fantastico a più dimensioni di Edwin Abbott pubblicato nel 1882, ma non ne ho voglia - preferisco fare un'introduzione ad esso e poi recensirlo la prossima volta.
Andiamo avanti, dunque.
Noi viviamo in un mondo che ha tre dimensioni (lunghezza, larghezza e altezza) ed Abbott vuol prepararci all'eventualità di una quarta dimensione ancora sconosciuta.
In Flatlandia tutto è assolutamente piatto: case, abitanti, alberi. E il giorno in cui una sfera, cioè un solido, elemento tridimensionale, penetra in quel mondo ad annunciare l'esistenza di una terza dimensione (l'altezza), nessuno fra gli abitanti è disposto ad accettare una realtà che non può controllare coi sensi.
Noi abbiamo vissuto un'esperienza simile a quella degli abitanti di Flatlandia.
La teoria della relatività ha aggiunto alle tre dimensioni della geometria tradizionale una quarta dimensione, il tempo.
Rifacendoci al racconto di Abbott, nel regno monodimensionale della Linelandia non c'è che un modo per determinare la distanza fra due punti A e B, la linea. In un regno a due dimensioni come la Flatlandia possiamo chiamare AB l'ipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti siano x e y, e quindi adoperare la formula del teorema di Pitagora: AB= radice quadrata di x2+y2. Nella Spacelandia, cioè nel mondo che conosciamo, entra in gioco anche la terza dimensione, altezza (z), e la formula è AB= radice quadrata di x2+y2+z2.
Nella nostra èra le approfondite osservazioni astronomiche hanno dimostrato chiaramente che quando si ha a che fare con distanze smisurate e velocità sovrumane le leggi della fisica e della matematica, ancorate all'osservazione dei fenomeni terrestri, non bastano più.
Sin dal primo abbozzo della teoria della relatività (1905), Einstein rilevò come in questi casi non si possa prescindere dal concetto di tempo; e per aver ragione dei nuovi problemi si è dovuta creare una nuova disciplina matematica, detta "calcolo tensoriale", con leggi sue proprie. La formula definitiva per determinare una distanza AB nello spazio extraterrestre è AB= radice quadrata di x2+y2+z2-(ct)2: dove a x, y e z corrispondono, come nelle formule precedenti, lunghezza, larghezza e altezza, a c la massima velocità concepibile (quella della luce, oltre la quale non si dà più materia), e a t il tempo: che quindi (e il confronto con le formule precedenti lo dimostra) viene a comportarsi come un'autentica quarta dimensione.
Il termine è entrato nell'uso, e nella moderna fisica spaziale si parla di "spazio-tempo" e di "continuum spazio-tempo".

giovedì 26 maggio 2011

L'amore assoluto

Solo nei romanzi e negli ospedali si fanno dormire le donne
Chi parla qui? Di cosa si parla qui?
E' l'attesa di un condannato a morte nella sua cella? E' il monologo di un uomo che soffre d'insonnia? E' la storia di Cristo?
In questo caso dovete mollare il freno della comprensione comprendente, dovete smetterla di essere servi di un significato che pretendete vi caschi in grembo.
I simboli sono dappertutto, ovunque ci sono simboli, simboli su simboli. O forse no, forse sono oggetti rotondi e appuntiti - forse sono stelle.
Emmanuele Dio trascura d'informarla che non si è consumato tempo, nè di lei nè di altri, ma qualche metro cubo d'eternità.
L'amore è sempre assoluto, perchè l'assoluto è ciò che illimitato, senza freni, scatenato, selvaggio, ultrapotente.
E' incontrare Varia, Miriam e Melusina. Scambio di persona, la stessa persona, tentato omicidio mentre si percorre un suolo di serpenti.
Accorgersi che la propria madre è vergine.
Le 36 situazioni drammatiche, TRENTASETTESIMA situazione.
Se sentiste le vostre carriole scricchiolare, non metteteci l'olio. Abbiate una reazione di furia o sentitevi Dio.
- Quali sono i vostri mezzi di esistenza?
- Non ho risorse,
Nè di case nè di beni:
Ho cinque soldi nella borsa,
Ecco tutto il mio avere.
Il capitolo XII Il diritto alla menzogna è semplicemente sublime, in effetti credo proprio che sia una delle pagine più belle cha abbia mai letto. Esiste una Verità, una sola Verità. E miriadi, esattamente tutta la serie indefinita dei numeri - tutti i numeri che non sono l'Uno - di cose che non sono quella Verità. Dio possiede questa Verità e non può darla; il signor Dio sarebbe una prostituta se la desse, se si desse.
La quantità di menzogne attuali o possibili si scrive ∞ - 1 = ∞
La Verità umana, è ciò che l'uomo vuole: un desiderio.
La Verità di Dio, ciò che egli crea.
Quando non si è nè l'uno nè l'altro - Io -, la sua Verità è la creazione del suo desiderio.
Iniziatevi a Jarry, per la mia controventraglia!
Le donne mentono per la strada più lunga.
Con tanti particolari.
Analiticamente.

SIA FATTA LA TENEBRA!

mercoledì 25 maggio 2011

Esattamente così

Una nave aggredita da una spietata e ineluttabile tempesta.
Squassata dai flutti, avvolta dalla nebbia, senza il capitano e con il timone in frantumi.
Ormai il suo destino è segnato: si spezzerà in due parti e colerà a picco.
Prigioniera per sempre degli abissi.

martedì 24 maggio 2011

Superstizione Sacro Stracciamutande

Mi perdoneranno i miei Amici filosofi per questo mio peccatuccio.
Ma sì, dài! Sono superstizioso che ci posso fare? Razionalmente non lo sono, ma visceralmente sì. Dico che mi perdoneranno perchè non sto a livelli maniacali, non sono un superstizioso di quelli esagerati, però...però sotto una scala io non ci passo. Non mi piace il numero 17 e se il 13 è un venerdì, di sicuro un'ombra di preoccupazione scende su di me. Soprattutto non sopporto i gatti neri, ma qui c'è un motivo specifico. Perchè se ne stanno fermi e per cazzi loro, ma quando poi io passo si muovono in tutta fretta a passarmi davanti? Allora lo fate apposta! Cioè state lì tranquilli e poi mi passate davanti proprio quando passo io? E allora giù a toccarmi i maroni e a cercare qualcosa di ferro. Eh, cazzo! La colpa è vostra non mia.
Per me i libri non sono oggetti qualunque. Sono reliquie, oggetti sacri.
Quando ricevo un libro in regalo da una persona amica è il massimo della felicità che posso provare. Se, poi, il libro non è nuovo di libreria ma arriva direttamente dalla biblioteca personale della persona che me lo regala - allora in quel caso vado proprio in estasi perchè è un libro che è passato tra le mani di quella persona, che ha goduto del suo calore e del suo amore mentre lo leggeva. Li custodisco con amore e li venero dal profondo del mio cuore, tant'è vero che sono gli unici oggetti dai quali tolgo la polvere. Insomma, i libri mi scatenano sensazioni estreme di piacere ma anche di disgusto. Se il libro mi dovesse ricordare una stronza e allora non ne sopporto la vista nè la presenza nella mia libreria. Devo disfarmene, anche perchè comunque non riuscirei neanche a leggerlo. Diventerebbe un libro inutilizzato e odiato; e non posso permettere ciò. I libri devono sempre vivere.
Sono sicuro che c'era pure una terza parte che era in sintonia con la parola "stracciamutande", ma non so che fine abbia fatto. Era nella mia mente, ma come un sogno al mattino se ne è volata via. E' rimasta una traccia di quel che volevo scrivere, ma non me lo ricordo più. Sarà per la prossima volta.

lunedì 23 maggio 2011

Salvador e la porta rossa

Un giorno accompagnai Dalì a vedere una mostra della cosiddetta arte astratta.
Durante quella visita mi accorsi che l'attenzione del Maestro si rivolgeva sempre verso un punto della sala in cui non era esposta alcuna tela.
"Sembra che lei stia evitando sistematicamente di guardare i quadri", gli dissi, "sembra ossessionato da qualcosa di invisibile".
"Non è affatto invisibile", mi rispose, "non riesco infatti a smetter di guardare quella porta, tanto è ben dipinta. Niente la equivale, in tutta questa mostra".
Rimasi un po' sbigottito da queste affermazioni e così Dalì continuò a spiegarmi che nessuno dei pittori che avevano appeso lì le loro tele sarebbe stato in grado di dipingere così bene quella porta. L'imbianchino, invece, sarebbe stato in grado di copiare con assoluta fedeltà qualunque quadro esposto in quella sala. Disse anche di diffidare di quei presunti quadri, astratti o non astratti, surrealisti o esistenzialisti, qualunque sia l'etichetta pseudofilosofica ostentata, che un imbianchino sarebbe in grado di riprodurre in modo soddisfacente in meno di mezz'ora.
Dopo un po' uscimmo dal museo per far ritorno in albergo perchè al Maestro era venuta l'idea per un quadro. Al momento di separarci gli chiesi se desiderava la cena in camera. Rispose di no, estrasse un foglietto dalla tasca e me lo diede.
Ecco cosa c'era scritto:

Cinque pensieri sull'arte

1. L'opera d'arte deve impressionarti senza toccarti.
2. Se i classici sono freddi è perchè la loro fiamma è eterna.
3. Lo splendore dei romantici è quello di un fuoco di paglia.
4. Se capisci il tuo quadro in anticipo, è inutile che tu lo dipinga.
5. La pittura, come ha dimostrato Leonardo, è superiore a tutte le altri arti, perchè è diretta al più nobile e divino di tutti gli organi, l'occhio. Paragonare l'orecchio all'occhio sarebbe assurdo come paragonare il naso all'orecchio.

domenica 22 maggio 2011

Prima...nei tempi addietro...non succedevano ste commedie...

