giovedì 13 dicembre 2012

Amélie Nothomb e gli organi che deve possedere uno scrittore


Partiamo dal presupposto che non basta avere una buona penna per essere scrittori.
Cosa ci vuole, allora? Vediamo.
Innanzitutto ci vogliono i coglioni. E i coglioni di cui parlo non c’entrano col sesso. La prova è che anche certe scrittrici li hanno. Patricia Highsmith, per esempio.
I coglioni sono l’organo più importante dello scrittore. Senza coglioni, uno scrittore mette la sua penna al servizio della malafede. Per fare un esempio, prendiamo uno scrittore che abbia una buona penna, forniamogli di che scrivere. Se ha dei bei coglioni, ne verrà fuori Morte a credito. Senza coglioni, ne verrà fuori La nausea.
Volendo dare una schematica semplificazione possiamo dire che i coglioni sono la capacità di resistenza di un individuo alla malafede ambientale.
Come dire che quasi nessuno ha quel genere di coglioni. Quanto al numero di persone che hanno una buona penna e insieme quel tipo di coglioni, è infinitesimale. Per questo ci sono così pochi scrittori al mondo.
Oltre ai coglioni, allo scrittore serve un cazzo.
Il cazzo è la capacità di creazione. Rare sono le persone capaci di creare davvero. La maggior parte si accontenta di copiare i predecessori con talento variabile, predecessori che sono molto spesso a loro volta copiatori. Può succedere che una buona penna sia dotata di cazzo ma non di coglioni: Victor Hugo, per esempio. Mentre Céline aveva tutto: penna di genio, grossi coglioni, grosso cazzo e il resto.
Uno scrittore deve avere anche le labbra. Labbra che servono a chiudere la bocca. Le labbra hanno due ruoli. In primo luogo, fanno della parola un atto sensuale. Avete mai pensato a cosa sarebbe la parola senza le labbra? Sarebbe qualcosa di orribilmente freddo, di un’aridità senza sfumature, come i discorsi di un ufficiale giudiziario. Ma il secondo ruolo è ancora più importante: le labbra servono a chiudere la bocca su quanto non deve essere detto. Anche la mano ha le sue labbra, che impediscono di scrivere ciò che non si deve. È assolutamente indispensabile. Scrittori pieni di talento, di coglioni e di cazzo hanno guastato la loro opera per aver detto cose che non dovevano dire.
Bisogna chiarire che non si tratta di autocensura. Le cose da non dire non sono necessariamente le cose sporche, al contrario. Bisogna sempre raccontare le sporcizie che uno ha dentro: è sano, è allegro, è tonico. No, le cose da non dire sono di un altro ordine.
Ad uno scrittore occorrono anche l’orecchio e la mano.
L’orecchio è la cassa di risonanza delle labbra. È l’urlatoio interiore. Flaubert andava molto fiero del suo urlatoio, ma pensava davvero di essere creduto? Lo sapeva bene che è inutile urlare le parole: le parole urlano da sole. Basta ascoltarle dentro di sé.
La mano è per godere. È terribilmente importante. Se uno scrittore non gode, allora deve smettere subito. Scrivere senza godere è immorale. La scrittura porta in sé tutti i germi dell’immoralità. L’unica scusa dello scrittore è il suo godimento. Uno scrittore che non goda sarebbe indecente quanto uno stronzo che stuprasse una ragazza senza neanche godere, che stuprasse per stuprare, per fare un male gratuito.

4 commenti:

  1. E il cuore? Dov' è il cuore che si sente battere, rallentare, fermarsi, soffrire, giudicare, palpitare,incantare, legare e distruggere il proprio in quelle sacrosante e bellissime parole dello scrittore che scrive al posto nostro di questa vita e le sue sfumature?
    Serve solo cuore che è quello che dà il coraggio e che pompa il sangue al resto degli organi
    Un caro saluto prenatalizio

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  2. tra un po' ci sarà un post dedicato proprio al cuore dello scrittore.
    sempre targato Amélie...

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