venerdì 31 maggio 2013

No, Beppe, così non va. Critiche sparse sboccate e libere

No, non mi stanno piacendo i post che Beppe Grillo scrive sul blog.
Non m'è piaciuto il post scritto dopo le elezioni amministrative, né i commenti di molti attivisti del Movimento 5 Stelle.
In breve, la tesi è che le elezioni amministrative sono diverse dalle politiche (ma va?!), l'Italia A l'Italia B quelli che stanno bene quelli che non vogliono cambiare, hanno prevalso le logiche meschine di Paese ecc. Addirittura quelli che negano il flop.
Innanzitutto, è vero che le elezioni amministrative son diverse dalle politiche ma cosa significa? Non erano elezioni amministrative quelle del famoso BOOM che il grande Napolitano (anziano) non aveva udito? Non erano elezioni amministrative quelle del trionfo di Pizzarotti e altri sindaci eletti del Movimento 5 Stelle? Non erano elezioni amministrative quelle in Sicilia col Movimento 5 Stelle primo partito?
Su, non raccontiamoci cazzate. E non mettiamo la testa sotto la sabbia. Il flop c'è stato, non facciamo come il povero Bersani col suo mitico abbiamo vinto non vincendo (più o meno).
Poi, c'è l'apice. Molti attivisti dicono che nelle elezioni comunali si sa che la gente si vende per i favori, gli appalti, il posto di lavoro per il figlio, le consulenze esterne, le municipalizzate..insomma per tutta la mangiatoia politico-comunale.
Altra scemenza colossale. Una cazzata che ieri sera alla riunione del Movimento del mio paese per poco non mi mandava in bestia.
Ma se a Roma tra PD e PDL mancano oltre 600000 voti, dove cazzo sono i venduti? La risposta dell'elettorato a queste elezioni amministrative è una sola: ASTENSIONISMO.
Cioè se qualche politico andava in giro a "comprare" voti la risposta è stata VAFFANCULO! non è stata, ok mi vendo devo pur vivere.
L'elettorato è coerente perché continua a non votare PD e PDL che sono in continua emorragia di voti, ma la novità è che non vota il Movimento 5 Stelle. Cioè il Movimento 5 Stelle non intercetta più il dissenso. Chiaro è che gli elettori si son rotti il cazzo anche del Movimento 5 Stelle.
Chi ha rotto il cazzo? Io credo proprio Grillo con il suo atteggiamento e i suoi post.
Fatto salvo due cose (smerdamento totale h 24 dei media ed elettorato di merda) Grillo dovrebbe fare autocritica.
Innanzitutto con la faccenda dell'accordo col PD. Gestita malissimo.
E' vero che il PD non aveva nessuna voglia né intenzione di allearsi e attuare un vero programma di rinnovamento, ma il Movimento col suo atteggiamento si è preso tutta la colpa. Stupidità assoluta.
Conveniva dare una fiducia a tempo, e mettere in crisi il PD. Erano loro che si dovevano spaccare, erano loro che dovevano smerdare. Come il Movimento è stato abile con Rodotà, così è stato coglione con Bersani.
Tragicomico poi il post di Beppe dell'"avete sbagliato a votarci"...la gente ha pensato "ah, sì? abbiamo sbagliato? e vaffanculo allora". E ha tolto i voti.
Poi non ho capito...prima Grillo scrive: "impedire ad ogni costo il ritorno di Silvio al governo" poi scrive: "con Rodotà presidente c'è la possibilità di un governo col PD"...ma allora st'alleanza la vuoi fare o ci prendi per il culo?
Il responso delle urne fu chiaro: ci sono 3 forze quasi equivalenti, due governeranno e una no.
La gente ci incolpa dell'inciucio, è esasperata di rivedere di nuovo quelle facce di merda al governo e si sfoga col Movimento. Io sto in piazza tutti i giorni, io gli umori della gente li conosco. So quello che dicono quando facciamo il gazebo del 5 Stelle.
Ora, di tutto il buon lavoro che i parlamentari stellati stanno facendo non fotte niente a nessuno. Nessuno ne viene a conoscenza.
Grillo, hai pure rotto il cazzo con queste continue urla da extraparlamentare. Andavano bene prima, ora la gente si è rotta i coglioni. Ormai dopo Silvio e Bersani, sei anche tu in black list.
Fatti una vacanza, fai autocritica, torna con un atteggiamento più easy e giocoso. Stai facendo la figura dell'idrofobo. E secondo me gli idrofobi non piacciono a nessuno.
L'ultima chicca è quello che hai scritto ieri a Rodotà: "In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra."
No, non ci siamo. Con bersani veltroni floris finocchiaro (minuscola voluta) e gentucola varia va bene il tuo tono dissacrante e sfanculante.
Con Rodotà, no. Primo perché è una persona coi coglioni sotto, secondo perché è una persona (come le quirinarie hanno dimostrato) stimata dagli attivisti del Movimento 5 Stelle.
Allora con Rodotà si cambia tono, si alza il livello del dialogo e se vuoi controbattere lo fai punto per punto confrontandoti come si fa con una persona di spessore.
Ormai hai una responsabilità, Beppe, milioni di voti e tanti attivisti.
Non puoi renderci ridicoli con queste cazzate.

