domenica 18 agosto 2013

Oh, gli affanni e gli affannati...ma va caghèr...


Oggi manco abbiamo fatto un cazzo.
Abbiamo beatamente oziato tra divano, pc, televisione e fumate di sigarette.
Panciolle totale.
Da una parte son contento di non essere andato appresso alle stelle che si accendono e si spengono e alle voci che echeggiano e poi svaniscono. È tutto un filare per mettere sabbia nelle mutande.
Anche se poi tutto comincia e ricomincia, non si può impedire alla densità demografica e al destino di divertirsi secondo i loro capricci.
Tutto sommato ‘sta giornata proprio proprio invano non è trascorsa grazie a due pensieri degli scrittori Hermann Hesse e William Somerset Maugham.
Di Hesse sto rileggendo Siddharta, forse non originale come rilettura estiva, ma chissene fotte.
Nella prima parte, nel capitolo “Gotama”, Siddharta spiega al Sublime perché decide di andarsene e di non unirsi alla comunità dei fedeli.
“Possano essi rimaner tutti fedeli alla dottrina, possano raggiungere la loro meta. Non tocca a me giudicare la vita di un altro. Solo per me, per me solo devo giudicare, devo scegliere, devo scartare. Liberazione dall’Io è quanto cerchiamo noi Samana, o Sublime. Se io diventassi ora uno dei tuoi discepoli, o Venerabile, mi avverrebbe – temo – che solo in apparenza, solo illusoriamente il mio Io giungerebbe alla quiete e si estinguerebbe, ma in realtà, esso continuerebbe a vivere e a ingigantirsi, poiché lo materierei della dottrina, della mia devozione e del mio amore per te, della comunità con i monaci!”.
Ho messo in grassetto la parola “materierei” perché è la parola chiave e termine tremendamente azzeccato. Siddharta è un cercatore spirituale. Ha studiato con i brahmini del suo paese, è vissuto nella foresta con i Samana, si è messo in viaggio alla ricerca di Buddha e ne ha ascoltato la predicazione e decide di non fermarsi. Teme di diventare un amante della dottrina, un “prigioniero” del buddismo, un adoratore di se stesso tramite il maestro, di trovare un comodo risposo nelle sue parole. In poche parole teme di diventare uno schiavo dello spirito (un dottrinario), lui che vuole essere soprattutto uno spirito libero e cercare la “propria” verità. Adoro chi non si ferma ad adorare il vitello d’oro di nessuna dottrina.
Il secondo pensiero è di Maugham e l’ho letto in una recensione su un quotidiano. Premetto che ho letto tanto su Maugham ma ancora niente di Maugham. Lacuna che colmerò presto perché questo scrittore britannico mi arrapa come nessun altro.
Il pensiero è questo:
“È curioso come gli uomini, che abitano per così breve tempo un mondo estraneo e crudele, si affannino a infliggersi tanta infelicità”.
Ok, ci rivedremo in libreria, caro Maugham...

2 commenti:

  1. Il fancazzismo, talvolta, elargisce perle. Infatti gli esseri umani iniziarono a pensare quando ebbero cinque minuti liberi dal lavoro per la sopravvivenza.
    Avere poi un'intera giornata per pensare è un lusso, anzi, per qualcuno è un vero spreco, un qualcuno a cui non va a genio che le persone pensino.

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