Apprendiamo con stupore e rincrescimento che in un Paese della cosiddetta civiltà occidentale accadano ancora certe cose.
Affrontiamo con calma l'argomento perchè il turbamento è davvero grande, così come grande è il nostro sconcerto.
L'Italia che ha dato i natali a personaggi della cultura, della poesia, della letteratura (Dante, Petrarca, Boccaccio, Dino Campana, Manzoni, Leopardi, De Andrè), viene offesa da persone che non meritano di appartenere alla stirpe dell'italica gente.
Noi che abbiamo avuto in Roma il faro e la culla della moderna Europa, noi che siamo il centro della crisitanità, noi che abbiamo le splendide opere dei vari Raffaello, Leonardo, Caravaggio e Antonio Ligabue, dobbiamo essere insozzati (scusate il termine) da gente dalla mentalità volgare e qualunquista.
Ora che ci siamo un po' ripresi dallo sbigottimento e dalla mortale ferita inferta al nostro innato buongusto, possiamo dire chiaramente cosa ci ha scombussolato così tanto.
Siamo tristi e offesi dalla notizia che proprio in questi giorni si sta svolgendo il concorso Miss Culetto d'Oro 2011.
Sì, avete letto bene. Nel terzo millennio dopo Cristo avviene ancora che il corpo della donna venga mortificato e trattato come oggetto da un branco di uomini senza dignità ed educazione estetica. Ci stupisce che possano esistere uomini che possano votare, guardando delle immagini, il culo (scusate il termine) più bello.
Non ci resta che fare appello alle autorità costituite e ricostituite affinchè si ponga fine all'indicibile scempio.
p.s. Le immagine sono state inserite non per solleticare i bassi istinti dei lettori nè per offendere le donne, ma solo per rendere più intelligibile il discorso che vi abbiamo riferito in questo post.

sabato 21 maggio 2011

Nietzsche debutta sul blog [seconda parte]

Il malinteso sull'Eterno Ritorno è altrettanto grande di quello che pesa sulla volontà di Potenza. Perchè ogni volta che si concepisce l'Eterno Ritorno come il ritorno di una combinazione (dopo che tutte le altre combinazioni si sono prodotte), ogni volta che si interpreta l'Eterno Ritorno come il ritorno dell'Identico o dello Stesso, al pensiero di Nietzsche si sostituiscono nuovamente delle ipotesi puerili.
Nessuno ha spinto così lontano quanto Nietzsche la critica di ogni identità. Per due volte in Zarathustra Nietzsche nega esplicitamente che l'Eterno Ritorno sia un circolo che fa ritornare lo Stesso (la musica da organetto...). L'Eterno Ritorno è rigorosamente l'opposto, perchè è inseparabile da una selezione, da una doppia selezione.
Da una parte, selezione del volere o del pensiero, che costituisce l'etica di Nietzsche: volere soltanto ciò di cui si vuole anche l'eterno ritorno (eliminare tutti i mezzi-voleri, tutto ciò che uno può volere quando dice “una volta, soltanto una volta...”)
Dall'altra parte, selezione dell'Essere, che costituisce l'ontologia di Nietzsche: la sola cosa che ritorna, la sola adatta a ritornare è ciò che diviene nel senso più pieno della parola. Ritornano soltanto l'azione e l'affermazione: l'Essere appartiene al divenire e appartiene soltanto a esso. Ciò che si oppone al divenire, lo Stesso o l'Identico, a rigore non è.
Il negativo come il grado più basso della potenza, il reattivo come il grado più basso della forma non ritornano, perchè sono l'opposto del divenire, il quale costituisce il solo Essere.
Si vede di conseguenza in che modo l'Eterno Ritorno sia legato, non a una ripetizione dello Stesso, ma al contrario a una trasmutazione. È l'istante o l'eternità del divenire che elimina tutto ciò che gli resiste. Esso libera, ancora di più crea, il puro attivo e l'affermazione pura. E il Superuomo non ha altro contenuto, esso è il prodotto comune della volontà di Potenza e dell'Eterno Ritorno, Dioniso e Arianna. Per questo Nietzsche afferma che la volontà di Potenza non consiste nel volere, nel bramare o nel cercare, ma soltanto nel dare” e nel “creare”.

Oltre che su analisi concettuali, la questione Nietzsche poggia prima di tutto su valutazioni pratiche che sollecitano un'atmosfera generale, ogni sorta di disposizione affettiva del lettore. Nietzsche ha sempre conservato un profondissimo rapporto tra il concetto e l'affetto. Le analisi concettuali sono indispensabili, e Nietzsche le porta più lontano di ogni altro.
Ma finchè il lettore le coglierà in un clima che non è quello di Nietzsche, esse resteranno inefficaci. Finchè il lettore si ostinerà:
1) a vedere nello “schiavo” nietzschiano qualcuno che si trova a essere dominato da un padrone, e che merita di esserlo;
2) a concepire la volontà di potenza come una volontà che vuole e cerca la potenza; 3) a concepire l'Eterno Ritorno come il fastidioso ritorno dello stesso;
4) a immaginare il Superuomo come una razza data di padroni, non ci sarà alcun possibile rapporto positivo tra Nietzsche e il suo lettore.
Nietzsche apparirà come un nichilista, alla peggio come un fascista, alla meglio come un profeta oscuro e terrificante. Nietzsche lo sapeva, conosceva il destino che lo attendeva, lui che fece di una “scimmia” o un “buffone” il doppio di Zarathustra, e annunciò che Zarathustra e la sua scimmia sarebbero stati confusi (un profeta, un fascista o un pazzo...).
È vero che Nietzsche ha diagnosticato il nichilismo come il movimento che travolge la storia. Nessuno ha analizzato meglio il concetto di nichilismo, l'ha inventato lui. Ma, per essere precisi, l'ha definito come il trionfo delle forze reattive, o come il negativo della volontà di potenza. Non ha mai smesso di opporvi la trasmutazione, ovvero il divenire, che è al tempo stesso l'unica azione della forza e l'unica affermazione della potenza, l'elemento trans-storico dell'uomo, l'Oltreuomo (e non il Superuomo).
L' Oltreuomo è il punto focale in cui il reattivo è sconfitto (risentimento e cattiva coscienza), e in cui il negativo lascia il posto all'affermazione.
In qualunque istante sia colto, Nietzsche resta inseparabile dalle forze dell'avvenire, dalle forze ancora a venire, che richiama dai suoi desideri, che il suo pensiero disegna, che la sua arte prefigura. Non si limita a diagnosticare le forze diaboliche che già bussano alla porta, ma le scongiura addestrando l'ultima Potenza capace di intraprendere una lotta con esse, contro di esse, e di stanarle in noi così come al di fuori di noi.
Un “aforisma” alla Nietzsche non è un semplice frammento, un pezzetto di pensiero: è una proposizione che assume un senso solo in rapporto allo stato di forze che esprime, e che cambia senso, che deve cambiare senso, a seconda delle nuove forze che è “capace” (potenza) di sollecitare.
Senza dubbio è questo l'aspetto più importante nella filosofia di Nietzsche: aver trasformato radicalmente l'immagine che ci facevamo del pensiero. Nietzsche sottrae il pensiero all'elemento del vero e del falso. Ne fa un'interpretazione e una valutazione, interpretazione di forze, valutazione di potenza. È un pensiero-movimento. Non soltanto nel senso che Nietzsche vuole riconciliare il pensiero e il movimento concreto, ma nel senso che il pensiero stesso deve produrre movimenti, velocità e lentezze straordinarie (perciò, di nuovo, il ruolo dell'aforisma, con le sue velocità variate e il suo movimento di “proiettile”). Ne consegue che con le arti del movimento – il teatro, la danza, la musica – la filosofia assume un nuovo rapporto.
Nietzsche non si accontenterà mai del discorso o della dissertazione (logos) come espressione del pensiero filosofico, sebbene abbia scritto le dissertazioni più belle, in particolare la Genealogia della morale, con cui tutta l'etnologia moderna ha un “debito” incolmabile. Ma un libro come Zarathustra non può che essere letto come un'opera lirica moderna, non può che essere visto e inteso come tale. Nietzsche non fa un'opera lirica filosofica o un teatro allegorico, ma crea un teatro o un'opera lirica che esprimono direttamente il pensiero come esperienza e movimento.
Che pensare sia creare è la più grande lezione di Nietzsche. Pensare, tirare un colpo di dadi...: era già questo il senso dell'Eterno Ritorno.

venerdì 20 maggio 2011

Nietzsche debutta sul blog [prima parte]

[Nietzsche e la filosofia non sono roba da blog. Appunto per questo ne parlo, perchè delle idee così sagge non piacciono a chi è Ingestibile]

Piccola premessa.
Nietzsche smette di pensare e di scrivere nel 1888 e muore nel 1900.
Un'edizione filologicamente corretta dei suoi scritti vede la luce soltanto nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso. Quindi il tempo che viene letto nelle opere manipolate da quella stronza della sorella è maggiore del tempo in cui viene letto seriamente. Non è un'opinione, ma un semplice calcolo matematico. In Italia, poi, hanno pesato più le minchiate sparate da gente come Mussolini e D'Annunzio che parole e studi seri. Vediamo di rendergli giustizia e soprattutto non facciamocelo rubare. Pensate che Nietzsche scrisse contro i tedeschi e contro la Germania e fu "rubato" dai nazionalisti e dai nazisti. Scrisse contro gli antisemiti e si rifiutò di andare al matrimonio della sorella perchè ne aveva sposato uno e fu letto come apologo della shoah. Ha scritto pagine meravigliose su "Dio è morto" e addirittura il Papa l'ha citato come fosse dalla sua parte!!! (potete controllare)
Quindi la parola d'ordine è riappropriarsene, e questo deve accadere con molti altri pensatori ma con Nietzsche in particolare. Perchè i veri pensatori sono pericolosi, il Potere cerca sempre di depotenziarli e falsificarli, tocca a noi farli nostri.

