domenica 1 dicembre 2013

CLOWN


Un giorno.
Un giorno, forse fra poco.
Un giorno, strapperò via l’àncora che tiene la mia nave lontana dai mari.
Con quel tipo di coraggio che ci vuole per essere niente e niente di niente,
Abbandonerò ciò che pareva essermi indissolubilmente vicino.
Lo stroncherò, lo ribalterò, lo spezzerò, lo farò precipitare.
Spurgando di colpo il mio miserabile pudore, le mie miserabili combinazioni e i miei concatenamenti “logici”.
Svuotato dall’ascesso d’essere qualcuno, tornerò a bere il nutrimento dello spazio.
A colpi di ridicolo, di degradamenti (che cos’è il degradamento?), per esplosione, per vacuità, per totale disperazione-derisione-purgazione, io stesso espellerò da me la forma che appariva così ben attaccata e composta, assortita al mio ambiente e ai miei simili, tanto degni i miei simili.
Ridotto a un’umiltà da catastrofe, a un livellamento perfetto come dopo un’intensa fifa.
Ricondotto al di sopra di ogni misura al mio rango autentico, all’infimo rango che non so quale idea-ambizione mi aveva fatto disertare.
Annientato nell’altezza, nella stima.
Perduto in un luogo lontano (o magari no), senza nome, senza identità.

CLOWN, per abbattere nello scherno, nello sghignazzo, nel grottesco, il senso che contro ogni luce mi ero fatto della mia importanza.
Mi tufferò.
Senza borsa, nell’infinito-spirito-sottostante a tutti
aperto io stesso a una nuova e incredibile rugiada
a furia d’essere nullo
e raso…
e risibile…

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