domenica 9 dicembre 2012

Non posseggo opere di Galimberti, non seguo Galimberti, ma oggi elogio Galimberti


Non ho libri di Umberto Galimberti, non mi sono mai occupato molto di lui ma ora questo non interessa.
Intendo invece parlare di una risposta data ieri da Galimberti a un lettore nella rubrica che il Nostro tiene sull’inserto di Repubblica, D. Ne parlo sempre con lo spirito di diffondere il più possibile la bellezza e la qualità che mi capita di trovare in giro.
A un lettore che ragionava sull’origine, lo sviluppo e l’evoluzione della mafia in Italia e che si chiedeva se fosse presente e potente al Nord come lo è (notoriamente) al Sud, Galimberti risponde con parole davvero belle e importanti concludendo, poi, con una riflessione su Roberto Saviano che ancora è attaccato da troppi figli di puttana ignoranti.
“Non so che importanza abbia stabilire se oggi c’è più mafia al Sud o al Nord”, scrive Galimberti.
“A mio parere la mafia è solo la punta dell’iceberg di una cultura tutta italiana, dove la struttura della parentela ancora prevale su quella della cittadinanza. Se per trovare un lavoro è necessaria una raccomandazione, se per un avanzamento in carriera bisogna dare qualcosa in cambio, magari anche solo la sottomissione e l’acquiescenza, se per vincere un concorso universitario o un primariato in un ospedale occorre avere un padrino, se un politico che vince le elezioni comunali, provinciali, regionali, sceglie gli uomini a cui affidare gli incarichi in base alla loro appartenenza, se la meritocrazia in Italia è una parola vuota, per cui i migliori sono costretti ad andare all’estero, se questo è il tessuto sociale di noi italiani, la mafia è tanto al Sud quanto al Nord, e pensare di estirparla senza aver prima modificato questo tessuto sociale che ci caratterizza è un’impresa impossibile.
La parola “famiglia”, come suole chiamarsi l’associazione mafiosa, riproduce esattamente quella struttura della parentela dove si privilegiano i figli, i nipoti e i conoscenti ai meritevoli. E così il Paese degrada non solo perché la mafia in senso proprio crea un’economia illegale e violenta che fa concorrenza a quella legale, ma perché, e forse soprattutto, non sono le persone più meritevoli e capaci quelle che ricoprono posizioni di potere, ma amici, parenti e conoscenti.”
Ben detto, mi pare un’analisi molto lucida al di là delle minchiate a sfondo razzista e ignoranti che leggo di solito. Concludo con le parole su Saviano.
“A proposito di Roberto Saviano si possono fare tutte le puntualizzazioni che si ritengono opportune, ma la cosa più importante è chiedersi se dobbiamo considerare “civile” un Paese che costringe un giovane scrittore a vivere segregato e scortato e quindi privato della sua libertà. E poi ci scandalizziamo se i musulmani hanno emesso una fatwa che prevede la condanna a morte del romanziere Salman Rushdie. La condizione di Saviano non è molto differente e questo va ricordato a quanti storcono il naso quando sentono i suoi discorsi. Così facendo concorrono a diradare il consenso intorno alla sua figura, che è poi la condizione più favorevole perché la mafia possa mandare a segno i suoi propositi.”

2 commenti:

  1. Io ho letto Galimberti parecchi anni fa e mi è sempre piaciuto nella sua asciutta analisi dell'uomo, so che poi è fortemente criticato da molti nella sua categoria lo tacciano di dire banalità ascoltate.
    A me è sempre piaciuto.
    La definizione che fa della Mafia è perfetta e aderente alla realtà, in una Italia scombinata, clientelare e squallida in cui non esiste sociale in nessun campo, tranne nelle opere di singoli che fanno del loro meglio, come il volontariato o nelle grandi catastrofi naturali italiane.
    Bel post, complimenti
    Buona giornata prof.

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    1. in realtà per me rimane ancora misterioso il fatto del perchè leggo un autore e non l'altro, perchè mi attiri un autora mentre mi ripugna un altro.
      però la bellezza la riconosco e credo che la bellezza sia capace di travalicare la distinzione di autori o di generi.
      buona giornata anche a te.

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