Due ambiguità hanno pesato sul destino postumo di Nietzsche:
- era la prefigurazione di un pensiero già fascista?
- E questo pensiero riguardava la filosofia, o non era piuttosto una poesia violenta, troppo violenta, aforismi troppo capricciosi, frammenti troppo patologici?
Cominciamo col dire che Nietzsche è uno dei più grandi filosofi del XIX secolo che inoltre modifica la teoria e la pratica della filosofia.
Nietzsche paragona il pensatore a una freccia scoccata dalla natura, che un altro pensatore raccoglie nel punto in cui è caduta per lanciarla altrove.
Secondo lui il filosofo non è né eterno né storico, ma “inattuale”, sempre inattuale.
Nietzsche non ha molti precursori.
A parte gli antichi presocratici, riconosce di avere un solo precursore, Spinoza.

La filosofia di Nietzsche si organizza secondo due grandi assi.
Uno concerne la forza, le forze e forma una semiologia generale.
I fenomeni, le cose, gli organismi, le società, le coscienze e gli spiriti, sono dei segni, o piuttosto dei sintomi e come tali rinviano a stati di forze.
Da ciò deriva la concezione del filosofo come “fisiologo e medico”.
Data una cosa, qual è lo stato di forze esterne e interne che suppone? Va a Nietzsche il merito di aver costituito un'intera tipologia che distingue forze attive, forze agite e forze reattive, e analizza le loro diverse combinazioni. In particolare, l'attribuzione di un tipo di forze propriamente reattive costituisce uno dei punti più originali del pensiero nietzschiano.
I due grandi concetti umani reattivi, quali Nietzsche li “diagnostica”, sono il risentimento e la cattiva coscienza.
Risentimento e cattiva coscienza esprimono il trionfo delle forze reattive nell'uomo, che arrivano a costituirlo sino a farne l'uomo-schiavo.
Questo dice come la nozione nietzschiana di schiavo non designi necessariamente chi è dominato per destino o condizione sociale, ma qualifichi tanto i dominanti quanto i dominati, non appena il regime di dominazione avvenga attraverso forze reattive e non attive.
In questo senso, i regimi totalitari sono regimi di schiavi, non solo perchè assoggettano un popolo, ma soprattutto per il tipo di “padroni” che esaltano.
Una storia universale del risentimento e della cattiva coscienza, a partire dal prete ebreo e dal prete cristiano fino al prete laico di oggi, è essenziale nel prospettivismo storico di Nietzsche.
Il secondo asse riguarda la potenza, e forma un'etica e un'ontologia. I malintesi su Nietzsche culminano con la potenza. Ogni volta che si interpreta la volontà di Potenza nel senso di “volere o cercare la Potenza”, si ricade sulle banalità che non hanno nulla a che vedere con il pensiero di Nietzsche. Se davvero ogni cosa rinvia a uno stato di forze, la Potenza designa l'elemento o piuttosto il rapporto differenziale tra le forze in presenza. Questo rapporto si esprime in qualità dinamiche come “affermazione”, “negazione”... La potenza non è quindi ciò che la volontà vuole, ma al contrario ciò che vuole nella volontà. E “volere o cercare la potenza” è solo il grado più basso della volontà di potenza, la sua forma negativa o l'aspetto che prende quando le forze reattive la trascinano nello stato di cose. È uno dei caratteri più originali della filosofia il fatto di aver trasformato la domanda “cosa?” in “chi?” Per esempio, data una proposizione, chi è capace di enunciarla? Ancora una volta bisogna sbarazzarsi di ogni riferimento “personalistico”. “Chi”... non si riferisce a un individuo o a una persona, ma piuttosto a un evento, vale a dire alle forze che sono in rapporto in una proposizione o in un fenomeno, e al rapporto genetico che determina queste forze (potenza). “Chi” è sempre Dioniso, una maschera o un aspetto di Dioniso, un lampo.

[continua...]

giovedì 19 maggio 2011

La cura

L'ozio è il padre della psicologia.
Nietzsche
Io non so quale sia il ruolo di Dio nelle vicende e nei destini umani; conosco, però, l'occupazione preferita di quell'ingestibile che è il Diavolo.
Il caro Satana si diverte tantissimo a creare situazioni ironiche e beffarde che quando poi uno ci ripensa non può far altro che ridere.
Immaginate di regalare, tra tanti libri possibili, proprio La cura ad una ragazza volendo simboleggiare romanticamente che ci tenete a lei e che ve ne volete prendere cura. Cosa ne pensereste del fatto che avete scelto, per attuare questa idea dolce e stomachevole, proprio la regina dalle stronze che non ha speranza di cura nè si merita cura alcuna?
Ok, andiamo avanti. Abbiamo ghignato abbastanza.

La cura andrebbe letto per almeno tre motivi:
1) è breve
2) è grandioso
3) l'ha scritto Hermann Hesse

Ma questi sono motivi che non convincono nessuno e un libro come La cura merita ben altro commento. Cercherò di darvi degli spunti di lettura, ciò che a me è piaciuto di più.
Nella Prefazione potrete trovare:
- un accenno alla saggezza dei vecchi e cioè la conoscenza delle grandi antinomie, dei segreti del ciclo e della bipolarità
- una dichiarazione sul diritto ad essere ingestibile nella scrittura e far volare così i nostri piccoli aquiloni di carta
Nel primo capitolo potrete trovare:
- una divertentissima e paranoica scena delle difficoltà di scegliere una camera d'albergo
- l'incontro con il medico delle terme e le conseguenti riflessioni sul dialogo che dovrebbe instaurarsi tra gli uomini di diversa formazione e cultura
- le differenze tra le sofferenze dell'anima e quelle del corpo
- considerazioni sugli scienziati e una teoria sui nevropatici
- una bellissima frase mutuata da i Greci.
Nel secondo capitolo potrete trovare:
- la demolizione del proverbio "il mattino ha l'oro in bocca"
- cosa può diventare, nella mente di un artista, un bagno caldo
- le conseguenze che può scatenare l'orecchio ultravigile dell'insonne
- la crudeltà degli arredatori dei parchi
- lezioni di filosofia e teoria del fenomeno, applicato al modo che hanno di mangiare i clienti della stazione termale
- cosa succederebbe sul piano cosmico se sparisse la sciatica dalla vita dell'uomo
- psicologia dell'anima dei reumatici
- un sogno persecutorio
- l'odio per la musica melensa e appiccicosa suonata nei caffè per i clienti borghesi e distratti perchè manca del cuore e della più intima necessità: cioè la necessità, il vivido bisogno, la tensione di anime che aspettano di essere liberate dall'arte
- un'eccezionale scena che descrive lo stupore e il disagio che si possono provare vedendo le vetrine del centro di una città turistica (questa da sola vale tutto il libro)
- una critica delle cartoline erotiche
- il liberatorio incontro con due tenerissime martore
Nel terzo capitolo potrete trovare:
- una dissertazione sull'odio e i suoi effetti sull'animo umano
- la dichiarazione principali d'intenti dell'autore che confessa di voler capire meglio cosa significhi essere psicopatico
- conoscerete la convinzione più radicata di Hesse sull'essenza del mondo
- alcune considerazioni sulla "grazia" e sull'io isolato in preda alle lotte più disparate
- il Nuovo Testamento visto come un libro che detiene una tecnica psicologica elaborata alla perfezione
- come ama e crea un poeta
Nel quarto capitolo potrete trovare:
- quale motivo ci fa rimpiangere la solitudine
- cosa pensa e cosa diventa un malato "imprigionato" dalla sua malattia
- come il vizio e l'ignavia possano impossessarsi di noi
- il pericolo e le noie della ciarla
- una critica del cinematografo
- la descrizione di cos'è il gioco d'azzardo (MEMORABILE!)
- le differenze tra la meccanica eccitatoria e quella spirituale (MEMORABILE BIS!)
- l'attività dell'occhio
- il senso della metamorfosi
Nel quinto capitolo potrete trovare:
- cosa diventano gli estranei per un artista
- come l'uomo riesca a superare ogni situazione
- la comparsa del doppelganger
- la grande scena dell'arrivo di una voglia irrefrenabile di ridere mentre il protagonista è al ristorante
- il dialogo con un "compagno di sventura" (da Oscar e da rileggere più volte)
- pensieri sull'idea dell'unità e sul gioco della molteplicità e del caso
- i pericoli di adeguarsi ad una "norma" che non ci appartiene
- la descrizione di due vie da seguire per conseguire la redenzione
- l'anelito a raggiungere l'equilibrio dell'amore
Nel capitoletto finale potrete trovare:
- che la vita non è un conto o una figura matematica, ma un prodigio...
- la relatività del concetto di psicopatico
- cosa potrebbe trovarsi sotto il microscopio di una psicologia vera (che non esiste ancora)
- l'auspicio dell'avvento di una psicologia dall'occhio cosmico
- il progetto di una scrittura come la sogna Hesse (semplicemente sublime)