firmato
Un attivista del Movimento 5 Stelle, che non chiede niente e fa tutto volontariamente cacciando i soldi di tasca sua.

p.s. il post di oggi dedicato a Rodotà "Ccà nisciuno è fesso" è veramente ridicolo.

martedì 28 maggio 2013

SIETE UN ELETTORATO DI MERDA (semi cit.)

Volevo fare i miei complimenti a quegli stronzi che due mesi fa votarono Movimento 5 Stelle e che in queste elezioni amministrative sono rimasti a casa.
Siete delle merde.
Non avete capito l'importanza e la funzione del voto.
Quello che mi fa più schifo è che magari per anni, per decenni, avete votato le peggiori merde del pianeta, i più loschi figuri, i delinquenti più incalliti e ora, dopo appena due mesi, già avete mollato un discorso politico di cambiamento.
Siete delle merde.
Volevo dilungarmi, ma non ne vale la pena.
Mi fate solo schifo. Spero che gli amministratori eletti vi facciano il culo a furia di consulenze esterne, imbrogli vari e che vi lascino un buco di bilancio enorme.
Fottetevi, a cominciare dal Friuli fino all'ultimo comune.

lunedì 27 maggio 2013

BarattoFalli


Il leone se ne stava…aspetta un attimo. Il leone è un animale troppo fiero violento reale per questa storia, va a finire che pecchi di superbia; scegline uno più modesto.
Uhm. La puzzola va bene? Certamente sì; la puzzola è piccola, non è un predatore e poi puzza pure di merda. Va benissimo.
Una puzzola se ne stava per cazzi suoi nella gabbia dello zoo di San Francisco.
Non aveva compagni di cella, era proprio sola. Tutti gli altri animali avevano compagni e compagne della stessa razza. Le tigri con le tigri, i coccodrilli con i coccodrilli e quelle cazzo di scimmie avevano una specie di lunapark con liane e copertoni appesi dove fare le loro stronzate di scimmie con le altre scimmie.
Perché la puzzola del racconto non stava con le altre puzzole? E chi lo sa. Bisognerebbe interpellare i proprietari dello zoo. Ma non è importante - per ora.
La puzzola viveva nella gabbia da sola, pensava ai cazzi suoi, non divertiva il pubblico, non si dondolava su quei cazzo di copertoni, non spaventava i bambini con i ruggiti né spalancando le fauci.
Quando le portavano il cibo mangiava, quando le veniva sete beveva e la sua unica attività degna di rilievo consisteva nello scorreggiare sonoramente, soprattutto verso mezzogiorno.
La puzzola non era assolutamente filosofa. Sapeva bene che nella vita contava avere un tetto, mangiare/bere, poi se uno avesse avuto pure i soldi per comprarsi una foresta privata e il cazzo per scoparsi le puzzole femmina sarebbe stato proprio l’optimum. Ma il necessario era campare tranquillo e quello ce l’aveva. Perdersi in seghe mentali per la puzzola non aveva senso.
Un giorno il guardiano dello zoo, da fuori la gabbia, gli disse: O puzzolaaaa, allegro! Stasera nella tua gabbia avrai la compagnia di una puzzola femmina!
La puzzola non si scompose. Alzò il culo e scorreggiò. Il guardiano scappò a gambe levate imprecando contro quella puzzola puzzolente e ingrata.
La sera la puzzola femmina non arrivò. Il mattino dopo il guardiano si scusò con la puzzola, promettendo che quella sera sarebbe davvero arrivata la puzzola femmina.
La puzzola, che stava sonnecchiando, non si scompose; alzò il culo e scorreggiò. Il guardiano di nuovo scappò schifato e urlante.
Ma neanche quella sera la puzzola femmina arrivò.
La scena si ripeté tre/quattro volte perfettamente uguale a quelle narrate in precedenza.
Poi la puzzola si stancò, e quando vide arrivare il guardiano per l’ennesima volta pronto ad annunciare l’arrivo della puzzola femmina in serata gli disse: “Senti, a me non fotte una minchia dell’arrivo della puzzola femmina. Può arrivare o non arrivare, me ne sbatto il cazzo.
Fa lo stesso. Quello che non sopporto è questo annunciare falso e queste scuse stupide. Se la porti, la porti, altrimenti vai a farti fottere con queste promesse da imbecille. E ora lasciami sonnecchiare e vaffanculo”.
Poi lanciò una scorreggia tremenda che seccò sul posto il guardiano che era rimasto impalato e inebetito ascoltando lo sfogo verbale della puzzola.
Alla puzzola piacevano i fatti; le promesse femminee cioè senza palle - no.

