venerdì 21 marzo 2014

Il testo integrale del manifesto contro i marò affisso a Lecce


Pubblico il testo di questo manifesto che qualcuno ha affisso sui muri di alcuni quartieri di Lecce. Lo pubblico non tanto per il contenuto, ma perché questi manifesti sono stati rimossi dalla polizia. Perché rimuoverli? Non mi è piaciuto il gesto e per questo eccolo lì, trascritto, per facilitare la lettura a chi vorrà.
Per il resto, per farsi un’idea onesta e vera della vicenda marò, vi consiglio il libro I due Marò. Tutto quello che non vi hanno detto di Mattero Miavaldi.

MA QUALI EROI…
Negli ultimi mesi ha ripreso vigore, con un coro politico e mediatico senza sbavature, la campagna per i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, presentati come “eroi” e come “italiani da salvare” dai tribunali indiani, ritenuti indegni di giudicare due soldati di “casa nostra”.

I fatti

Il 15 febbraio 2012, una petroliera italiana è in navigazione verso l’Egitto. A bordo, in “servizio antipirateria”, ci sono 6 marò del Battaglione San Marco. Al largo della costa indiana i fucilieri Girone e Latorre sparano contro un peschereccio uccidendo due pescatori.
I due marò vengono arrestati perché l’omicidio è avvenuto in acque indiane. Non fanno nemmeno un giorno di carcere, ma sono trattenuti in un hotel di lusso, poi ospitati presso l’ambasciata italiana. Il Vaticano si mobilita per convincere le famiglie dei pescatori uccisi a rinunciare al processo. I 300 mila euro versati “inducono” poi i familiari a non costituirsi parte civile.

Dietro le quinte

La sostanza della vicenda è presto detta: due militari occidentali hanno ucciso due inermi pescatori indiani cercando di giustificare l’omicidio con la scusa di averli scambiati per pirati. Hanno ammazzato perché si sentono autorizzati e sono addestrati a farlo; sono dei soldati, il cui mestiere è fare la guerra e quindi uccidere.
Da un po’ di anni, personale militare è impegnato a difesa di navi commerciali, a conferma che questa società è sempre in guerra. E se in certe zone si interviene militarmente per accaparrarsi risorse energetiche, in altre si scortano quelle risorse per farle arrivare a destinazione. Si tratta di merci troppo preziose, per cui se è legittimo ammazzare per accaparrarsele, lo è anche per trasportarle.
Se tutto non è andato liscio come altre volte, è perché sono stati uccisi dei cittadini di uno Stato, l’India, che vuole accreditarsi come superpotenza e guadagnarsi il dovuto rispetto a livello internazionale.
L’Italia non vorrebbe farsi scavalcare e per farlo deve dimostrare che i propri soldati valgono più dei cittadini dalla pelle più scura dell’altra parte del mondo. Ma è costretta a mediare perché non vuole compromettere le relazioni commerciali e i succosi interessi economici tra Finmeccanica e l’India per la vendita di elicotteri da guerra.
Dimenticati del tutto i pescatori uccisi.

Epilogo scontato

È difficile credere che, comunque si concluderà la vicenda, i due rischieranno per davvero una seria condanna. È indubbio, invece, che se i fatti si fossero svolti a parti inverse, e fossero stati due pescatori ad ammazzare due militari, starebbero già languendo nella più oscura galera, di qua come di là dell’oceano. Ma si sa, i morti non sono tutti uguali.

Per noi, che siamo dalla parte degli esclusi di ogni dove, la giustizia non alberga in alcun tribunale. I due marò non sono eroi, ma assassini che si fanno scudo della protezione che la divisa offre loro. Custodi della società dello sfruttamento che tutti ci soggioga, e di cui faremmo bene a disfarci al più presto.
…SONO DUE ASSASSINI

2 commenti:

  1. condivido le motivazioni di chi ha inoltrato questo testo. ci vuole meno retorica patrottarda e più obiettività.

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    1. sì.
      la cosa che mi dà più fastidio, oltre alla retorica (i nostri eroi i nostri ragazzi i nostri leoni) e le falsità sul caso (erano in servizio "privato" non nelle missioni ufficiali di antipirateria), è il fatto che le due vittime Jelestine Valentine e Ajesh Binki, proprio anche nel nome, vengano ignorate.

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