Questo e molto altro potrete trovare, se vorrete leggere sto gioiellino letterario di Psychologia Balnearia.

mercoledì 18 maggio 2011

Fatti un buco nel muro

Immagino che l'uomo appena abbia fatto la sua comparsa sulla Terra, anzi, appena si sia evoluto sulla Terra si è rifugiato in una caverna per ripararsi dalle intemperie ed aver un rifugio sicuro per la notte. E poi stare in una caverna dà belle sensazioni, chissà perchè. Quindi l'uomo, nella natura, la prima cosa che scopre e che sfrutta è il muro.
Più tardi l'uomo costruisce da sè il luogo dove abitare e comincia ad utilizzare paglia, legno e altro materiale semplice per erigere le pareti. Pareti, ripararsi...c'è una certa affinità.
Un primo salto di qualità l'uomo lo compie quando comincia a recintare la terra che coltiva, le bestie che pascola, eccetera. Con l'idea della recinzione l'uomo scopre il possesso, nasce la concezione della proprietà privata. Le recinzioni pure sono una sorta di muri.
Con quello che chiamano il "progresso tecnico", l'uomo ha migliorato la propria abitazione facendola più solida e sicura e moltiplicando i muri ha inventato le stanze. E' sempre la casa, mi pare, il punto di partenza. Heidegger scriveva che il linguaggio è la casa dell'essere. Vedete? Addirittura l'essere ha bisogno di una casa.
Riprendiamo.
Con quelle che chiamano "conquiste della tecnica", l'uomo ha cominciato ad erigere altri tipi di edifici come templi, santuari, chiese, magazzini, palazzi, castelli; insomma muri su muri. Questi muri prendono il nome dall'edificio che vanno a comporre e posseggono (beati loro) persino uno stile: romanico, gotico, neoclassico, ecc.
La storia continua, l'uomo non va avanti ma non si ferma mai.
Con i muri fortifica le città, traccia i confini tra gli Stati, taglia l'Europa in due, costruisce dighe (in fin dei conti la diga è un muro), alza muraglie che si vedono persino dallo spazio.
Nella nostra epoca il muro diventa addirittura mastodontico, basta pensare ai grattacieli e per di più l'uomo non si accontenta più di alzare muri nel campo dell'ediliza, ma crea e poi sfonda addirittura un muro del suono.
Ma non è finita qui.
L'uomo deve sempre scagliare la lancia del suo genio un po' più in là, andare oltre.
Realizzati prodigi architettonici con i muri, li ha poi usati in un ambito molto particolare.
E' riuscito a far sorgere muri impenetrabili, che non è possibile abbattere con nessun esercito nè con mille rivoluzioni di popolo. Per erigerli non servono neanche gli architetti e i muratori e non c'è bisogno di nessuna autorizzazione statale.
I muri tra le persone sono invisibili eppure invalicabili, non sono nè alti nè bassi ma è quasi impossibile scavalcarli, non si sa come siano sorti ma sono dappertutto.

martedì 17 maggio 2011

Lo zucchero lascia traumi

Non debbo più mangiare le crostatine a cioccolato a colazione. Mi trovo così bene con le semplici e austere fette biscottate, ma che posso farci? a volte la voglia di dolce è irrefrenabile. Poi, però, vado incontro a pericolose conseguenze.
Stamattina, per esempio, dopo due crostatine m'è venuto l'impulso di uscire in strada per abbracciare e accarezzare chiunque mi capitasse a tiro.
Proprio sotto il mio portone ho incontrato Billy, il cagnastro nero che gironzola sempre qua intorno. Mi sono abbassato per carezzargli la capoccia e lui me l'ha porta con piacere ed è rimasto lì alcuni minuti a farsi coccolare.
Dopo ho visto un gatto e ho cercato di avvicinarlo, ma lui m'ha guardato severo per un po' e poi è saltato su un muretto e se ne è andato.
Arrivato sul corso principale del mio paesino, ho incontrato due bambini, un maschietto e una femminuccia. Lui non voleva carezze, ma dei leccalecca; lei è scappata via urlando Un occo! un pietofilo!
Poscia ho incontrato un uomo, ma lui vedendo che volevo fargli una carezza ha tirato su le maniche della camicia e m'ha detto Statt' ferm' ricchiò!
Una donna incontrata poco dopo voleva trenta euro per una carezza e cinquanta per altre cose, al che vi ho rinunciato.
Una vecchia s'è spaventata e tenendo la borsa stretta al petto ha cominciato a gridare Mi scippano, maronna aiutami!
Un anziano mi ha scacciato credendo che fossi un testimone di genova.
Alla fine, per mia fortuna, ho incontrato un essere meraviglioso, sorridente e cordiale che ha accettato con piacere una mia carezza.
Ora però vi lascio, vado a prendere il glassex per pulire quelle manate dallo specchio.

lunedì 16 maggio 2011

I comandamenti dell'antiscrittore

Non spedire opere tue a scrittori. Non si mandano scarpe fatte da sè ai calzolai perchè provino a calzarle. Diventare scrittore, darselo per compito, definitivo o provvisorio, non passa dal contatto e dalla sponda di un altro scrittore.
Non ricorrere alla lusinga di chi ti pubblica sì, ma a spese tue. Non farà niente di promesso.
Procurati una tipografia, fanne tirare qualche centinaio di copie e distribuiscile in proprio tra conoscenti. E' semina.
Come in altre buone faccende umane, diventare scrittori significa accettare lo zigzag, stare dentro un deserto.
Scrivere è vocazione che prevede prima di tutto la rinuncia a ogni altra forma di espressione, di contatto a distanza. E' isolamento, una disciplina di silenzio interiore pure dentro una follia. Chi scrive ha davanti a sè la modica vastità, su righe o quadretti o tastiera, di un vuoto. Non lo deve riempire, lo deve abitare.
Non avere capomastri. Puoi ammirare un'altra scrittura, ma poi devi scrollartela di dosso per proseguire a scrivere.
Se leggi un libro, fallo da lettore, non da collega dell'autore.
Leggi un camion di libri, leggili da lettore, senza pensiero di paragone tra quello che stai sfogliando e le tue pagine.
Non frequentare corsi di scrittura. Ci sono altri modi, e meno costosi, di praticare l'umiltà dell'apprendere. Nel vagabondaggio solitario, lontano da biblioteche e scuole, nel rischio aperto e quotidiano, avviene il perfezionamento o la disfatta. Corso di scrittura è questo modesto sbaraglio, accettato senza condizioni. Per mare non ci stanno taverne.
Impara una seconda lingua per meglio approfondire il tuo italiano, sotto l'impulso dell'ammirazione per qualche autore straniero.
Sono fecondi anche gli errori, i malintesi in cui incapperai.
Apri il dizionario della tua lingua per la sua bellezza, per il suo deposito di storie contenute in ogni singolo vocabolo. Leggine una pagina e vedrai spuntare pensieri e storie e ricordi. Ti auguro di non frugarlo come un cercatore dentro una miniera, per estrarne una cosa sola, ma come uno che percorre un campo e legge il brulichio delle specie viventi.
Non scrivere a scrittori, scrivi a uomini, a donne, scrivi lettere a persone, non alla loro professione.
Considera la tua pagina una sequenza di passi in montagna, dove è rischioso a morte il margine di errore. Le sillabe sono passi su piccoli appoggi, devi posarci il peso della frase, della voce.
Fai che la tua scrittura risenta il callo del dialetto di origine. L'italiano più che da lingue antiche proviene da un'amazzonia di dialetti, arroccati in centinaia di borghi, suddivisi in millesimi di sfumature, dialetti rimasti inespugnabili per secoli. Sia debitrice di dialetto la tua scrittura italiana, sia figlia di mamma cafona e stia in italiano da ospite. Si deve sentire la decima parte di una rinuncia e di un adattamento.
Non c'è niente di sacro nello scrivere. Se mai ti piglia tentazione, riscuotiti e sopprimi dala tua pagina l'aureola. Non sono sacre le cose che scriverai, ma ugualmente devi sapere che potranno servire a molto per qualcuno, tenergli compagnia dentro un affanno. Non ha niente di sacro la scrittura letteraria, ha però una responsabilità civile.
La responsabilità principale dello scrittore è scrivere al meglio le sue storie. Al di fuori di quelle resta un solo ambito di sua competenza: il diritto di parola. Difenderlo dove manca, dove indietreggia. Difendere non quello dei colleghi scrittori, ma quello di tutti, muti e analfabeti inclusi. Difendere il diritto di parola di un prigioniero, di un avversario, di un vinto. Questo è l'ambito dello scrittore.
Comunque vada la tua scrittura, che sia gradita o ignota, difendine il diritto per chiunque. E se ti costerà, pagane allegro il prezzo, sei scrittore e hai la responsabilità civile della libertà di pubblica parola. Contrasta ovunque la censura. Sia questo il sacro per te: la libera parola scritta, detta, cantata, recitata, in ogni luogo pubblico.
Uno scrittore deve piantare almeno un albero. Uno scrittore costa legno, polpa da cui produrre carta. Uno scrittore deve rimborsare il mondo con degli alberi.
Carmina non dant panem, di poesia non si mangia. Però è civile il tempo e il luogo in cui i poeti campano della messa in vendita dei loro versi. E' stato così qualche volta nel mondo, per esempio nella Grecia antica, in Russia e a Napoli tra il 1800 e 1900. Non è il caso di oggi. Dispera allegramente di campare a sbafo della tua scrittura. Non vergognarti di nessun mestiere fatto per sussistere, se hai per rimborso e redenzione l'ora di scrittura.
La gran parte del giorno è da lasciar andare al suo bisogno, senza rancore, in assegnato spreco. Ha per riscatto la pagina raggiunta.
Fallirai volte innumerevoli, per insufficienza e per eccesso. Dispererai di consistere in una tua scrittura. E' la giusta predisposizione scritta da Borges: "di chi viene da così lontano che non spera di giungere". Da così lontano, ma da quanto, che distanza esige la scrittura? Viene dalla serpentina della tua spina dorsale, da un ricordo di ali, da una coda mozzata, viene dai bivacchi intorno ai fuochi la scrittura che infine spunta dalle dita dopo aver attraversato nel corpo le stazioni della civiltà. Viene da un ascolto di storie di chi barcollava per alcol e per affanni, voci di anziani arrivati alle loro ultime stanze. Viene da notti bianche e giorni da servo, viene da un'espulsione, da un foglio di via. La scrittura è lo sfregamento della distanza sopra un foglio di carta.
Non ti serve il talento, è luccichio fasullo. Abbaglia il narcisismo che ognuno porta a bordo. Il talento è nemico dell'ostinazione, unica disciplina necessaria. Stròncati in corpo a ogni stagione la ricrescita infestante del talento, gramigna. Fila lontano da chi ti riconosce il talento, sia per te un'accusa sconveniente, da negare in buona fede.

domenica 15 maggio 2011

Un vero dramma dal sapore filosofico (ovvero: Votate, stronzi!)