lunedì 20 maggio 2013

Addio a Carlo Monni


Proprio una tristezza viscerale quando viene a mancare un attore come Monni.
Perché sai che uno come lui è unico e insostituibile. Non è una perdita che si possa arginare in qualche modo. La sola consolazione sono i film e le scene con lui protagonista da vedere e rivedere ancora.
E così ho fatto oggi, questo è stato il mio modo non di omaggiarlo, ma di reagire alla notizia della sua morte. Grazie Carlo, maremma bucaiola, ché tu m'hai fatto sganasciare...e, lo so bene che hai fatto tantissimo altro, ma il ruolo di Vitellozzo nel film Non ci resta che piangere è un ruolo che è entrato nella leggenda; almeno dalle mie parti. Siamo stati tutto il pomeriggio a rifare a voce i dialoghi di Vitellozzo con la madre e con Benigni e Troisi..."Se finirò, finirò come il babbo" è storia...
Sono triste.


Senti biondino, io ora vo a casa. Mi lavo e me lo sciacquo bene. Uscirò gaudioso per l’atto materiale che vado a sperimentare. Non pretendo vero, per quattro mila lire, un fisso connubio con quest’ultima; la quale non voglio rinvivere in te persona il ricordo del tuo babbo morto schiantato.
Ma rinvivere in lei femmina, per una notte, il brivido blu d’una trombata di trent’anni fa!

mercoledì 8 maggio 2013

La poetessa Antonia Pozzi ovvero il Lettore Appassionato manda affanculo la Garzanti


