venerdì 30 settembre 2011

Carnage


La prima domanda a cui deve rispondere un tipo che va a vedere un film al cinema è la seguente: ti sei divertito o ti sei rotto le palle?
Io, sinceramente, a vedere Carnage di Roman Polanski mi sono proprio divertito.
Un'oretta e mezza passata piacevolmente e devo ammettere che durante il dialogo tra Alan e Michael sui bottoni e i tubi dello sciacquone per il cesso, m'è scappata una risata che s'è sentita per tutta la sala.
Due undicenni litigano e uno dei due, con una bastonata, rompe labbro e denti all'altro.
I genitori dei bambini si incontrano per chiarire e il film si svolgerà tutto nella casa di Penelope e Michael mamma e papà del bambino "sfigurato".
In realtà il dialogo tra i quattro non decolla mai.
Innanzitutto perchè sembra che Nancy e Alan, genitori dell'assalitore, debbano sempre andar via (ed è una bella trovata cinematografica, questa); poi perchè in effetti nessuno vuole avere torto e tutti vogliono avere ragione; infine perchè il cellulare di Alan continua a suonare in continuazione (ed è il contenuto della telefonata ad essere interessante...).
Ok, da sobri non funziona. E quando si ubriacano? Le cose vanno meglio, la tensione si scioglie?
Neanche per sogno, perchè è l'occasione giusta affinchè i personaggi mostrino il loro vero volto e questo succede soprattutto a Penelope e Michael.
Il film è tutto incentrato sui dialogo tra i quattro attori (a me sono piaciuti molto Jodie Foster e Christoph Waltz) e io mi sono soffermato sulle parole da miserabile di Michael, il cinismo di Alan e sui ragionamenti di Penelope.
Ho trovato soprattutto interessante quando Alan e Penelope confrontano la società africana con quella occidentale. A Penelope scappa detto che la società occidentale è la società delle regole, della convivenza e non della violenza e che lei è fiera di appartenervi.
Qui ho ghignato perchè ho pensato: ma porca puttana! la società occidentale è la società più violenta di tutto il mondo!
Vabbè, ho comunque amato Penelope per le sue parole sull'arte e sullo sforzo che ognuno di noi deve compiere per evolversi. L'ho apprezzato davvero, il resto è tutto molto falso e molto ipocrita.
Anche se non siamo nel Darfour, la nostra società è violenta cazzarola, altrochè se lo è. Ora vorrei parlare dei borghesi e del vomito su Kokoschka (e non su Bacon...), ma andrei fuori traccia.
Insomma, Carnage è un film dedicato al dialogo tra gli uomini.
Il dialogo, la cosa più naturale e più difficile del mondo.
Così a portata di mano e così irraggiungibile
Bravo Roman, mi sei piaciuto.


Un'ultima cosa prima di perdervi.
Il film è tratto dallo spettacolo teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza. Volevo dirvi che ho preso il testo, che lo leggerò presto e che ve ne parlerò. Sono così eccitato dal fatto di poter confrontare film e libro...

p.s. Il film fa venire voglia di bersi un whisky. Almeno a me così è capitato. Cheers!!!

giovedì 29 settembre 2011

AUGURI SILVIO!!!


Silvio, ma che è il tuo compleanno???
E non dici nulla???
Augurissimi!! Ma quanti anni compi? 75??
Dai, non è possibile! Io te ne davo 40, 41, 42 ma proprio al massimo!
Sei giovanissimo! Ma non perchè ti sei fatto il lifting, il trapianto dei capelli e il clistere purificante. Sei giovane fuori, perchè sei giovane dentro e perchè il tuo cuore è puro! Nonostante i giudici comunisti, tu mantieni uno spirito sereno e gioioso!
Sono tutti invidiosi perchè sei ricco, potente e scopi dalla mattina alla sera.
Te le scopi tutte. Ti ammiro per l'idea di scoparti una tipa col crocifisso tra le tette. Veramente sublime.
Quante leggi ad personam ti sei fatto? Più di 40? Poche, Silviuccio mio, veramente poche.
Hai fatto affari con la mafia, corrotto finanzieri, ospitato per anni un capomafia a casa tua, tieni in mano le televisioni, un sacco di giornali e di radio e te ne freghi delle regole democratiche, eri iscritto alla P2...che curriculum! Perfetto per fare il Presidente del Consiglio!
Sei un Dio! Sei quello che si meritano gli italiani, quei poveri stronzi che ti votano e che ti credono. Quelli son proprio fessi, manco c'è bisogno che li compri e che gli fai i condoni e gli scudi fiscali, quelli ti votano lo stesso. Vedi che stronzi?
Secondo l'Istat, la vita media di un uomo è di 77 anni. Quindi, teoricamente, dovresti crepare fra due anni, ma non dargli retta. Si sa che l'Istat è un covo di comunisti.
Tu vivrai almeno 150 anni, o mio Signore. Almeno, eh. Ma, sotto sotto, io spero che tu sia immortale così potrai governarci in eterno.
Ti lascio con un omaggio di Benigni e una foto di una bella topa. So che apprezzi il genere.

