giovedì 2 maggio 2013

Umore tetro



Georg Trakl...come ci arrivai? E chi se lo ricorda.
Quando ci penso mi rendo conto che la maggior parte degli autori non so mica perché ho comprato un libro e perché decisi di conoscerli. Non so chi me li segnalò e perché. Forse è un peccato, forse no.
Trakl forse mi giunse attraverso alcuni scritti di Heidegger? Può essere, di certo Heidegger parla spesso di Trakl...ma non credo, son sicuro che ho letto prima di lui e da qualche altra parte.
Scrive Claudio Magris:
"La poesia di Trakl è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Holderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l'assenza, a rendere abitabile la terra o a mostrarne l'inabitabilità. Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita. Le interpretazioni di Trakl sono dei confronti con l'essenza del nostro destino".
Io stasera ho scelto la poesia intitolata, Umore tetro. Almeno per me, in questo momento, è tremendamente adatta.

UMORE TETRO

Infelicità del tutto balugina nel pomeriggio.
Baracche fuggono per giardinetti bruni e deserti.
Scaglie di luce danzano intorno ad arso letame,
due dormenti vacillano sulla via di casa, grigi e incerti.

Sul prato bruciato corre un bimbo
e gioca coi suoi occhi neri e lisci.
L’oro goccia dai cespugli torbido e opaco.
Un vecchio uomo si aggira triste al vento.

A sera di nuovo sopra il mio capo
Saturno guida muto una sorte infelice.
Un albero, un cane dietro a sé si ritrae
e nero oscilla il cielo di Dio e sfogliato.

Un pesciolino guizza giù lungo il ruscello;
e lieve la mano del defunto amico sfiora
e con amore liscia fronte e veste.
Una luce risveglia ombre nelle stanze.

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