Io sono un Lettore Appassionato.
Il Lettore Appassionato non è il lettore occasionale, il lettore da treno o da cesso mattutino.
Il Lettore Appassionato è proprio Lettore, cioè la sua vita, la sua gioia, il suo amore sono i libri e la lettura. Il Lettore Appassionato legge tanto e la sua essenza consiste in questo: leggere.
Chiaramente al Lettore Appassionato può capitare di avere contatti con i produttori dei suoi amati libri: le case editrici; e gli può capitare di innamorarsi perdutamente di un autore dopo aver letto anche un solo rigo e di voler comprare il libro.
L’autore, anzi, l’autrice in questione è la poetessa Antonia Pozzi. Lessi un paio di sue poesie qualche anno fa, fu un vero e proprio colpo di fulmine letterario (l'unico colpo di fulmine che può colpire il Lettore Appassionato) e subito mi misi alla ricerca del libro. Lo trovai. Era Tutte le opere di Antonia Pozzi edito da Garzanti e uscito nel 2009. Non ci fu niente da fare; il libro, anche se uscito da pochissimo, era già esaurito dappertutto. Cercai su tantissimi siti internet, a Portalba, nei mercatini dei libri ma non ci fu verso. Il libro era semplicemente introvabile. Non mi dite “bastava andare in biblioteca”, perché il Lettore Appassionato ricorre alla biblioteca solo in casi ultra estremi, tipo Bagatelle per un massacro di Céline fuori catalogo da 32 anni e che sa che non verrà più ristampato. Il Lettore Appassionato i libri li compra, perché devono essere suoi, devono stare sempre a disposizione per letture e riletture.
Ora, potete ben capire quanto dolore mi arrecasse questo fatto e quanto determinato fossi a trovare proprio quel libro (il Lettore Appassionato se ne fotte se trova altri libri, magari con meno poesie o diari o quaderni dell’autore; lui vuole QUEL libro).
Constatata l’impossibilità di reperire il libro di Antonia Pozzi, mi decisi a scrivere una mail alla Garzanti per avere notizie su un’eventuale ristampa (cazzo, il libro era andato esaurito in brevissimo tempo!). Non ricevetti risposta, ma non mi arresi. Mandai una seconda mail, una terza mail, una quarta mail e una quinta mail. Niente, nessuna risposta. Allora mandai un messaggio sull’anobii di Garzanti, sul twitter di Garzanti e sulla pagina facebook di Garzanti, ma niente, nessuna risposta neanche dai social network.
Già mi par di sentire la vostra obiezione, O fratelli: “Ma una grande casa editrice mica tiene il tempo o la possibilità di rispondere ai lettori? È impossibile, dai”.
Non è proprio così, O fratelli. Come vi dicevo prima, al Lettore Appassionato capita di avere a che fare con le case editrici per i motivi più vari: richiesta su di un titolo del loro catalogo, su un autore, su una traduzione, su una prossima uscita ecc. ecc. ecc. e infatti io nel corso degli anni ho scritto e ricevuto risposte da Einaudi, Mondadori, Adelphi, Laterza, Minimum fax e altre case editrici, anche “minori” (minori per modo di dire perché ci sono alcune case editrici che hanno un catalogo meraviglioso e fanno un lavoro straordinario tipo L’Ortica editrice). Quindi in realtà la Garzanti o è organizzata male o se ne sbatte il cazzo di rispondere ai lettori. Comunque, torniamo a noi.
Il finale di questa storia è lieto. Pochi mesi fa la casa editrice Bietti di Milano ha fatto uscire Antonia Pozzi, Lieve offerta. Poesie e prose a cura di Alessandra Cenni e Silvio Raffo.
Un libro magnifico di quasi 800 pagine che contiene le opere poetiche, i quaderni, le lettere e contributi di studiosi della mia amata poetessa.
Orbene, ancora colmo di felicità per l’arrivo del libro (giunto nel mio grembo poche ore fa) vi saluto postandovi la poesia Cose a cui sono particolarmente affezionato. Ovviamente ho fretta, devo andare a leggere le poesie di Antonia!
COSE

Questo pugno di terra
che raccolse
per me – sul Palatino
la tua mano pura

io verserò nell’urna
di smorta argilla
che sul rosso lido di Selinunte
un pescatore mi donò, sporgendo
il braccio fra i cespugli di lentischio.

E tu non dire
ch’io perdo il senso e il tempo
della mia vita –
se cerco nella sabbia
il sole e il pianto
dei mondi –
se getto nelle cose la mia anima
più grande – e credo
ad immense magie…
10 dicembre 1933

martedì 7 maggio 2013

Braque, Il giorno e la notte

Qualche settimana fa, accompagnai mia sorella a fare un esame all'Università.
L'accompagnai perché lei non se la sentiva molto di guidare, ma soprattutto perché mentre lei sosteneva l'esame io tenevo compagnia alla mia adorabile nipotina.
Al ritorno, dalle parti della stazione di Montesanto, vidi un uomo male in arnese che vendeva dei libri su un muretto. Accostai e cominciai a guardare i libri. Trovai niente di meno che il volume di Bolano Tra parentesi a metà prezzo. Mia sorella, vedendomi così contento, decise di regalarmelo.
Da quel volume ho preso il pezzo in cui Bolano recensisce Il giorno e la notte di Braque.
Mi piace condividerlo e di sicuro parlerò ancora sia di Braque che di Bolano e spero, soprattutto, di riuscire a procurarmi il delizioso volumetto di Geroges.