Se quella notte per divin consiglio,
la Donna Rosa, concependo Silvio,
avesse dato ad un uomo di Milano,
invece della topa il deretano,
l'avrebbe preso in culo quella sera
sol Donna Rosa e non l'Italia intera

mercoledì 28 settembre 2011

Chupati la sirena, minchione (incubo d'autunno)


È che a me quando suona la sirena che annuncia la fine del turno, mi sale l’angoscia.
Prima non era così, ma ora il dover tornare a casa mi pesa.
Torno e non c’è nessuno ad attendermi. Mi accoglie una casa vuota, buia e fredda. Ho fatto morire pure quei cazzo di pesci nell’acquario e cani e gatti non li posso tenere perché i gatti li odio e per i cani non ho tempo.
Fino a poco tempo fa tornare a casa era un piacere perché potevo dedicarmi a me stesso. Leggere un libro in poltrona, dipingere, ascoltare musica – mi arricchivo, insomma. Combattevo feroce contro l’abbrutimento del lavoro e il rincoglionimento della banalità quotidiana. A me, la routine che amminchiona i comuni mortali, mi faceva un baffo.
Ma ora, ora non faccio più niente. Non ho voglia di fare un cazzo e spreco il mio tempo davanti alla tv; ceno e mi vado a coricare con il rimpianto di aver sprecato un’altra giornata.
Più passano i giorni e più aumenta lo scazzo.
Stasera, però, ho deciso di uscire. Mi illudo di averlo fatto per darmi una scossa, ma la verità è che non m’è rimasto in casa manco un goccio d’alcol.
Scendo per strada senza badare a come sono vestito. Non mi lavo, non mi pettino e vaffanculo.
Mi perdo tra la folla e vedo che tutti sono in coppia o in gruppo e io sono l’unico ad essere solo. Gli altri ridono e sono a colori, io uno sfigato in bianco e nero.
Potrei andare da Gianna, la salumiera con le tette grandi. Una biondona ex prostituta che ha sposato un ricco vecchio e stronzo che le ha messo su la botteguccia.
Decido di rinunciare alla visione delle tette di Gianna perché poi, una volta comprate le bottiglie, dovrei ritornare a casa e non mi va.
Fanculo, mi rifugio in un bar. Dicono che il bar l’abbia inventato Caino per stordire il suo rimorso.
Chi lo sa? Potrebbe anche essere vero; ho sentito cazzate ben più inverosimili.
Entro nel primo bar che trovo. Non ho un bar preferito perché i baristi, alla lunga, rompono il cazzo e diventano indiscreti con la scusa che ti conoscono. Niente confidenze, stasera. Versami da bere e chiudi il becco!
Mi siedo a un tavolino, non saluto né mi guardo in giro. Sparissero tutti sarebbe meglio, penso.
Si avvicina una cameriera con i capelli rossi ricci, un fisico asciutto e un gran culo (mi sporgo apposta per vederlo). Ordino un whisky doppio, lei prende nota e se ne va. Era così difficile ricordarsi di un whisky doppio?
Comunque me lo porta subito e le do un’altra occhiata al culo.
Trangugio il whisky tutto d’un fiato ed è un errore. Sono il solito animale, avrei dovuto sorseggiarlo e distendere un po’ i nervi.
Ne ordino un altro gridando forte ed anche stavolta il servizio è celere e decido che lascerò una mancia alla rossa.
Comincio a sorseggiare e penso che la mia vita è stata tutto un errore. Penso che avrei dovuto mandare affanculo qualcuno, che avrei dovuto abbracciare Luisa, magari baciarla prima di farla andare via. Penso a che giornata di merda sarà al lavoro domani e che dovrò fare due ore in più. Penso ai posti dove non sono mai stato. Poi mi fermo e faccio una lunga sorsata ad occhi chiusi.
Quando li riapro, la testa mi gira alquanto e sento che m’è venuto il sorriso idiota. Sono pazzo? Sì, mi dico. Ma no, mi rispondo. Forse, dico con poca convinzione dopo un altro sorso.
Ho quasi finito il whisky e voglio ordinarne un altro. Cerco la cameriera con gli occhi e noto che lei già mi stava guardano con un’espressione ben poco amichevole. Guardo verso il bancone e mi accorgo che il barman è una donna. Vicino a lei c’è un'altra ragazza che pulisce con uno straccio e sugli sgabelli ci sono due donne. Stanno tutte guardando verso di me. Mi guardano come se fossi una preda da uccidere.
Giro la faccia e vedo che tre tavolini sono occupati da sei, sette donne e pure queste mi stanno guardando.
Alla fine debbo constatare che nel locale, a parte me, ci son solo donne. È donna pure una che sta giocando al video poker che s’interrompe, si gira e mi guarda in maniera minacciosa mentre mastica il chewing-gum.
Non mi sento per niente a mio agio. Prendo i soldi dalla tasca, li lascio sul tavolino e mi avvio verso l’uscita.
Mentre sto per raggiungere la porta, una donna che indossa un giubbotto di pelle e che ha una cresta viola e una decina di orecchini sparsi tra naso, lobi e sopracciglia, mi si piazza davanti e incrocia le braccia. Ha uno sguardo molto truce e sembra intenzionata a non farmi passare.
Per fortuna, non ha neanche un grammo di muscoli.

