giovedì 4 agosto 2011

Come diventare ESISTENZIALISTA (corso facile e pratico in dispense)

Nel caso in cui non aveste ancora deciso che tipo di intellettuale, di pensatore o filosofo volete essere che ne direste di diventare ESISTENZIALISTA? Per chiunque sia interessato comincia oggi un corso articolato in una cinquantina di dispense a scadenza “quando-cazzo-mi-va-di-pubblicare”.
L’ESISTENZIALISMO non passa mai di moda, la costellazione di problemi e di riflessioni è tra le più interessanti e, infine, essendo un movimento storico del Novecento, potrete trovare molti argomenti di stringente attualità sulla condizione dell’uomo.
Ovviamente non si diventa ESISTENZIALISTA da un giorno all’altro e non dovete pretendere di capire tutto e subito. Un po’ di pazienza e ricordate: la Filosofia è un abitare, un soggiornare tra meraviglie intellettuali, un modo di vivere e di desiderare non un cazzo di Trivial Pursuit.
Cominciamo.

Il pensiero ha fatto un grande passo avanti da quando ha abolito un certo numero di dualismi, sostituendoli con il monismo del fenomeno.
Non hanno più diritto di cittadinanza in filosofia né il dualismo che oppone, nell’esistente, l’interiore all’esteriore; né il dualismo dell’atto e della potenza; né il dualismo dell’apparenza e dell’essenza.
Le apparizioni che manifestano l’esistente non sono né interiori né esteriori: esse hanno tutte uno stesso valore, rinviano ad altre apparizioni e nessuna di esse è privilegiata. La forza, per esempio, non è un conatus metafisico, di specie sconosciuta, che si maschera dietro i suoi effetti (accelerazioni, deviazioni ecc.): essa è l’insieme di questi effetti.
Così come dietro l’atto non c’è potenza, non c’è exis, né virtualità. Bisognerà rifiutare, per esempio, di intendere per “genio” – nel senso in cui si è detto che Proust “aveva del genio” o che era un genio – una singolare potenza di creare certe opere, che non si esaurisca completamente nella produzione di queste opere. Il genio di Proust non è né l’opera considerata isolatamente, né il potere soggettivo di crearla: è l’opera considerata come l’insieme delle manifestazioni della persona.
Parimenti noi possiamo rifiutare il dualismo dell’apparenza e dell’essenza. L’apparenza non nasconde l’essenza, la rivela: è l’essenza. L’essenza di un esistente non è più una virtualità giacente nel fondo di questo esistente, è la legge manifesta che presiede la successione delle sue apparizioni.
Siamo forse riusciti a sopprimere tutti i dualismi col ridurre l’esistente alle sue manifestazioni? Sembra piuttosto che li abbiamo convertiti tutti in un nuovo dualismo: quello del finito e dell’infinito.

Questo nuovo dualismo sarà oggetto della prossima dispensa.

2 commenti:

  1. Ma scrivi come mangi và! Ahahahah!
    Io mi sono sempre sentita un po' esistenzialista anche se non ho capito quasi una minchia di quello che hai scritto! ;^D
    Ci riproverò a Settembre.

    Che lettrice sconsacrata che hai eh?!:)

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  2. ahahhahahahahahahahahahah

    spontanea bedda!
    cma visto che sei la prima iscritta, il corso per te sarà gratuito. ^_^

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