Braque aveva settant’anni nel 1952, quando uscì Il giorno e la notte, libro che non supera le cento pagine. Il minimo che se ne possa dire è che si tratta di un libro prezioso, nel senso letterale del termine, fatto di annotazioni, pensieri, aforismi che il pittore va sgranando dal 1917 fino al 1952 e che ovviamente non costituiscono la principale delle sue occupazioni, anzi, ed è proprio questo a rendercele così interessanti, e a conferire al libro l’alone di occupazione segreta, non esclusiva e tuttavia esigentissima.
Braque, insieme a Juan Gris e Picasso, formò la santissima trinità del cubismo, nella quale il ruolo di Dio Padre era appannaggio assoluto di Picasso, e il ruolo di Figlio, un figlio ancora oggi un po’ incompreso, era affidato al sorprendente Juan Gris, che in un’altra opera teatrale avrebbe potuto interpretare senza problemi un ciclope, mentre il destino riservava a Braque, il solo francese del trio, il ruolo di Spirito Santo che, come si sa, è il più difficile di tutti e quello che strappa al pubblico meno applausi. Il giorno e la notte sembra darne testimonianza, con appunti di questo tenore: “In arte vale un solo argomento, quello che non si può spiegare”. “L’artista non è un incompreso, è uno sconosciuto. Lo si sfrutta senza sapere chi è”. “Non troveremo mai riposo: il presente è perpetuo”.
Alcune delle sue intuizioni, come quelle di Duchamp o di Satie, sono infinitamente superiori a quelle di molti scrittori del suo tempo, perfino di alcuni la cui principale occupazione era pensare e riflettere: “Ogni epoca limita le proprie aspirazioni. Di qui nasce, non senza complicità, l’entusiasmo per il progresso”. “Pensandoci bene, preferisco quelli che mi sfruttano a quelli che mi imitano. I primi hanno qualcosa da insegnarmi”. “L’azione è una catena di atti disperati che permette di conservare la speranza”. “È un errore rinchiudere l’inconscio in un cerchio e collocarlo ai confini della ragione”. “Bisogna scegliere: una cosa non può essere vera e verosimile nello stesso tempo”.
Umorista e insieme senza speranza (proprio come è religioso e insieme materialista, o come sembra muoversi troppo in fretta mentre in realtà rimane immobile come una montagna o una tartaruga), Braque ci offre di questi gioielli: “Ricordo del 1914: il generale Joffre si preoccupava unicamente di ricostruire i quadri di battaglie dipinti da Vernet”. “La sola cosa che ci rimane è quella che ci tolgono, ed è la cosa migliore che possediamo”. “Con l’età, l’arte e la vita si fondono in una cosa sola”. “Solo chi sa quello che vuole sbaglia”.
Il libro si chiude con un’appendice di non scarso interesse, il quasi manifesto Pensieri e riflessioni sulla pittura, pubblicato sul numero 10 di “Nord-Sud” nel 1917. Ma io preferisco congedarmi da questo libro magnifico con una delle sue tante intuizioni: “Diffidiamo: il talento è prestigioso”.