martedì 27 settembre 2011

Dimane nun esiste e 'o juorno primma, siccome se n'è gghiuto, manco esiste. Esiste sulamente stu mumento...


Adoro Eduardo De Filippo perché è un artista dalle mille facce.
È spietato e tenero, corrosivo e poetico, crudele e comprensivo, raffinato e semplice, ma soprattutto perché sa essere duro e paterno con il popolo napoletano.
Lo vedi, nei film e nelle commedie, che prende il bastone per colpire, ma poi si ferma e nasconde un sorriso d’amore dietro un ghigno.
Devo colmare le lacune dei suoi volumi di commedie. In questi giorni prenderò la Cantata dei giorni pari e col tempo i tre volumi delle Cantate dei giorni dispari.
Per ora, mi godo le sue poesie.

E allora bevo...

Dint' 'a butteglia
n'atu rito 'e vino
è rimasto...
Embè
che fa
m' 'o guardo?
M' 'o tengo mente
e dico:
"Me l'astipo
e dimane m' 'o bevo?"
Dimane nun esiste.
E 'o juorno primma,
siccome se n'è gghiuto,
manco esiste.
Esiste sulamente
stu mumento
'e chistu rito 'e vino int' 'a butteglia.
E che ffaccio,
m' 'o pperdo?
Che ne parlammo a ffà!
Si m' 'o perdesse
manc' 'a butteglia me perdunarrìa.
E allora bevo...
E chistu surz' 'e vino
vence 'a partita cu l'eternità!

lunedì 26 settembre 2011

L'arte fermata alla dog-ana americ-ana

(Constantin Brancusi, Oiseau dans l'espace)