Oggi a Napoli si tengono le elezioni, le ennesime elezioni e si eleggerà un sindaco, il solito sindaco.
Non finisce di stupirmi il fatto che cambiano i tempi, i partiti, gli uomini ecc. ecc. ecc. ma la chiavica è sempre la stessa. Se non peggio. Com'è possibile?
Il vero dramma è che uno si immagina il genio sempre come qualcosa di positivo, magari gli viene in mente Leonardo da Vinci.
E invece no, il problema è che la chiavica, la merda sa anch'essa essere tremendamente geniale. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che si afferma sempre nonostante tutto e tutti.
Posto un video di 35 anni fa. La scena è uguale pure a 35 anni prima così come 35 anni dopo così come tra 35 anni e poi altri 35.
E' incredibile.
Tra parentesi sto problema, di come il dramma vero dell'uomo sia che la merda si prende il potere politico, fu enunciato la prima volta da Platone.
Godetevi la scena.

sabato 14 maggio 2011

Il gabbiano

Sinceramente non ho le palle per farvi una reverie su questa grande opera cechoviana.
Nè ho la forza per descrivervi i triangoli amorosi et paranoici che imperversano nella commedia.
Scarto a prescindere anche solo un accenno all'ornitologia del gabbiano inteso come volatile.
Vorrei, ma non lo farò, dirvi cosa è il simbolismo e mi piacerebbe illuminare le vostre menti sul significato della lampada nabis.
Potrei dare la preminenza al paesaggio, che torbidamente sommuove le passioni degli uomini, ma figuriamoci. Ho sempre avuto in uggia i paesaggisti. (preferisco i ritrattisti)
Potrei infierire sul protagonista e dirvi che è un decadente, ma lo fa già la madre.
Forse sarebbe utile darvi qualche indicazione sul perchè l'Arkadina veste con colori chiari e Mascia, invece, di nero.
In futuro sarò in grado forse di soffermarmi di più sul quel fumoso e ubriaco fuoco di rèsina che è l'invaghimento di un quarantenne per una fanciulla, e viceversa, l'estatica infatuazione di una fanciulla per un quarantenne.
Dovrei in qualche modo parlarvi di cos'è e cosa subisce il nuovo in arte, da cosa viene distrutto un'anima d'artista, cos'è il talento, la scrittura - ma questo ve lo leggerete da voi.
Io so solo una cosa.
Cechov si è divertito come un matto a scrivere sta commedia e quindi perchè non vi divertite pure voi?
Divertitevi col patetico e imbecille Medvedenko! Notate di cosa parla, quali siano le sue preoccupazioni e che matrimonio combina! E tenetevi alla sedia, potreste cascare dal troppo ridere!
Divertitevi con Mascia! L'eterna depressa che non ha una cazzo di preoccupazione al mondo! Seguitela mentre sniffa tabacco, beve vodka e pronuncia battute da romanza di quarta serie! Notate bene quanto sia folle l'idea che domina la sua vita!
Divertitevi con Trigorin e il suo scrivere da impiegato! Capite bene che razza di uomo e di scrittore sia costui!
Divertitevi con Nina che è sempre trafelata, affannata, paurosa e tragica! E ridete di gusto quando scoprirete che fine farà!
Divertitevi con l'Arkadina, un'attrice che ha il terrore di invecchiare e che parla solo dei complimenti che riceve! Godetevi la scena di lei che gioca a tombola mentre tutto crolla!
Divertitevi col vecchio Sorin! Ridete dei suoi discorsi strampalati, delle sue vite sfumate e dei suoi acciacchi! Morirete, garantito!
Divertitevi con Dorn, medico ex don Giovanni che si rifiuta di curare Sorin! Lo amerete con il suo filosofare!
Divertitevi con l'amore ridicolo della vecchia Polina!
E divertitevi, infine, con il giovane Trepliov! Con le sue preoccupazioni da manicomio, con la sua anima tormentata, i suoi valzer al pianoforte e la sua prevedibile ma adattissima fine!
E fanculo a tutta la teoria da accatto cattedratico!

venerdì 13 maggio 2011

Un referendum aristotelico (blogspot m'è zompato, posto una cacata)

Visto che al Referendum manca molto tempo ancora e considerato che qua rischia di zompare tutto il blog posto una scemenza, vediamo che succede. Poi me ne occuperò più seriamente. (forse)
Ecco come si comporteranno gli italiani i giorni del voto per i Referendum del 12/13 giugno 2011.
Dai 18 ai 25 anni d'età non andranno a votare, ma al mare.
Dai 26 ai 35 andranno a votare e una metà voterà Sì e una metà scriverà "fangulo a soreta" sulla scheda.
Dai 36 ai 45 andranno a Roma a protestare contro il Popolo Viola che sta protestando a sua volta per la poca pubblicità elettorale dedicata ai referendum. Dai 46 ai 55 gli uomini faranno finta di andare a votare solo per poter scappare un po' di casa e le donne solo per avere la scusa di non dover cucinare per l'odiato pranzo domenicale con la suocera.
Dai 56 ai 65 voteranno No convinti che col No non si privatizzi l'acqua e si fermi il Nucleare.
Dai 66 ai 75 dimenticheranno come dovevano votare appena presa la matita in mano. Dai 76 agli 85 una folla di vecchietti creerà file lunghissime davanti ai seggi perchè saranno convinti che lì ci sarà il casting di Maria De Filippi per la versione zombies di Uomini e Donne.
Dagli 86 ai 95 visto che saranno pochissimi verranno abbattutti da cecchini assoldati dai padroni imperialisti e magagnoni che vogliono l'acqua privata e il nucleare.
Dai 96 ai 105 ci saranno solo voti espressi con un forse, perchè cosa c'è di più saggio e di poetico di un forse?

giovedì 12 maggio 2011

Sogno d'acqua

Ero su una collina, ma dove di preciso non lo so. E non saprei neanche dire come diavolo fossi arrivato fin là.
Si stava bene però, l'aria era tersa e spirava una brezza davvero piacevole. Sentivo i miei piedi che affondavano leggermente in una morbidissima erba e come panorama avevo altre colline e alcune erano avvolte da nuvole rosa e spuntava solo il cocuzzolo; e lì, in fondo in fondo, mi pareva di vedere anche il mare.
D'improvviso dal cielo discesero verso di me, in dolce planare, alcune donne. Erano ognuna diversa dall'altra; chi bionda, chi mora, chi formosa, chi longilinea, ma mi parvero accomunate tutte da una non comune bellezza.
Fai il test! Sentii urlare d'un tratto quando le fanciulle toccarono terra. Girai la testa d'istinto dalla parte dove mi era sembrato che provenisse quel grido, ma non vidi nulla. Quale test? Chiesi un po' impaurito e un po' sorpreso.
Il test dell'acqua, disse stavolta con un tono accomodante, la voce misteriosa. Chissà perchè il mio cervello, in una frazione di secondo, formulò il pensiero che doveva essere la voce di Zeus.
Cioè? In cosa consisterebbe questo test?, domandai ostinato.
Di' la parola “acqua” ad ognuna di queste donne e a seconda della risposta che riceverai così ti comporterai. Segui il tuo cuore.
Obbedii a quello strano comando.
Acqua, dissi ad una donna dai capelli rossi.
Ossigeno e idrogeno, rispose. Non so per quale motivo né come ci riuscii, la trasformai in un cappellino di paglia che calzai in testa.
Acqua, dissi ad una donna dal seno prorompente.
Pura fonte, rispose. La trasformai in un bicchiere di cristallo che portai con delicatezza alle labbra.
Acqua, dissi ad una bionda alta ed esile con dei meravigliosi occhi azzurri.
Un'onda improvvisa, sussurrò con trasporto. La trasformai in una collana d'acciaio e me la cinsi intorno al collo.
Acqua, dissi ad una donna dai capelli castani che aveva un'aria assai misteriosa.
Sorgente di vita, rispose. La trasformai in tubetti di pittura ad olio con i quali avrei dipinto maree cariche di stelle.
Acqua dissi ad una donna dai caratteristici lineamenti orientali.
Pioggia notturna, rispose. La trasformai in una penna stilografica e la misi nel taschino della camicia, vicino al cuore.
Acqua dissi ad una ragazza che mi parve molto giovane e aveva un'aria davvero innocente.
Abissi oceanici, rispose. La trasformai in un deltaplano e insieme avremmo volato oltre le avversità.
Acqua, dissi ad una donna dal sorriso enigmatico e le sopracciglia folte.
Diluvio, mi rispose. La trasformai in un paio di scarpe da trekking così da poter camminare dovunque il fato ci avrebbe condotto.
Acqua, dissi ad una mora alta e magra.
Tribunale, mi rispose.
Tribunale? Ma cosa vuol dire?
La mora mi guardò fisso senza rispondere.
Acqua, provai a dirle di nuovo. Treno, rispose convinta.
Mi sentivo a disagio, come se il non riuscire a corrispondere alle sue parole, mi provocasse un vero e proprio dolore fisico. Decisi di darle un'ultima possibilità e dissi Acqua, cercando di scandire bene ogni sillaba.
Tritacarne, asserì con semplicità. Persi ogni speranza di comprenderla e la trasformai in un pallone di cuoio bianco con le cuciture pentagonali nere.
Presi una lunga rincorsa e la calciai lontano, affanculo dalla mia collina.

mercoledì 11 maggio 2011

Salvador, portami con te...