lunedì 6 maggio 2013

Finalmente è morto Andreotti. Il mondo è un poco poco poco più pulito


Con circa quarant’anni di ritardo è crepato Giulio Andreotti.
Ovviamente il web è pieno di commenti alla lieta notizia. Ho cercato di scegliere i più divertenti e illuminati.
Dite quello che volete su Andreotti, ma ad oggi in Italia non c'è un solo politico col suo pragmatismo e con la sua intelligenza...
Questo è stato il primo che ho letto e mi ha messo subito di buonumore.
Il secondo è stato quello di Gad Lerner:
Giulio Andreotti se n’è andato dopo una vita lunghissima la cui essenza resterà custodita nell’ombra. Egli rappresenta i misteri del potere italiano, e il loro intreccio che sfugge perfino agli storici: il Vaticano, la mafia, e in mezzo? La politica, la finanza, gli apparati dello Stato, la cultura popolare. Se Andreotti è riuscito a gestire per decenni il misterioso crocevia del potere italiano, lo si deve a un garbo e a un senso del limite davvero eccezionali.
Due ricordi. Quando ero giovane e su “Lotta Continua” pubblicavamo titoli davvero non teneri col presidente del Consiglio dell’epoca (naturalmente era lui), capitava più di una volta che arrivasse il motociclista-fattorino da Palazzo Chigi recandoci una sua letterina scritta a mano di commento. Dove trovava il tempo? Ben più di recente, quando le bravate del ministro Calderoli provocarono una crisi pericolosissima nei rapporti fra Italia e Libia, fu a lui che mi rivolsi per avere una parola di moderazione e all’Infedele ne venne una lezione di diplomazia e dialogo mediterraneo di autentico pregio. Quando dirigevo il Tg1 mi diede un’intervista in favore dell’amnistia. Forse questo è meno strano, direte voi, trattandosi del protagonista di uno dei processi del secolo. Andrà all’inferno? Sono religioso, dunque non credo in questo genere di condanne.

A parte le sviolinata del cazzo, da notare la domanda stupida del giornalista. Minchia gli chiedi dell’inferno se Lerner è di religione ebraica? Mah.
Comunque non c'è dubbio che si tratti del personaggio più indecifrabile della storia d'Italia. Non dico il più importante perché è talmente indecifrabile che la sua importanza non si può misurare, può darsi che sia anche molto inferiore a quello che si dice.
Oddio, uno che detiene un potere quarantennale si fa fatica a sottovalutarne l’importanza. O no?
Assistiamo, ora, a un ping pong tra due geni. Quelli fanatici del “cinismo”, quelli che il politico onesto, per bene e che lotta contro la merda è un povero sfigato, “un principe azzurro”.
- Il cinismo è stata forse la sua principale dote. In politica serve anche il cinismo soprattutto ad alti livelli in periodi particolari come quelli vissuti da Andreotti.
- Esatto! È questo che la gente non capisce... loro vorrebbero il principe azzurro puro e genuino. Non si rendono conto che senza cinismo non si va da nessuna parte in politica!

Godiamoci in silenzio questa perla:
Andreotti piaccia o non piaccia non è stato un criminale e non si è mai difeso DAI processi. Li ha affrontati.
In pratica uno che ha rapporti con la mafia non è un criminale, poi è un eroe perché va ai suoi processi e non li fa rimandare come quel vergognoso di Berlusconi. Mah.
Poi c’è il commento da storico navigato:
Figura controversa, discussa che però, tra luci e ombre, nel bene e nel male, è un simbolo della storia italiana. Questo è innegabile.
Io non credo che Andreotti sia una figura discussa o controversa, anzi. È una figura molto chiara.
Però non voglio parlare io, ma far parlare Piersanti Mattarella.
“Piersanti Mattarella, che ne pensa Lei di Giulio Andreotti?”
“È un mafioso pezzo di merda che spero bruci all'inferno insieme al suo amico Stefano Bontate”.