Nel 1927 lo scultore Costantin Brancusi intentò causa agli Stati Uniti.
L'anno prima il fotografo Edward Steichen aveva acquistato una scultura di Brancusi, Oiseau dans l'espace, ma al momento dell'importazione non aveva potuto ottenre l'esonero dei costi doganali di solito concesso alle opere d'arte.
I doganieri statunitensi, dopo un rapido esame della forma affusolata e astratta di Oiseau, classificarono la scultura di Brancusi come utensile di cucina e imposero una tassa di 240 dollari dell'epoca: non è veramente arte, è un oggetto utilitario, deve pagare.
Ovviamente non era tanto la tassa a infastidire Brancusi, quanto la classificazione della sua creazione come oggetto utilitario, il mancato riconoscimento del suo valore atistico. Quando Steichen parlò del reclamo alla fondatrice del Whitney Museum, questa vide la possibilità di stabilire un precedente importante e gli mise a disposizione i suoi avvocati. Gli atti del processo sono uno straordinario documento: registrano le opinioni di esperti che devono convincere una giuria del fatto che OPiseau sia, o non sia, un'opera d'arte.
Gli avvocati delle due parti sfidano i testimoni con domande insidiose che saggiano la consistenza della loro concezione di arte. Il punto di partenza è la definizione di oggetto artistico che utilizzavano le dogane americane: fino al 1922 doveva trattarsi di una riproduzione di un modello naturale (come il ritratto di una persona, un paesaggio, una natura morta), e solo in seguito si cominciò a concedere ad altri tipi di oggetti il privilegio dell'artisticità, posto che fossero originali, che non fossero prodotti in serie, che fossero attribuiti ad artisti noti, e che non avessero fini utilitari.
L'interesse degli atti del processo contro Brancusi sta nel fatto che le definizioni di arte o di artista proposte non servono semplicemente ad articolare una posizione teorica, ma sono pensate per convincere una giuria in un processo. Siamo al di fuori dell'ambito accademico; e tuttavia il livello della discussione è altamente teorico. Non si sta cercando di accertare dei fatti, come si confà a un processo in cui si fosse trattato di dimostrare che Brancusi aveva rubato, o plagiato, o truffato.
Stiamo assistendo al tentativo di negoziare i limiti del concetto di oggetto d'arte.
L'arte moderna impone un negoziato concettuale perchè le sue produzioni - Oiseau ne è un esempio - sfidano le categorie in cui si vuole incasellarle.
Brancusi vincerà la causa nel novembre del 1928.

domenica 25 settembre 2011

Il più grande spettacolo dopo il bidet


Che situazione buffa: un tipo strano che trova strane le cose del mondo.
E' una contraddizione in termini? E chi lo sa? Forse i tipi strani non trovano strano spruzzare il dentifricio fuori dalla finestra e gioire per quella pioggia di coriandoli verdi, mentre rimangono sconvolti dall'esistenza delle porte blindate degli appartamenti.
Parametri differenti...
Perchè avete le porte blindate e le serrature e le sbarre alle finestre?
Perchè ci sono i ladri, ovviamente.
Ma perchè ci sono i ladri? E qua ci fermiamo.

Mi fa incazzare Jovanotti. Proprio uscire fuori dai gangheri.
Già con quella faccia da cazzo, quel sorriso ebete, quella barba finta, quel suo modo di vestire da finto povero, quel salutismo...insomma, a me pare proprio un fricchettone di plastica. Odioso.
Ultimamente poi m'ha fatto venire la voglia di prenderlo a calci nelle palle.
Ho letto una sua intervista sul corriere della sega dove dice che lui nelle canzoni preferisce non parlare di politica nè affrontare temi forti (le cosiddete tematiche sociali), preferendo lasciare queste cose ad altri.
Eh??? E allora tu che cazzo ci stai a fare?
Ma il peggio deve ancora venire.
Mentre sparava altre menate sui cardinali e sulla musica in genere, se ne esce con questa frase: "sento di avere il fisico da cantante pop".
E che minchia significa? Odio le frasi stupide che vengono accolte con un sorrisino, con normalità.
Cioè sto tipo fa musica, però sai..quella pop...quella cuore-amore..abc-cocò...
Jovanò, qua le cose sono due. O ti sei autodeclassato da solo a cantantucolo inutile di scemenze, oppure hai empiricamente dimostrato che bere solo acqua, non fumare e praticare sport fa male, molto male.
Di sicuro non sei un vero artista e strappati quel sorrisino imbecille dalla faccia che non è serata.