giovedì 27 febbraio 2014

Basta Euro. Come uscire dall'incubo, 31 domande 31 risposte. La verità che nessuno ti dice (terza parte)


7. I miei risparmi si dimezzerebbero? Diventerò più povero per colpa della svalutazione?

Ovvio che no. Non si può fare un discorso particolare perché ognuno ha risparmi investiti in modo diverso, però basti pensare a tipiche forme di risparmio:

a) La casa
La casa è un bene reale, quindi non si “svaluta” cambiando moneta.
Se noi domani adottassimo una qualsiasi moneta scelta a caso fra mille, la casa sarebbe sempre quella e il suo valore verrebbe semplicemente definito con una nuova unità di misura.
È da escludersi quindi che la casa “perda un pezzo” o che venga qualcuno a tirare su un muro nel salotto per dimezzarla.
C’è anzi da pensare che un’economia in ripresa possa far ripartire il mercato ed aumentare il valore dei nostri appartamenti. Può essere che inizialmente anche il prezzo delle case in zone non “internazionali” cali se rapportato ad un’altra valuta, ma ciò potrebbe (eventualmente) danneggiare solo un italiano che volesse vendere la propria casa qui per acquistarne una in Germania.
È invece ovviamente assurdo pensare che la casa “si dimezzi” in rapporto al mercato italiano.
Frasi tipo: “il valore di una casa di 100mq si dimezzerà e con il ricavato della vendita si potrà a malapena comperare una casa di 50mq” sono una palese sciocchezza perché se anche, per caso, scendesse il valore della nostra casa, scenderebbe anche il valore delle altre case e non cambierebbe nulla.
Vendendo una casa di 100mq si potrà ancora comperare un’altra casa di 100mq.
In ogni caso una ripresa dell’economia, anche dopo una svalutazione, porta sempre benefici al valore degli immobili.

b) Gli investimenti in titoli e fondi
I titoli possono essere azionari e obbligazionari, italiani ed esteri, spesso acquistati per mezzo di fondi di investimento o di gestioni patrimoniali. Le azioni, come la casa, sono beni reali e quindi non si svalutano: se ho 10 azioni di una società che rappresentano il 10% di quella società, ciò non cambia qualsiasi sia la moneta che si scelga di usare.
Dobbiamo pensare alle azioni come a delle quote di possesso: l’industria di cui si possiede una
quota rimane uguale indipendentemente dal cambio di moneta in circolazione.
Anzi, è probabile che le azioni di società industriali italiane possano apprezzarsi perché una moneta corretta le renderebbe più competitive.
Le obbligazioni e i titoli di Stato invece rappresentano un credito in denaro e quindi la moneta in cui sono denominati è importante.
Le obbligazioni estere non verranno toccate e rimarranno come sono perché il debitore è straniero
e quindi se noi cambiamo moneta non necessariamente lo farà anche lui, quindi per chi le detiene potrebbero addirittura rappresentare una rivalutazione verso la nuova moneta.
Stesso discorso per i fondi di investimento internazionali che, inoltre, essendo di solito molto diversificati, avrebbero impatti minimi.
Titoli di Stato e obbligazioni italiane, invece, verranno convertiti nella nuova valuta ma non necessariamente perderanno potere d’acquisto in Italia perché, come abbiamo ricordato prima, svalutazione non vuol dire inflazione, e anche il prezzo, una volta rimossa l’incertezza di una banca centrale che non garantisce pienamente i titoli, potrebbe beneficiarne.
Chi temesse in ogni caso l’arrivo dell’inflazione può liberamente tutelarsi con l’acquisto di titoli ad essa indicizzati, quali i BTP Italia.

c) Oro e oggetti di valore
Anche in questo caso si tratta di beni reali per i quali è del tutto indifferente quale sia la valuta nazionale. Una moneta d’oro ha lo stesso valore in tutto il mondo.
La verità è che è proprio con l’Euro che i risparmi degli italiani stanno andando in fumo o perché i valori e i prezzi crollano a causa della depressione, o perché aggrediti da continui aumenti di tasse imposte dall’Europa. Quando in Italia c’era la Lira, anche negli anni di forte inflazione come ad esempio gli anni ‘80, il risparmio degli italiani era fra i primi al mondo e il record della Borsa di Milano si è avuto nel 2001.
Da quando c’è l’Euro la Borsa è precipitata. Solo nel 2013 i prezzi delle case sono scesi in media del 6%. Persino i titoli di Stato sono diventati meno sicuri e chi ha provato a venderli nei giorni in cui lo spread era ai massimi ha avuto amare sorprese.

8. Magari avessi risparmi! Ho un mutuo e il conto in rosso. Le rate saliranno?

No, la stragrande maggioranza dei mutui sono a tasso fisso (e quindi non cambiano) o a tasso variabile legato al tasso Euribor che è una media europea.
In tutti e due i casi un cambio di moneta da parte dell’Italia non avrebbe effetto, anzi, dato che anche il mutuo verrà convertito in lire come tutti i contratti italiani, qualora dovesse verificarsi una moderata inflazione (cosa comunque per nulla scontata, come si diceva prima) per chi ha un mutuo sarebbe molto conveniente, perché la quota residua da pagare varrebbe progressivamente sempre di meno.
Per chi ha un mutuo il vero guaio è essere costretti ad accettare uno stipendio dimezzato per poter lavorare, come spesso succederà con l’Euro, dato che la rata non si dimezzerà anch’essa.
Il fatto che in caso di cambio di moneta i tassi continueranno ad essere calcolati come oggi è confermato da tutti i principali studi legali internazionali: il tasso EURIBOR è una media dei tassi in Europa e per legge il metodo di calcolo non può cambiare.

