lunedì 1 agosto 2011

L'ultimo metrò


L’ultimo metrò è la trasposizione cinematografica de l’Urlo di Munch.
Il film è l’urlo dell’artista segregato, braccato, censurato, che vive in un mondo di pazzi dove chi non contava niente è ora al potere, i mass media con il loro bombardare di messaggi formano e deformano la realtà e dove persino i cruciverba sono antisemiti.
L’artista che nonostante tutto non può far altro che lavorare e produrre la sua opera che finirà in pasto ai giornalisti che la stupreranno con espressioni come “quest’opera è inquinata dal nichilismo ebreo”(il personaggio che dovete tenere d’occhio è Daxiat) e al popolo che farà oooh allo svenire della protagonista, sgranerà tanto d’occhioni alla parola “amore” e applaudirà/riderà nei momenti giusti...insomma l’opera soddisferà lo stomaco del popolino e lo distrarrà dall’orrore quotidiano.
Truffaut canta l’amore come avvoltoio e come minaccia che può essere anche promessa di gioia; canta la vita dell’artista tutta votata all’arte e quindi al lavoro e alla produzione delle opere che arriveranno sempre in un mondo che sarà in guerra, una fottuta guerra.
Per quanto riguarda il finale io non so se sia il canto del cigno della nouvelle vague o un inno all’art pour l’art. Quello che è importante, secondo me, è osservare la pettinatura, il sorriso e la salita sul palcoscenico di Steiner.

2 commenti:

  1. Complimenti! Ti stai avvicinando ai film d'autore :)
    Di Truffaut ho visto altro, questo è nella lunga lista di film da vedere.

    Simpatico il casellario ;^D

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  2. Grazie Bipolungometraggio, spero di leggere le tua considerazioni sui film di Truffaut.

    Il casellario è un omaggio :)

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