In questi giorni fa notizia il fatto che Caselli avrebbe lasciato Magistratura Democratica per questo scritto di Erri De Luca che apparirà sull'agenda 2014 di MD. Sinceramente non ci trovo niente di così offensivo e violento da spingere Caselli a dare le dimissioni dalla corrente Magistratura Democratica che egli stesso contribuì a fondare negli anni '60.
Credo sia una reazione isterica.
Certo, De Luca ha fatto degli interventi a favore degli attivisti No Tav, gli stessi attivisti che Caselli persegue come magistrato. Forse questo fatto più lo scritto Notizie su Euridice hanno portato a questa decisione.
Però io nello scritto di De Luca non ci vedo niente di aberrante, così come ho letto in giro fra commenti vari. Solo che in Italia sembra sempre che non si possa parlare liberamente perché ci sono le vittime, i parenti delle vittime, i magistrati, i poliziotti, ecc. ecc.
Non è un atteggiamento giusto. Bisogna sempre essere disposti a parlare e a confrontarsi. Su tutto.
Certo, i toni e la qualità degli interventi vanno selezionati, ma le reazioni isteriche sono sempre dannose. In Italia c'è stato un movimento di massa durato anni e anni e che ha coinvolto migliaia di persone. Perché? Cosa era successo? Cosa volevano? Non si può semplicemente tacitare il tutto, condannare e strapparsi le vesti. Bisogna studiare e dibattere.
Nel breve testo, De Luca pone l'accento su due questioni in particolare: la prima è che la sua generazione visse un sogno rivoluzionario; la seconda punta l'indice su alcune storture giudiziarie che a rileggerle oggi fanno ribrezzo.
Sul primo punto io credo di capire cosa voglia dire De Luca. Sicuramente la scelta della lotta armata fu sbagliata, non portò a niente di buono se non a omicidi e caduti (da una parte e dall'altra). Però è anche vero che una generazione che ha questo sogno è una generazione bella. Io sono cresciuto, invece, in una generazione che la rivoluzione non ha fatto altro che leggerla un po' sui libri o che della rivoluzione se ne sbatteva semplicemente il cazzo e non vedeva l'ora di vendersi e salvarsi semplicemente il culo. Anzi, a noi meridionali è andata anche peggio. Noi abbiamo visto che la rivoluzione l'ha fatta la mafia e l'ha pure vinta.
Per quanto riguarda il secondo punto, basta leggere un po' di storia per capire. Ci sono stati casi atroci come quelli di Fabrizio Pelli o Alberto Buonoconto. Senza contare i carceri lager, il teorema Calogero e molto altro.
Concludo con i No Tav. Vero è che Caselli rappresenta la legge e fa il suo dovere. Ma i No Tav hanno diritto di manifestare. La maggioranza degli attivisti sono pacifici e anche le manifestazioni lo sono. Chiaro che qualche testa di cazzo che commette violenze o atti gravi può sempre capitare.
Però attenzione, non è una situazione facile. Caselli rappresenta la legge, ma può anche difendere INCONSAPEVOLMENTE (lo scrivo maiuscolo) una legge voluta da farabutti che stanno in parlamento. Così come i No Tav fanno la parte dei fuorilegge, ma potrebbero benissimo stare dalla parte del giusto.
Non c'è bianco o nero, c'è solo la storia che giudicherà. Stare con i No Tav non vuol dire essere terroristi o delinquenti, come qualche testa di cazzo parlamentare ha già dichiarato più volte alla stampa, significa solamente avere un'altra idea e lottare per essa.
Comunque, ecco il testo di De Luca a cui ho apportato alcune correzioni grammaticali perché sui siti dove l'ho reperito era sbagliato in qualche punto.
Euridice alla lettera significa trovare giustizia. Orfeo va oltre il confine dei vivi per riportarla in terra. Ho conosciuto e fatto parte di una generazione politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla. Intorno bolliva il 1900, secolo che spostava i rapporti di forza tra oppressori e oppressi con le rivoluzioni. Orfeo scende impugnando il suo strumento e il suo canto solista. La mia generazione è scesa in coro dentro la rivolta di piazza. Non dichiaro qui le sue ragioni: per gli sconfitti nelle aule dei tribunali speciali quelle ragioni erano delle circostanze aggravanti, usate contro di loro.
C’è nella formazione di un carattere rivoluzionario il lievito delle commozioni. Il loro accumulo forma una valanga. Rivoluzionario non è un ribelle, che sfoga un suo temperamento, è invece un’alleanza stretta con uguali con lo scopo di ottenere giustizia, liberare Euridice.
Innamorati di lei, accettammo l’urto frontale con i poteri costituiti. Nel parlamento italiano che allora ospitava il più forte partito comunista di occidente, nessuno di loro era con noi. Fummo liberi da ipoteche, tutori, padri adottivi. Andammo da soli, però in massa, sulle piste di Euridice. Conoscemmo le prigioni e le condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali. Ognuno era colpevole di tutto. Il nostro Orfeo collettivo e stato il più imprigionato per motivi politici di tutta la storia d’Italia, molto di più della generazione passata nelle carceri fasciste.
Il nostro Orfeo ha scontato i sotterranei, per molti un viaggio di sola andata. La nostra variante al mito: la nostra Euridice usciva alla luce dentro qualche vittoria presa di forza all’aria aperta e pubblica, ma Orfeo finiva ostaggio.
Cos’altro ha di meglio da fare una gioventù, se non scendere a liberare dai ceppi la sua Euridice? Chi della mia generazione si astenne, disertò. Gli altri fecero corpo con i poteri forti e costituiti e oggi sono la classe dirigente politica italiana. Cambiammo allora i connotati del nostro paese, nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nelle aule scolastiche e delle università. Perfino allo stadio i tifosi imitavano gli slogan, i ritmi scanditi dentro le nostre manifestazioni. L’Orfeo che siamo stati fu contagioso, riempì di sé il decennio settanta. Chi lo nomina sotto la voce “sessantotto” vuole abrogare una dozzina di anni dal calendario. Si consumò una guerra civile di bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro. Quella parte di Orfeo credette di essere seguito da Euridice, ma quando si voltò nel buio delle celle dell’isolamento, lei non c’era.
Ho conosciuto questa versione di quei due e del loro rapporto, li ho incontrati all’aperto nelle strade. Povera è una generazione nuova che non s’innamora di Euridice e non la va a cercare anche all’inferno.
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