domenica 14 agosto 2011

La mia vita attraverso 50 animali da vocabolario


Non posso starmene un po’ per i fatti miei senza uscire e senza avere voglia di vedere di nessuno, che mi dicono subito: dai non fare l’orso.
Se riesco a leggere un cartello da una distanza ragguardevole, mi dicono: ehy, che occhio di lince!
L’ultima volta che ho lasciato una ragazza, lei mi ha gridato: sei un verme!
Se mi capita di dormire molto, perché magari sono stanco, mi appioppano immediatamente il classico: hai dormito come un ghiro.
Quando mi do da fare e cerco di risparmiare qualche soldo per l’estate mia madre, con tono da chioccia benevola, mi dice: sei una formichina.
Al contrario, se non faccio un cazzo e mi spendo tutti i soldi mi apostrofa con: sei una cicala.
Quando Marta mi guardava negli occhi, anche se ero incazzato come una biscia, diventavo docile come un agnellino.
A quattordici anni una ragazza mi disse che sembravo uno stoccafisso.
Mio padre è un caprone.
Una delle prime cose che impari nella vita è che i maschi hanno l’uccello e le femmine la farfallina.
Il primo aprile, quando fanno gli scherzi, io ci casco sempre come un tordo.
Mi urlano spesso: E non restare lì come un baccalà!
A scuola non sono mai stato un aquila.
Lo ammetto: sono matto come un cavallo.
Quanto mi eccita la donna pantera.
In alcuni periodi mangio proprio come un porco.
Il mio migliore amico un giorno mi disse: Devi essere un vero uomo, non un coniglio.
Ho voglia di sparare alla fottuta colomba della pace.
Mi piacerebbe essere agile come una gazzella.
Non ho mai imparato la mossa del giaguaro.
Sono forte come un toro.
Ho una memoria da elefante.
L’ultima donna che ho avuto aveva il cervello di un criceto.
Ho i riflessi mentali di un bradipo morto.
Con le donne non so mai che pesci prendere.
Se strizzo gli occhi davanti alla tv, mi sfottono dicendo che sembro una talpa.
Mi fa girare le palle la donna civetta.
Se Staffelli mi portasse il tapiro d’oro, lo prenderei a calci nel culo.
Ho un coraggio da leone.
Alla riunione del mattino il nostro capo dice che sul lavoro dobbiamo avere gli occhi della tigre (e io, a quelle parole, faccio un peto silenzioso più puzzolente di una puzzola).
A letto sono un drago.
Se scopi molto, gli amici ti chiamano mandrillo.
Le donne o sono sante o sono vacche.
Odio la donna che fa la gatta morta.
Non mi piace la donna magra come una sogliola.
Sono più vanitoso di un pavone.
Marta mi ha trattato come un cane.
Siccome sono napoletano, devo essere per forza un lupo di mare.
Sono più curioso di una scimmia.
A poker sono un pollo.
Se la donna ha un cervello da gallina, scappo via.
Non sono affatto una pecora che segue il gregge.
Ho il ghigno della iena.
Strozzerei le persone viscide come serpenti.
Spesso gli amici mi rimproverano che sono sfuggente come un’anguilla.
L’ultima volta che ho fatto sesso, mi aspettavo che lei dicesse: Sei uno stallone! e non che sghignazzasse: Cos’è quello, un lombrico?

5 commenti:

  1. StraLOLLLLL!Che caruccio 'sto post :)

    Fortuna che non ti hanno mai detto che hai la stessa carica erotica di una triglia...

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  2. la carica erotica, no.

    però occhi da triglia me l'hanno detto, l'ho dimenticato.
    l'aggiungo qua :)

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  3. Ho ritrovato questo post per le vie magiche della rete e mi è piaciuto una cifra!
    Posso imitartelo e fare la lista degli animali che mi sono stati attribuiti, quelli nei quali mi immedesimo e quelli che qualificano le persone delle mia vita?
    Non vorrei incorrere in spiacevoli cause di diritti di autore scippati :-)
    Fammi sapere prof!
    Cordialmente
    ps io ci metterei anche che delle volte sei un albatros, che ne dici?

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    1. certo che puoi, ci mancherebbe.
      questa autorizzazione vale per tutti i post passati presenti e futuri.

      p.s. se l'albatros è quello della poesia di Baudelaire, va bene.

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    2. Ma è ovvio che è quello di Baudelaire! E non avevo dubbi sul fatto che tu l'avresti capito, lo so da un po' che certe cose ti appartengono Epicureijaccio che non sei altro :-) per questo motivo te l'ho detto e poi è una delle poesia che amo di più di quel maledetto fiore francese.
      Sempre cordialmente e grazie della autorizzazione, ci penso su e lo pubblico appena fatto
      Un carissimo saluto

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