Nel 1948 mi laureai in Sociologia con una tesi su Eva Henger che, stanca del cinema porno, sogna di vincere un Oscar. Il tutto dichiarato mentre posa nuda sulla copertina di Playboy con pellicce a fare da cuscini, coppe di champagne e tette in bella mostra.
Ovviamente, una volta conseguita la laurea, mi misi subito in cerca di lavoro che trovai dopo un paio di mesi di affannosa ricerca.
Risposi ad un annuncio, vergato secondo i canoni della scrittura automatica, e diventai il segretario-tuttofare-porta pennelli di Dalì. Era un lavoro stagionale, il Maestro avrebbe avuto bisogno di me solo per sei mesi, ma non importava.
Scoprii, nel tempo che passai con lui, che Dalì aveva bisogno soltanto di una persona che fosse disposta ad ascoltarlo e che si interessasse delle questioni pratiche mentre lui era intento a creare e a vagare nei suoi surrealismi. Io ero ben disposto e felicissimo. Prese a chiamarmi Francisco, anche se non mi chiamo così.
Tu dipingi? mi chiese al nostro primo incontro.
No, maestro.
Non dipingi perchè non vuoi o perchè vedendo le mie opere ti sei scoraggiato considerato che sono, esse, insuperabili e ineguagliabili?
Non dipingo perchè non ci sono portato.
Balle atomiche! Non devi decidere tu, ma è la pittura che lo deciderà. Prima devi provare con tutto te stesso. Seguimi e ti rivelerò 50 segreti magici per dipingere.
Decisi di seguirlo e quello che mi disse, io lo rivelerò anche a voi.

martedì 10 maggio 2011

Siamo come siamo

Più che nato, sono stato abortito. Ecco, io mi considero a tutti gli effetti un aborto vivente.
Quando sono nato? Ma il tempo non esiste. Non mi sento nato e non mi sento cristiano, tantomeno cattolico. Non festeggio, nè lutteggio i miei anniversri. In quanto all'anagrafe, rifiuto categoricamente certificati e date, imputabili semmai a quello sfaccendato di Aloysius Lilius.
Un mascalzone patentato, medico e astronomo. Gregorio XIII gli commissionò nel 1582 la stesura del progetto da cui sortì quell'orrore metafisico che è il calendario gregoriano, riforma contabilmente più precisina del precedente calendario giuliano.
Detesto qualunque calendario che si dica religioso ma è solo ritual-mondano-fantastico-ecclesiale. Vorrebbe sacralizzare il tempo e lo riduce a carnet festivaliero, che la mia persona estetica non può che disdegnare. Una convenzione che emana lezzo ontologico. Di sacro, ieratico, non ha proprio niente.
Preseguo da sempre lo smarrimento delle genti; la storia non mi riguarda. Il calendario è una muraglia cinese contro l'innocenza del divenire, che non dovrebbe ammettere certificazioni come la carta del tempo. La carta del tempo è un'invenzione delle culture agricole e io fui abortito in Magna Grecia, terra nomade per eccellenza.
Ha ragione Schopenhauer: il sospiro degli innamorati è in realtà la specie che vagisce. Non esiste la copula, è la specie che bussa. Quelli fottono, la specie batte, reclama il suo diritto a questo basso continuo da fognatura, che è la sorte dell'umano escremento. In qualche altra vita sarò Philippe le Bel e convocherò a Napoli Gregorio XIII per dargli due schiaffi. A lui e ad Aloysius.
Tornando all'aborto che sono, dirò con Laforgue:
"Mays nous y sommes / tenons-nous-y".

lunedì 9 maggio 2011

Lei è un cretino lo sa-a? E lei è un carpentiere lo sa-a?

E' inutile, su alcune questioni non si può ragionare.
Non si può programmare nè prevedere - e se fai il furbo che trova la scappatoia nel "riflettere" fai la fine dello specchio della duchessa che a furia di mirarsi si ritrovò a pensare che fosse una cessa.
Riconoscere che c'è un limite, non per arrendersi ed annegare ma per prendere forza dal riconoscimento del giusto potenziale.
Cioè io ritengo che il "chiodo scaccia chiodo" sia un modo di fare tipicamente umano. E' normale e anche accettabile che ad una falla si voglia mettere un tappo. Ancora più comprensibile se sto buco è nell'anima.
Non mi sono mai piaciuti nè i super eroi nè i piagnoni, ma anche qui la verità sta nel mezzo: uomini, semplicemente uomini coi loro fare, sorseggiare, soffrire e sperare.
Però a volte mi intestardisco e non accetto le reazioni tipicamente umane. Mi piacerebbe, invece, riuscrire ad escogitare soluzione extraumane - pantagrueliche zone di intercessioni stranianti. O no? Sì, esatto. Era proprio quello che non volevo dire, perchè pure il dire e lo sfogare sono azioni troppo umane.
Eccheccazzo. O forse tutto dipende dal come si è e dal come non si è. Secondo me tu siccome non riesci a fare il "chiodo scaccia chiodo" lo rimpiangi, se invece riuscissi ad attuarlo ti malediresti e aneleresti bere un amaro lucano su qualche stronza collina. Magari vestito color kaky.
Cosa resta da fare?
Provarci? No, se ci provi non riesci.
Cercare? No, se la cerchi non la trovi.
Abbandonare? Giammai, se abbandoni te la ritrovi tra le palle.
Ignorare? Nemmeno, se ignori lei poi lei non ignorerà te.
Fare come se nulla fosse? Non fare il cretino, di teatranti ne parleremo domani.
Vivere alla giornata? Questa è una domanda idiota. Anche perchè poi se potessi davvero scegliere (e non puoi), vivresti alla nottata.
E allora? Vuoi vedere che la soluzione è aspettare?
Esatto.
Ma è banale!!!
Sì, sarà pure banale. Ma non dimenticare che su questa Terra ci sono un miliardo di buddisti. Vorrà pur dir qualcosa, no?
Forse...comunque vorrà dire che aspetterò.
Sì, ma cosa aspetterai?
Vabbè, se ora devo dare pure forma all'oggetto vuol dire che non hai capito nulla.
Oggi non è in questione la forma o la sostanza. A maggior ragione oggi non sono coinvolti gli accidenti o gli attributi. Oggi non si reifica, si idealizza.
Quindi non posso nemmeno chiedere "cosa" stai idealizzando, vero?
Sì, me lo puoi chiedere. Solo che non risponderò, anzi manco quello perchè il silenzio è comunque un qualcosa.
Vorrà dire che oggi verdeggerò nella dualità di un evento che tenendo lontano sia il passato che il futuro non accetta il presente come identità fissa.

domenica 8 maggio 2011

Mò ti virtualizzano pure la slinguazzata

Buon Dio, dove arriveremo mai?
Siccome in questi tempi moderni così frenetici, vedersi e stare insieme diventa sempre più difficile e complicato, hanno creato un sistema per baciarsi a distanza. In pratica hanno risolto alla grande uno dei problemi che affliggevano i playboy da tastiera: il bacio. La kissing machine diventerà presto un oggetto di culto.
Tra qualche il tempo, forse, al posto della cannuccia installeranno un tubo e risolveraqnno pure l'altro importante problema dei playboy da tastiera. Non resta che aspettare; la creatività umana supplirà anche a questo..

sabato 7 maggio 2011

Discorso del metodo [prima parte]

