giovedì 16 febbraio 2012

CAPIRE L'ARTE

(Salvador Dalì, La persistenza della memoria, 1931)

Per capire un’opera d’arte è necessario seguire alcune metodologie di analisi e prefissarsi di raggiungere degli obiettivi cognitivi. Si tratta quindi di considerare e “praticare” alcuni mezzi di valutazione estetica e comunicativa dell’arte.
Seguendo Capire l’arte di Ave Appiano riassumerò, nei post che seguiranno, otto diversi percorsi d’analisi che ci serviranno per formulare e fornire strumenti di comprensione attraverso i quali, individuate le caratteristiche strutturali – punteggiate da parole-chiave –, si possano mettere in evidenza alcune componenti dell’opera d’arte.
Con gli strumenti di base provenienti da diverse metodologie interpretative ci si propone di giungere a una rete di riferimenti interni, esterni e contigui all’opera d’arte considerata come “testo”.
Mettere in luce all’interno dell’opera le fonti e le correlazioni culturali, le reminiscenze figurative dei temi, la tradizione del modello e del linguaggio figurativo, e proiettare questi elementi al di fuori dell’opera stessa nel sistema della cultura, significa adottare un metodo di studio aperto, che si riveli produttivo; fecondo.
Qualsiasi tipo di studio dell’arte si affronti esso comporta due atteggiamenti di fondo: il primo è dato dalla necessità di soddisfare un interesse, una curiosità culturale sostenuta da una passione, il piacere di capire l’opera d’arte, senza il quale qualsiasi analisi è vana; il secondo è dato dalla volontà e insaziabilità nella ricerca, senza la quale lo studio andrebbe irrimediabilmente a inaridirsi.
Erwin Panofsky ha tratteggiato i punti principali che costituiscono il “bagaglio necessario all’interpretazione”, ossia definisce gli strumenti fondamentali dell’”atto interpretativo”, sintetizzabili in base a questi punti:
- esperienza pratica (familiarità con oggetti ed eventi artistici);
- conoscenza delle fonti letterarie (familiarità con specifici termini e concetti);
- intuizione sintetica (familiarità con le tendenze essenziali dello spirito umano, condizionata dalla psicologia e dalla visione del mondo personale)
Ave Appiano si prefigge di suggerire percorsi di comprensione dell’opera d’arte in modo da “far scattare” la passione per l’arte, esplicando strumenti di analisi atti a provocare interventi creativi sull’opera.
Come ha scritto Mukarovsky “l’individuo esercita nell’arte una duplice funzione: quella di creatore e quella di soggetto percettore (fruitore). A prima vista queste due funzioni sembrano irrimediabilmente opposte, poiché la prima presuppone un atteggiamento attivo, la seconda uno passivo. Ma la loro opposizione non è né assoluta né netta”; l’arte, come il linguaggio, attiva un “dialogo ininterrotto” fra “due parti interdipendenti”.
Usando Paint (e scusate l’artigianalità) ho riassunto, con uno schema, gli otto percorsi di comprensione dell’opera.
Nei prossimi post ci accosteremo ai principi dello strutturalismo e della semiotica (in quanto l’opera d’arte è un oggetto comunicativo costituito di segni visivi che funzionano in un contesto figurativo e in un ambiente culturale); agli studi di psicologia della forma (in quanto l’arte figurativa è anzitutto immagine composta di strutture che ricostituiscono dei modelli presenti nel pensiero); agli studi di iconologia (in quanto l’espressione iconografica è veicolo di un significato determinato dal modello culturale); alle teorie psicoanalitiche, al metodo storico e alla teoria dell’arte come fatto sociale.
Concludo facendo cenno alla retorica, in quanto l’elemento figurativo funziona anche, nell’obiettivo comunicativo globale dell’opera, come elemento persuasivo, produttore di effetti controllabili.

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