venerdì 3 maggio 2013

Rossi o azzurri, mi fate veramente cacare



Ma sì sai si parlava, si dialogava ma molto rilassati.
Sai. Rilassati.
Cioè chi non ha la memoria corta conosce la porcata della bicamerale. Ve la ricordate? Ma sì, quando D’Alema promosse Berlusconi a padre costituente. Eh, lo so. C’è da vomitare, altro che rilassarsi. Ora ci riprovano; D’Alema e compagni vogliono mettere Berlusconi a fare le riforme costituzionali. Insomma, la storia si ripete.
E allora ho citato il caro vecchio Marx:
« Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. »
Ecco, in questo caso direi la prima volta come farsa, la seconda volta come chiavica.
Un amico ha poi citato un bel pensiero di Max Max Horkheimer:
"Il principio di maggioranza, è diventato la forza sovrana davanti alla quale il pensiero deve inchinarsi. È il nuovo dio, ma non nel senso in cui gli araldi delle grandi rivoluzioni lo concepivano - cioè come una forma di opposizione all'ingiustizia esistente - bensì come una forza di opposizione a tutto ciò che non si uniforma”.
Ecco, vedete che la filosofia porta bellezza dove c’è solo merda? Non mi sembra un merito da poco.
Purtroppo mi rendo conto che alcuni non ce la fanno proprio.
Sono stato mesi a dire che il PD doveva chiedere le elezioni subito, che Monti e Fornero dovevano andare affanculo, che Bersani era un leader de stocazzo, che si sarebbero di nuovo venduti al padrone…niente da fare. Ora i bersaniani sono scomparsi, ma non vi preoccupate. Al loro posto son subentrati i renziani che, forse, faranno più danni dei bersaniani.
Purtroppo molti sono andati ancora appresso alle stronzate del PD, per questo stiamo assistendo allo schifo attuale. Apprezzo chi ha votato il M5S come speranza di cambiamento, apprezzo chi ha votato SEL perché ama la Sinistra, apprezzo anche chi ha preferito restare a casa e non votare.
Chi ha votato PD, mi spiace dirlo, sta allo stesso livello di chi ANCORA vota il piduista.
Siete opprimenti, mi fate schifo, mi date la nausea.

giovedì 2 maggio 2013

Umore tetro



Georg Trakl...come ci arrivai? E chi se lo ricorda.
Quando ci penso mi rendo conto che la maggior parte degli autori non so mica perché ho comprato un libro e perché decisi di conoscerli. Non so chi me li segnalò e perché. Forse è un peccato, forse no.
Trakl forse mi giunse attraverso alcuni scritti di Heidegger? Può essere, di certo Heidegger parla spesso di Trakl...ma non credo, son sicuro che ho letto prima di lui e da qualche altra parte.
Scrive Claudio Magris:
"La poesia di Trakl è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Holderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l'assenza, a rendere abitabile la terra o a mostrarne l'inabitabilità. Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita. Le interpretazioni di Trakl sono dei confronti con l'essenza del nostro destino".
Io stasera ho scelto la poesia intitolata, Umore tetro. Almeno per me, in questo momento, è tremendamente adatta.

UMORE TETRO

Infelicità del tutto balugina nel pomeriggio.
Baracche fuggono per giardinetti bruni e deserti.
Scaglie di luce danzano intorno ad arso letame,
due dormenti vacillano sulla via di casa, grigi e incerti.

Sul prato bruciato corre un bimbo
e gioca coi suoi occhi neri e lisci.
L’oro goccia dai cespugli torbido e opaco.
Un vecchio uomo si aggira triste al vento.

A sera di nuovo sopra il mio capo
Saturno guida muto una sorte infelice.
Un albero, un cane dietro a sé si ritrae
e nero oscilla il cielo di Dio e sfogliato.

Un pesciolino guizza giù lungo il ruscello;
e lieve la mano del defunto amico sfiora
e con amore liscia fronte e veste.
Una luce risveglia ombre nelle stanze.