...guardando con l'occhio del filosofo le diverse azioni e imprese di tutti gli uomini, non ve ne sia quasi nessuna che non mi sembri vana e inutile, non smetto di provare un'estrema soddisfazione per il progresso che penso di aver già compiuto nella ricerca della verità, e di nutrire per l'avvenire questa speranza: se tra le occupazioni degli uomini puramente uomini ve ne sia qualcuna solidamente buona e importante, oso credere che sia proprio quella che io ho scelto.
Innanzitutto a me non interessa Descartes, per me rimane e rimarrà sempre Cartesio.
Cosa fa Cartesio? Butta tutto a mare.
I maestri del prestigioso collegio, i teologi, tutte le nozioni che ha appreso e gli hanno inculcato fin da giovane e fa una cosa che i filosofi fanno dai tempi di Senofane: viaggia. Per conoscere altre usanze, altri costumi, per non ritenere ridicolo e irragionavole tutto ciò che è contrario alle nostre usanze, come sono soliti fare coloro che non hanno visto nulla.
Ricordiamoci che il Seicento è il secolo in cui viene arso vivo Giordano Bruno, viene condannato Galileo, si bruciano ancora le streghe e l'Inquisizione funziona a pieno regime. Eppure uomini come Cartesio continuano a sorgere e lo spirito scientifico (di cui Cartesio è un eminente rappresentante) continua imperterrito il suo sviluppo.
Cosa cerca Cartesio? Un metodo.
Un metodo che gli garantisca una strada da percorrere per giungere a qualche conoscenza certa.
Ha fatto esperienze di molte discipline, ma ne è rimasto insoddisfatto perchè gli sembrano tutte costruite sulla sabbia - lui vuole di più.
Un metodo per essere efficace deve avere pochi principi. L'economia di principi serve a mettere al riparo dalla confusione e dagli errori.
Cartesio pone solo quattro punti:
1) Non si deve accertare per vera nessuna cosa che non sia evidente, e si deve accogliere solo ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto.
2) Bisogna dividere ciascuna difficoltà che viene esaminata in quante parti è possibile, per giungere alla migliore soluzione.
3) Bisogna svolgere con ordine i pensieri, cominciando dai più semplici e più facili da conoscere, per risalire per gradi fino alla conoscenza dei più complessi.
4) Per la soluzione di ogni problema bisogna far enumerazioni complete e generali dei vari elementi, in modo da non omettere nulla.
Leggere Cartesio è appagante, stimolante e pure piacevole. I filosofi del suo tempo erano maestri, con l'atteggiamento di superiorità che questo titolo porta con sè. Cartesio invece non scrive come un maestro, ma come uno scopritore e un esploratore, ansioso di comunicare ciò che ha trovato.

(continua...)

venerdì 6 maggio 2011

Difetti underground

La sveglia suona alle 6 e 30 del mattino, c'è lo sciopero dei mezzi e quindi la giornata è stata più merdosa del solito.
Poi incontro te che sei fidanzata: non mi interessi
sei grassa: non mi interessi
sei stupida: non mi interessi
smanetti per ore col cellulare: non mi interessi
sei incinta: non mi interessi
sei minorenne: non mi interessi
sei brutta: non mi interessi
sei isterica: non mi interessi
sei snob: non mi interessi
hai le scarpe di ginnastica puzzolenti: non mi interessi
sei ultra quarantenne: non mi interessi
parli che non si capisce un cazzo: non mi interessi
non fai pace col tuo stesso cervello: non mi interessi
hai idee di destra: non mi interessi
parli solo di problemi: non mi interessi
sei melodrammatica: non mi interessi
non prendi caffè: non mi interessi
sei Vanessa Incontrada: non mi interessi
sei a dieta: non mi interessi
sei sposata: non mi interessi
sei informata: non mi interessi
sei spiritosa: non è vero
sei disinformata: non mi interessi
sei contorta: non mi interessi
sei alla moda: non mi interessi
sei profonda: t'illudi
sei Julia Roberts: non mi interessi
sei sotto pressione: non mi interessi
sei in cerca d'identità: non mi interessi
rimpiangi il passato: non mi interessi
sei studentessa: non mi interessi
sei impegnata: non mi interessi
hai due figli: non mi interesi
sei vanitosa: non mi interessi

Chi mi interessa? Non lo so.
Quando la sveglia suonerà a mezzoggiorno risponderò.

giovedì 5 maggio 2011

I Neoplatonici (trenino arcobaleno)

I Neoplatonici è un libro che appartiene al genere dei libri sommersi; ed è un vero peccato.
Scritto nella seconda metà dell'Ottocento vide la luce soltanto nel 1977.
Immaginate che posto migliore sarebbe l'Italia se sto libro che parla di amore gay fosse uscito allora e si fosse poi da esso sviluppato un dibattito sereno e senza pregiudizi sull'omosessualità? Sì, lo so - fantascienza.
Sono altresì contento perchè ho potuto scoprire un Settembrini uomo e artista e non solo la statuetta da presepe risorgimentale che ero abituato a conoscere. Onore a te, Luigi! Eroe antiborbonico e scrittore!
Ambientato nell'antica Grecia, i due protagonisti sono i giovani ateniesi Doro e Callicle.
Crescono insieme, vivono insieme e insieme studiano. Tra di loro scoppia l'amore e le frasi che descrivono il preludio del loro congiungimento son deliziose. Le scene di sesso, invece, sono abbastanza esplicite anche se la metafora la fa da padrona.
Le belle mele, l'Ercole, il giardino d'Esperia...
Ho trovato alquanto tenera la loro "processione" al tempio di Atena per rigraziare la dea di aver donato l'olio agli uomini.
L'incontro col maestro platonico Codro, invece, è molto ironica. Codro dovrebbe essere colui che insegna l'amore ai giovani mentre è lui a finire nel mezzo guidato da essi. E mi raccomando, che il trenino sia reciproco e attenti a non uscir di carreggiata!
Il libro affronta anche l'amore eterosessuale e la questione del rapporto anale tra uomo e donna, attraverso le parole della giovane Innide.
Voglio riportare sto passo perchè son dubbi su cui (conoscendomi) mi arrovellerò per un po':
"Eppure" disse Doro "molti biasimano questo amore, e molti più biasimano la legge della reciprocanza".
E Codro: "Chi sono costoro? quelli che non conoscono questo amore, e biasimano ciò che non conoscono. Coloro che hanno sentito questo diletto amoroso, ne ringraziano gli Dei. Io dirò a quelli: Ma provate, vedete, conoscete prima, e poi ne riparleremo. E a chi nega la legge io rispondo, che egli nega che due sia maggiore di uno, che due diletti piacciono più di uno. Amare è cosa santa, godere dell'amore senza offesa altrui e senza vergogna propria, godere egualmente, è accrescimento e compimento d'amore. Non ascoltate, o giovanetti, coloro che ragionano di cose di cui non hanno conoscenza, e qui la conoscenza non viene dalla mente ma dalla esperienza e dal fatto. Chi non ha provato non può parlarne".
Il libro si chiude con un doppio matrimonio e con un "guizzo letterario" che non rivelerò, ma che starà a voi scoprire se deciderete di leggere. Dico solo che il libro non è un inno all'omosessualità, ma alla più lieta bisessualità (almeno, così m'è parso di capire) e m'è piaciuto il non seguire le diretive di Platone nè come guida d'amore, nè per la comunanza delle donne...Callicle e Doro, forse, son più saggi ancora di lui...

mercoledì 4 maggio 2011

Pinocchio era polacco?

Sinceramente non capisco che senso ha proclamare beato o santo un papa. Se uno diventa papa è ovvio che sia un sant'uomo, no? In vita non lo chiamano sua santità? Non so, ci trovo un che di tautologico in tutto questo. Sembra di elogiare un uomo laureato in matematica perchè sa la tabellina del tre a memoria.
Non capisco neanche quali meriti speciali abbia poi il polacco.
I viaggi? Allora bisognerebbe fare santo pure Phileas Fogg.
Il fatto che il suo pontificato sia durato tanti anni? Allora bisognerebbe santificare pure Andreotti.
Il terzo mistero di Fatima? Ma in questo caso l'unico mistero è come abbia fatto Alì Agca a mancarlo da così vicino.
Del resto, come si evince da almeno nove punti, il polacco non si è particolarmente distinto dai suoi illuminati predecessori.
1) Un "no" convinto al preservativo perchè impedisce la vita. Sì alla morte sicura per Aids. Anche perchè poi chi ve lo dice che dovete trombare. Astenetevi, please.
2) La solita condanna dei gay. Il sesso deve essere solo a fini procreativi, come le vacche. Una coppia omosessuale non è degna.
3) Elezione, nel 2001, a capo della congregazione per la Dottrina della Fede, di Ratzinger al quale affidò le indagini su stupri e torture inflitte ai bambini dai sacerdoti. Memorabile la lettera confidenziale mandata da Joseph ai vescovi in cui ricordava quanto fosse grave informare l'autorità giudiziaria.
4) Sì alla procreazione assistita e a una morte dignitosa, ma solo per i ricchi, potendosi entrambe praticare solo all'estero. In barba all'art. 32 della Costituzione che afferma "la legge non può mai violare i limiti imposti dal rispetto della vita umana". Lo dice pure il Vangelo, purchè si abbia voglia di tenerne conto.
5) No al sacerdozio femminile e sì alle suore come colf a gratis.
6) Per quanto riguarda il Sudamerica: no ai Teologi della Liberazione (Oscar Romero, do you remeber?). Sì all'amicizia con Pinochet.
7) Protezione e sostegno al cardinare Pio Laghi nunzio apostolico a Buenos Aires (do you remember?)
8) Nomina di Marcinkus a capo dello IOR. Qui ogni commento è superfluo.
9)E' ormai di pubblico dominio che grazie al Concordato firmato con quello stronzo di Craxi un miliardo di euro l'anno dei cittadini italiani finisce nelle tasche del clero e solo una piccolissima parte va alle opere di carità.
Ricordatevi, cari italiani, di specificarlo nella dichiarazione dei redditi, altrimenti l'8 per mille se lo intascano loro.

martedì 3 maggio 2011

Manifesto del partito comunista [scritti introduttivi-prima parte]