9. E le materie prime? E la benzina? Dicono che se svalutiamo costeranno una fortuna, è vero?

No, innanzitutto noi non usiamo mai “materie prime” e anche la benzina non è petrolio greggio.
Tutti i beni che consumiamo sono trasformati industrialmente e la maggior parte dei costi dei prodotti è data proprio da queste trasformazioni e trasporti mentre il valore della “materia
prima” è di solito minimo.
I prezzi delle materie prime oscillano normalmente tantissimo, di solito con percentuali molto
superiori a quella che sarebbe una svalutazione se pur forte, eppure non ce ne accorgiamo assolutamente
.
Se ne accorgono eccome, invece, proprio i Paesi che hanno basato la loro economia solo sulle materie prime: in caso di discesa dei prezzi sui mercati internazionali possono aversi crisi fortissime e non facilmente sanabili nemmeno con forti svalutazioni.
Nel 2008 per esempio il prezzo del petrolio andò in breve tempo da 140 a 25 dollari al barile: nessuno si ricorda di pompe di benzina che regalavano i pieni. In compenso con l’Euro abbiamo visto spesso la verde a 2 euro: vi ricordate forse la super a 4.000 lire al litro?
Gran parte del prezzo della benzina è data da tasse in molti casi inventate proprio per compiacere l’Europa come l’ultimo forte rialzo deciso dal governo Monti: rimane quindi molto spazio per assorbire qualsiasi tipo di rialzo.
L’Italia comunque è un paese trasformatore: importa materie prime ed energia ed esporta prodotti finiti. È il caso perfetto in cui il cambio flessibile ha massimo impatto. Immaginiamo che nella realizzazione di un prodotto in Italia il peso di energia e materie prime sia addirittura del 50% (difficilmente accade).
Supponiamo di svalutare del 20%. Ebbene, se fatto 100 euro il costo di un prodotto, le materie prime e l’energia costassero il 20% in più, invece di 50 costerebbero 60 e quindi il prodotto
complessivamente ora costerebbe 110.
Per i mercati esteri tuttavia questo prodotto costerebbe il 20% in meno perché 110 è il costo nella nostra moneta, che si è svalutata del 20%, quindi il prodotto sui mercati esteri costerebbe 88 euro diventando molto più competitivo persino nel caso abbastanza estremo di un costo delle materie prime pari alla metà del totale.

10. Non è che l’Euro non c’entra nulla e la colpa è di corruzione, casta ed evasione?

Le cose che non vanno in Italia sono sicuramente tante, ma non tutte, per odiose che possano essere, sono cause della crisi.
Evasione, casta e corruzione ci sono sempre state anche quando le cose andavano bene e affliggono paesi che pure sono in forte crescita economica: assurdo pensare che, per esempio, in Cina, Corea o India siano tutti santi. In particolar modo è ingenuo sperare in scorciatoie come quelli che lasciano intendere che senza la corruzione ci sarebbero 80 miliardi o senza l’evasione ci sarebbero 120 miliardi: semplicemente saremmo in un mondo più giusto ma non ci sarebbe un centesimo in
più di gettito.
Il perché è semplice: l’Italia già incassa con le tasse più di qualsiasi altro Stato al mondo in rapporto a quanto produce (forse solo qualche piccolo Stato assistenziale nordico ci “batte”, ma nessuno dei grandi Stati ) ed è “al limite”, non a caso i recenti aumenti di IVA hanno portato un calo del gettito.
Se con una bacchetta magica l’evasione scomparisse, con le attuali aliquote moltissime attività chiuderebbero, annullando l’effetto della “magia”.
L’unica cosa fattibile sarebbe di far pagare a tutti le tasse abbassando in parallelo le aliquote: si avrebbe così una distribuzione più equa, ma non ci sarebbe gettito aggiuntivo.
Corruzione e altre nefandezze sono reati, e come tali vanno perseguiti, ma allo stesso modo in cui vanno perseguiti i furti e gli omicidi: di certo non sono le cause della crisi.

11. Non può essere che la colpa sia della spesa pubblica improduttiva?

Che in Italia i soldi vengano spesi male è cosa nota, tuttavia se una spesa è interna difficilmente
diventa “improduttiva”: se anche pagassi uno per non fare nulla costui alla fine con i soldi dello stipendio comprerebbe cibo, vestiti e altri beni da produttivi lavoratori privati.
Chi ha un negozio o una fabbrica non sa da dove vengono i soldi dei clienti che gli comprano la merce, per loro la differenza è avere clienti o no.
Sarebbe molto meglio evitare questo passaggio e lasciare direttamente nelle tasche di chi lavora i soldi o, quanto meno, spendere in modo assennato, tuttavia il semplice taglio della spesa non compensato non aiuterà nessuno a vendere più prodotti e quindi a rimettere in moto l’economia.
Il livello di spesa pubblica italiana è nella media in Europa e se si è in recessione tagliare la spesa e alzare le tasse è un sistema certo per far andare peggio le cose.
Ipotizzare che le cose possano andare diversamente è assurdo: sarebbe come pensare che una famiglia spenda di più se si riduce lo stipendio del capofamiglia.
La spesa pubblica va tagliata e le tasse vanno alzate quando si sta crescendo.
L’America è uscita dalla crisi facendo così: ha tagliato le tasse, ha aumentato la spesa pubblica e ha fatto “stampare” denaro alla sua Banca Centrale.
Stando nell’Euro e con le regole europee non possiamo fare nessuna di queste cose e, per di più, ci ritroviamo fuori mercato a causa della moneta sopravvalutata. Per noi e soprattutto per l’industria
del Nord è come pensare di vincere una gara di corsa con le gambe legate.

Nessun commento:

Posta un commento