mercoledì 1 maggio 2013

Marco Travaglio, 5 punti chiarissimi



Visto che non mi sogno nemmeno di partecipare alla “festa” del primo maggio, men che meno perderò tempo a dedicargli un post. Preferisco postare questi 5 punti scritti da Marco Travaglio, giusto per fare un po’ di chiarezza nella politica nostrana.
Di chiarezza e di onestà intellettuale c’è bisogno in questo cazzo di Paese dove stampa e tv unite sotto il segno dei padroni e dell’inciucio bipartisan tendono sempre a distorcere nascondere occultare la verità dei fatti. Questi 5 punti servono a chiarire 5 cazzate che i servi di regime van ripetendo in queste settimane.
Un’ultima cosa ai “politici” del pd. Carissimi, purtroppo per voi l’elettorato cosiddetto di Sinistra non è composto da una manica di coglioni pronti a bersi le vostre stronzate. Ve lo scrivo come semplice avvertimento.
1. ”Il governo Letta non ha alternative: i 5Stelle hanno detto no a Bersani e il Pdl ha detto sì a Letta”. Ma i 5Stelle han detto no a Bersani che chiedeva la fiducia a un suo governo di minoranza, fondato su 8 genericissimi punti, che per sopravvivere avrebbe raccattato i voti qua e là in Parlamento. Nessuno ha proposto un governo Pd-M5S presieduto da un uomo super partes. Errore di Bersani, che non andava al di là del proprio nome, convinto di aver vinto le elezioni. Ed errore dei 5Stelle che, quando salirono al Colle la seconda volta coi nomi di Settis, Zagrebelsky e Rodotà intasca, non li fecero perché Napolitano disse no a un premier extra-partiti. Così rinunciarono a vedere il bluff del Pd: anche se Bersani fosse stato sincero, un suo governo con M5S non avrebbe mai ottenuto la fiducia da tutto il Pd (che s’è spaccato persino su Marini e Prodi, figurarsi su un’alleanza coi grillini).
2. “M5S, se voleva governare col Pd, doveva votare Prodi”. Ma M5S aveva candidato Rodotà, uomo storico della sinistra, uscito al terzo posto delle loro Quirinarie, mentre Prodi era a fondo classifica. Chi ridacchia dei pochi voti raccolti da Rodotà (4677) dovrebbe ridacchiare di più di quelli avuti da Prodi (1394). Ma soprattutto: mentre i 5Stelle facevano scegliere a 48 mila iscritti il loro candidato, Bersani faceva scegliere il suo a uno solo: Berlusconi. Che indicava Marini, poi impallinato dal Pd. Che allora mandava allo sbaraglio Prodi. Ma, mentre Grillo chiedeva ufficialmente al Pd di votare Rodotà per governare insieme, Bersani non ha mai chiesto a M5S di votare Prodi per governare insieme (con Rodotà premier). Si è tentato invece lo“scouting” sottobanco per strappare i 15 voti che mancavano a Prodi al quinto scrutinio. Ma Prodi non ci è neppure arrivato, perché al quarto gli son mancati 101voti Pd. Come poteva il Pd pretendere che M5S votasse spontaneamente, senza richieste ufficiali, un candidato osteggiato dal suo partito, rischiando di spaccarsi e di non riuscire neppure a eleggerlo a causa dei franchi tiratori Pd?
3. “Grillo voleva fin dall’inizio l’inciucio Pd-Pdl”. Ma, se così fosse, avrebbe lasciato andare le cose com’erano sempre andate, anziché fondare un movimento contro “Pdl e Pdmenoelle”. E soprattutto avrebbe scelto un candidato di bandiera per il Colle (se stesso o Fo o un parlamentare qualunque), per blindarsi in un dorato isolamento: non avrebbe certo interpellato la base online, notoriamente influenzata da grandi personalità della sinistra come quelle poi uscite dalle Quirinarie. In realtà Grillo aveva semplicemente previsto l’inciucio, previsione che non richiede particolare acume a chi segue la politica da un po’.
4. “Quello di Letta è un governissimo di larghe intese”. A contare gli elettori che rappresenta, è un governino di minoranza: su un corpo elettorale di 47 milioni (di cui 35 hanno votato), i partiti che l’appoggiano raccolgono appena 20 milioni di voti, avendone persi per strada 10 rispetto a cinque anni fa. Gli stessi partiti che sostenevano il governo Monti e che, dopo le urne, riconobbero che quel governo era stato bocciato. E ora riesumano lo stesso ménage à trois, con ministri più giovani ma meno autorevoli e competenti dei tecnici. Come se gli italiani non avessero votato.
5. ”Il governo Letta pone fine a vent’anni di guerra civile fredda”. Sarà, ma a giudicare dagli inciuci ventennali, dai teneri abbracci Bersani-Letta-Alfano e dagli occhi dolci che si fanno gli ex combattenti, non si direbbe. Spaccato su nonno Marini e papà Prodi, il Pd ritrova una rocciosa compattezza su padron Silvio, da sempre al centro dei sogni erotici dei suoi dirigenti. Più che di una guerra, è la fine di una lunga relazione clandestina con l’outing liberatorio dei due amanti: “Sì, è vero, andiamo a letto da vent’anni: embè?