La novità di un testo come il Manifesto del partito comunista non risiede tanto nella presa di coscienza dell'asprezza del conflitto sociale tra proletariato e borghesia, e neppure che tale conflitto è stato storicamente preceduto dalla lotta di classe tra schiavi e proprietari di schiavi e tra servi della gleba e feudatari.
La vera novità è nella nuova visione della realtà che Marx ed Engels oppongono alle ideologie liberali dominanti a quel tempo. Sempre così accade con i grandi filosofi. Loro non vedono cose nuove, ma sanno interpretare in modo nuovo la realtà presente. Sopratutto sanno sorgere contro le idee dominanti, perchè il pericolo non viene solo dai potenti e dal Potere, ma soprattutto dai fiancheggiatori che, in buona fede o no, sono i propagatori delle idee padronali. E vi fanno il lavaggio del cervello. In pratica loro vogliono convincervi che il palo che avete in culo è colpa vostra, che ve lo siete messi da solo. Svegliarci è un'antica e peculiare funzione del filosofo (una tra le tante). Proviamo a comparare le idee di Marx e di Engels con quelle dei liberali del loro tempo, può essere un confronto istruttivo.
Tocqueville riconosce lo stridente contrasto tra la spaventosa miseria di massa e l'opulenza di pochi e scrive: “Di qui lo schiavo, di là il padrone, di là la ricchezza di alcuni, di qui la miseria del più gran numero”. Tocqueville mette in guardia contro il pericolo delle “guerre servili”, cioè di sollevazioni di schiavi analoghe a quelle verificatesi nell'antichità classica. Insomma per lui lo “spettro del comunismo” evocato dal Manifesto sembra assumere le sembianze terrifiche di una sorta di Spartaco proletario e moderno.
Locke non ha difficoltà a constatare che “la maggior parte dell'umanità” è “resa schiava” dalle condizioni oggettiva di vita e di lavoro.
Mandeville non ha dubbi sul fatto che la “parte più meschina e povera della nazione” è destinata per sempre a svolgere un “lavoro sporco e simile a quello dello schiavo”.
Per Burke essa è impegnata in occupazioni non solo ”mercenarie” ma anche “servili”, cioè “proprie dello schiavo”.
Ma tutto ciò non incrina la buona coscienza delle classi dominanti e della borghesia liberale del tempo, la quale si libera del problema rinviandolo a una sfera extra-politica.
Scrive Marx nel 1844: “L'Inghilterra trova il fondamento della miseria nella legge naturale, per la quale la popolazione deve costantemente superare i mezzi di sussistenza e spiega il pauperismo con la cattiva volontà dei poveri, incapaci di resistere all'incontenenza sessuale”.
Si legge chiaramente la polemica marxiana contro Malthus, il quale, a sancire la restrizione della sfera politica, chiama paradossalmente l'economia politica. Una volta che essa sia divenuta “un oggetto di popolare insegnamento”, i poveri comprenderanno che devono attribuire alla natura matrigna e alla loro individuale debolezza o imprevidenza la causa delle privazioni che soffrono; “l'economia politica è la sola scienza di cui possa dirsi che dall'ignorarla sono a temersi non solo privazioni, ma mali positivi e gravissimi”.
Sulla stessa lunghezza d'onda si pone Tocqueville che ci regala questa perla:
“diffondere tra le classi operaie qualche nozione, tra le più elementari e più certe, dell'economia politica, che faccia loro comprendere, ad esempio, ciò che di permanente e di necessario vi è nelle leggi economiche che reggono il tasso dei salari; perchè tali leggi, essendo in qualche modo di diritto divino, in quanto scaturiscono dalla natura dell'uomo e dalla struttura stessa della società, sono collocate al di fuori della portata delle rivoluzioni”.
Secondo John Stuart Mill, i poveri devono essere dissuasi dal contrarre matrimonio e rientra tra i “poteri legittimi dello Stato” imporre un vero e proprio divieto.
Duro è il giudizio del Manifesto su siffatti economisti e nell'opera di Marx è spesso presente un'ironia contro l'economia politica così intesta: questa “scienza della mirabile industria” e della “ricchezza” si rivela come una “scienza di ascesi” e di “rinuncia”; l'ideale di questa economia politica è “lo schiavo ascetico ma produttivo”. (bauhauahauauauau)
La pretesa di mettere sul conto della natura matrigna la permanente miseria di massa ignora del tutto le crisi di sovrapproduzione che caratterizzano e investono il capitalismo. Su di esse conviene invece concentrare l'attenzione:
"Durante le crisi commerciali viene regolarmente distrutta una gran parte non solo dei prodotti finiti, ma persino delle delle forze produttive già create. Durante le crisi scoppia un'epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa un'assurdità: l'epidemia della sovrapproduzione. La società si trova improvvisamente ricacciata in uno stato di momentanea barbarie; una carestia, una guerra generalizzata di annientamento sembrano averle sottratto tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti, e perchè? Perchè la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio".

lunedì 2 maggio 2011

Parità nel petting

Oggi la dottoressa Monya Ovaya, con la quale collaboro per la stesura delle pagine sull'educazione sessuale, mi ha sorpreso.
Secondo lei ci vuole la parità anche sotto le lenzuola e quindi anche le donne devono occuparsi dei preliminari e non solo richiederli a gran voce. Io lo davo per scontato che i preliminari dovessero essere un "compito" d'entrambi i sessi, ma lei ha insistito e quindi le lascio la parola.
Care donne, i preliminari sono fondamentali e per una volta può essere divertente ribaltare i ruoli e dedicare una serata tutta al vostro lui, anzi al suo piacere, che poi è anche il vostro.
Vi fornirò, quindi, qualche consiglio su come scaldare la serata.
Mettete in azione il regolamento "guardare ma non toccare" per accendere i sensi del vostro partner. Far crescere il desiderio, è il vostro obbiettivo. Cominciate con uno spogliarello lento, lasciatevi guardare e decidete voi quando interrompere il gioco.
Apprezzerà l’attitudine al comando. Un altro modo per sciogliere la tensione è fare un massaggio. Quando tornerà stanco dal lavoro accoglietelo in una casa scarsamente illuminata e con un bagno caldo già pronto. Rassicuratelo e fatelo sfogare, fatevi raccontare i problemi e le cose che lo stressano. Coccolatelo e fatelo infilare nella vasca, poi prendetevi cura di lui con un bell’insaponamento e carezze.
Quando sarà già rilassato e asciutto, proponetegli un massaggio lento e lungo. Usate il corpo nella sua totalità; seno e capelli per massaggiare lievemente il corpo del vostro lui.
Cercate di sciogliere le tensioni del corpo massaggiando le zone più contratte, come spalle e schiena. Fategli arrivare chiaro il messaggio che questa sera non dovrà preoccuparsi di nulla e che ci sarete voi a confortarlo ed eccitarlo.
Ponete domande e chiedete al vostro lui quali sono le zone più erogene, quelle in cui è maggiormente sensibile. Vedrete che la prossima volta sarà lui a ricompensarvi degnamente!

domenica 1 maggio 2011

Terapia tapioca

Il pingue e bonario dottor Pisafulli non è pazzo e questo lo si può desumere dal fatto che egli non ha atteggiamenti stravaganti come cantare comm’ è bbell’ ‘a luna a marechiaro a mezzanotte sul tetto, nudo e con un copricapo indiano in testa.
Nè dice assurdità del tipo che Berlusconi è entrato in politica per il bene dell’Italia e non per pensare agli affari propri. Però attenzione, non possiamo neanche dire che il dottor Pisafulli sia strano perchè attribuire quell’aggettivo ad una persona senza ulteriori specificazioni è non dire un emerito cazzo. Quindi, per ora, asseriremo semplicemente che il dottor Pisafulli è un tipo normale perchè investe.
Investe??? E che è un pirata della strada? Un brooker finanziaro?
Ma no, ma no! Il dottor Pisafulli, come ogni essere umano, tutti i giorni della sua vita investe due tipi di forze psichiche; una diretta verso gli oggetti esterni e un altra verso di sè, alla ricerca della più perfetta collimazione tra il suo Io empirico e il suo Io ideale. Insomma cerca di dirigere in modo proficuo la sua libido, sia nei rapporti con gli altri, sia attraverso il confronto con il mondo esterno, sia, e soprattutto, nel campo sessuale.
Ecco, lascia perdere le prime due di cui non frega niente a nessuno e parlaci del sesso che insieme alla violenza e alle tragedie sono il pane quotidiano di noi lettori.
Bè non è facile parlarne perchè il dottor Pisafulli è una persona molto riservata, è un gran lavoratore e ha una moglie che gli è molto devota.
Niente amante?
Sì, ne ha di svariate, ma sono solo delle donne con cui fa sesso perchè secondo lui farlo sempre con la stessa persona è contro natura e quindi trova uno sfogo in queste relazioni fuori dal matrimonio. E qui è il punto. Finchè le nostre pulsioni, i nostri desideri, le nostre voglie trovano un canale di sfogo accettabile va tutto bene. Il guaio è quando non si riesce a trovare un modo per soddisfarle.
Uh, la faccenda si fa interessante. Dai dai, che succede?
Sappiamo già di certo che la vita sessuale è una delle parti più importanti della nostra vita. Ed è ovvio che se il dottor Pisafulli fosse respinto dalle amanti con l’accusa di non aver mai goduto con lui, oppure se la moglie scoprisse le tresche e gli impedisse di continuarle il nostro eroe si troverebbe a fronteggiare una situazione difficile a cui dovrebbe assolutamente trovare una soluzione perché altrimenti correrebbe il rischio di ammalarsi attraverso un processo di esacerbazione del narcisismo e altre perversioni paranoiche.
Gesùmmaria! E se uno si ammala di ‘ste cose, c’è una terapia utile? Che faccia guarire?
Certo che c’è, una nuova cura è basata sul dirottare gli impulsi sessuali su un’attività sostitutiva e la più efficace si è dimostrata essere quella di scrivere racconti inutili.