venerdì 2 novembre 2012

Come diventare NON creativi


La creatività è il mito dei nostri tempi.
Essere creativi è diventato un ambito traguardo e finanche una figura professionale.
A questo proposito segnalo una piccola curiosità: alla domanda che mestiere fai?, la risposta “faccio il creativo” non fa ridere nessuno mentre se rispondi “faccio il filosofo” o “faccio il pensatore” scatta la risatina e lo sghignazzo.
Al giorno d’oggi tutti vogliono essere creativi, esistono scuole, corsi e si stampano tanti libri che pretendono di insegnare la creatività.
Come sempre in questi casi, a me viene l’orticaria. Siccome sono di costituzione inattuale e Ingestibile, visto che tutti vogliono diventare creativi, io, al contrario, voglio diventare un non-creativo.
Grazie al filosofo Maurizio Ferraris ho potuto stendere questi appunti che vanno a costituire questo decalogo anti creatività che condivido con chi vorrà.
1. Non pensate a un elefante rosa.
Ovviamente, ci avete pensato. Chiedere di diventare creativi non è diverso, e proporre un metodo per diventare creativi non sembra diverso dall’ordine di disobbedire o dall’ingiunzione di essere naturali.
E proprio come quando ti dicono di essere naturale incominciano le palpitazioni e i sorrisi tirati (ti verrebbe voglia di dire che no, che tu sei artificiale), così alla ingiunzione del creare vien voglia di opporre una resistenza passiva: io no, non creo, neanche sotto tortura.
2. Andate a scuole repressive.
Spesso sentiamo di gente che se la prende con la scuola, dicendo che frustra la creatività. Un discorso vecchio che non spiega come mai tanti creatori siano sorti in passato, cioè in epoche di scuole terribilmente repressive. Sembrerà strano, ma la repressione aguzza l’ingegno, mentre l’esortazione a essere creativi è paralizzante.
3. Non esagerate con le idee.
Passiamo ora a una frase di Hegel e a un aneddoto su Einstein.
Il filosofo tedesco, con il suo inconfondibile stile, scrisse una cosa molto vera: Le idee sono a buon mercato come le mele.
Una volta un tale incontrò Einstein e gli disse: “Io mi sveglio alla mattina alle cinque e annoto le idee”. E Einstein: “Io no. Sa, io di idee ne ho avute al massimo una o due in tutta la mia vita”.
4. Copiate, non create.
Il segreto della creatività è un segreto di Pulcinella. Per diventare creativi bisogna fare il contrario di quello che consigliava quel tale della scuola della creatività; bisogna copiare, copiare e ancora copiare. Quando tutto quello che abbiamo copiato ci uscirà dagli occhi, quando ogni verso, ogni nota, ogni disegno ci sembrerà una citazione, ecco che saremo dei creatori o (almeno) non saremo dei ripetitori. Questo non vale solo nell’arte, ma nella vita, dove il più delle volte i principianti ripetono schemi già visti, proprio come gli autori inesperti adoperano frasi fatte. Il punto è molto semplice, e l’ha enunciato una volta Umberto Eco: si sbaglia ad associare il genio alla sregolatezza; il genio non ha meno regole degli altri, ne ha molte di più.
5. Inventariate, non inventate.
Per copiare, l’inventario e il catalogo sono una grande risorsa, lo sapevano già i latini. “Inventio”, in latino, vuol dire due cose: l’idea che sembra sorgere dal nulla, l’invenzione dell’inventore, e quella che viene trovata in un repertorio (“inventio” era anche inventariare, trovare i luoghi comuni buoni per fabbricare discorsi retoricamente persuasivi). Ora, non c’è niente che aiuti a inventare tanto quanto lo è l’inventariare. E se proprio non si riesce a inventare, si ha almeno la consapevolezza che certe pretese invenzioni sono vecchie come il cucco.
6. Classificate, non costruite.
Questo principio discende direttamente dal precedente. Che fastidio, dopotutto, i creatori, e che piacere, invece, i classificatori, che mettono ordine nella massa di quello che c’è prendendo a modello il motto del Monsieur Teste di Paul Valéry: Transit classificando.
7. Esemplificate, non semplificate.
Diceva Leibniz: chi abbia visto attentamente più figure di piante e di animali, di fortezze o di case, letti più romanzi e racconti ingegnosi, ha più conoscenze di un altro, anche se, in tutto quello che gli è stato dipinto o raccontato, non ci fosse una sola cosa vera. Gli esempi sono una grande e lussureggiante risorsa, e sono il bello della cultura, che dunque non paralizza la creatività, ma la rende possibile.
8. Cercate oggetti e non soggetti.
Diceva Amleto: “Ci sono più cose fra la terra e il cielo che in tutte le nostre filosofie”. E Rilke: “Loda all’Angelo il mondo, mostragli quello che è semplice, quel che, plasmato di padre in figlio, vive, cosa nostra, alla mano e sotto gli occhi nostri. Digli le cose. Resterà più stupito”. Gli oggetti che popolano la nostra vita sono un universo di esempi concreti, e in più non praticano (in genere) le mistificazioni e auto mistificazioni dei soggetti. A guardarli bene, c’è da trarne una quantità di idee e di soluzioni, o, mal che vada, si possono riempire pagine e pagine come fa Balzac quando non sa come andare avanti con i suoi romanzi.
9. Mandate al creatore i creativi.
Non in senso maligno, ma così, alla buona, che se li goda Lui, noi ci teniamo i banali e i ripetitivi.
10. Fate un monumento a Bouvard e Pécuchet.
Con l’inflazione di creativi, il non-creativo è una bestia rara, da cercare con il lanternino, e magari da ammirare e da riverire. Facciamo, dunque, un monumento a Bouvard e Pécuchet, i due più grandi eroi di Flaubert, i due copisti per eccellenza, e leggiamo questo romanzo davvero creativamente anti-creativo.

2 commenti:

  1. Aggiungo al Pantheon il più grande dei classificatori, Paul Otlet, genio meraviglioso e ingenuo che nella vita si è occupato esclusivamente della classificazione e di come questa porti, invariabilmente, alla pace universale.

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