martedì 2 agosto 2011

La donna come alfabeto


Stamattina in spiaggia c’erano due gruppi di persone.
Il primo gruppo stava parlando della masturbazione maschile e ho captato qualche definizione interessante di autori celebri.
Il bello della masturbazione è che non sei obbligato a metterti elegante. (Truman Capote)
Talvolta la donna è un utile surrogato della masturbazione. Naturalmente ci vuole un sovrappiù di fantasia. (Karl Kraus)
Non si ha ogni momento sottomano un bordello o una bigotta, ma l'uccello c'è sempre per menarselo. (Jean-Charles Gervaise de Latouche)
La masturbazione è la luna di miele in mano propria. (James Joyce)
Dopo un po’ le loro chiacchiere mi hanno stancato. Allora mi sono rivolto all’altro gruppo, ma qui peggio che andar di notte! Parlavano della donna, anzi del ciclo mestruale della donna. Ho ascoltato qualche minuto, ma quando un tizio ha detto:
Non mi fido di una cosa che sanguina per 5 giorni e poi non muore…
me ne sono andato anche di là e ho preferito continuare a pensare per i fatti miei. Su per giù le mie elucubrazioni solitarie mi hanno portato a questo.
L’uomo è come il lineare B cretese, già decifrato. La donna, invece, è il lineare A cretese: inaccessibile alla comprensione seppur studiato da centinaia di cervelloni.
La donna è come i geroglifici egiziani, un sacco di simboli da interpretare e magari in venti anni ne riesci a decifrare soltanto un paio e la soluzione è pure sbagliata.
La donna è come l’alfabeto morse. Puntini e lineette che quando decifri è troppo tardi.
La donna è come l’aramaico, non si capisce un cazzo.
La donna è come l’arabo, un sacco di segni, svolazzanti e coreografici, belli a vedersi ma di cui non si capisce niente.
La donna è come l’alfabeto cirillico, che ti vien da pensare Cazzo, un altro po’ di sforzo e l’avrei capita!
La donna è come l’alfabeto tibetano, giapponese o cinese, piena di parole tonali, isolanti, omofone e vabbè ci siamo capiti: quello che c’è scritto e quello che dice non lo capirai mai.
Ora mi si dirà: Ok, ma hai scelto di proposito tutti alfabeti impossibili e lingue morte o strambe. Provati con l’alfabeto nostrano!
Giusto, eccolo.
Un uomo pensa A, dice A, vuole A.
Una donna pensa A, dice B, vuole C, ma spera D, pur tenendo conto delle opinioni E e F delle amiche. Non importa che tu le abbia procurato A, B, C, D, E o F perché in quel momento si accorgerà di aver sempre desiderato G. E mentre ti affretti a darle anche G, ti accorgi che nel frattempo non hai tenuto il passo di H, I ed L. Allora ti butti a capofitto, ma non serve. La donna è insoddisfatta e pretende M, N ed O. Ma forse non da te, forse da qualcun altro... Tu non ti arrendi e per riconquistarla le porgi su un piatto d’argento P, Q ed R. Lei ti guarda con indifferenza, con occhi gelidi. Vuol dire che è finita, ma tu non credi all’evidenza e in men che non si dica eccoti lì con S, T e U. Lei si prende tutto e poi va a godersi V e Z con qualcun altro.
Tu ti disperi e cerchi di fermarla giurandole che le porterai anche J, K, W, Y ed X! Lei non sente ragioni e tu rimani lì, con quelle cinque lettere dall’amaro suono straniero.

4 commenti:

  1. tanto tu il punto G non lo troverai mai...

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  2. Il Bell'Andrè lo trova sempre!!

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  3. Ciao Bell'Andrè :)
    Carino questo post, ma davvero ti sembriamo così complicate?
    Io per esempio voglio solo la gh ;^D

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  4. In generale sì. Nel particolare conta poco perchè io frequento solo donne semplici. :)





    (sèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè, bugiardo)

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