domenica 30 settembre 2012

Che cosa distingue gli umani in quanto umani?

Oggi mi occupo di uno di quei domandoni che tanto mi piacciono. Sarà un modo per parlare del capitalismo e di Adam Smith. Non deve ritenersi, questo post, un inno al libero mercato tout court, ma un semplice contributo da approfondire.

La domanda “Che cosa distingue gli umani in quanto umani?” era fra le più dibattute alla fine del Settecento.
Per Adam Smith l’atto di scambio è “naturale”, nel senso che è basato su una propensione che si trova in tutti gli esseri umani, anzi, più precisamente, soltanto negli esseri umani. Vale a dire che per Smith lo scambio di mercato è una caratteristica centrale che definisce la nostra stessa umanità.
Per alcuni, la risposta consisterebbe nella capacità degli esseri umani di comunicare e di sviluppare il linguaggio. Per Smith, la risposta va cercata nella propensione degli esseri umani allo scambio commerciale.
Egli la definisce come “inclinazione a trafficare, a barattare e a scambiare una cosa con l’altra”, in altri termini, a commerciare.
Tale inclinazione, continua Smith,
è comune a tutti gli uomini e non si trova nelle altre razze animali, che sembra ignorino questo come ogni altro tipo di contratto. Vedendo due levrieri che corrono dietro la stessa lepre, saremmo talvolta tentati di supporre tra loro una sorta di accordo. Ciascuno dei due spinge la lepre verso il suo compagno o tenta di afferrarla quando il suo compagno la spinge verso di lui. Pure, questo non è il risultato di una specie di contratto, ma dell’incontro accidentale delle loro passioni che si rivolgono insieme verso lo stesso oggetto e nello stesso momento. Nessuno ha mai visto un cane con un suo simile fare lo scambio deliberato e leale di un osso contro un altro osso. Nessuno ha mai visto un animale coi suoi gesti o le sue grida naturali, far capire a un altro animale: “Questo è mio, quello è tuo, io darei volentieri questo in cambio di quello”.
Da tutto ciò traiamo brevemente alcune implicazioni e conseguenze.
1) Lo scambio di mercato, essendo basato su una propensione naturale, è comune a tutte le genti e a tutti i paesi. Il mercato è un’istituzione universale che sorge da un’innata inclinazione degli esseri umani. Dunque i tentativi di limitare lo scambio sono da considerare tanto inutili quanto oppressivi. Sono inutili perché, mortificando una caratteristica della natura umana, vanno incontro a un inevitabile insuccesso. Quindi, i tentativi di porre limiti al funzionamento del mercato in certi paesi, come nel vecchio blocco comunista, hanno semplicemente generato attività di mercato “nero” o “zone grigie”; vale a dire, hanno incentivato forme di scambio commerciale che non erano ufficialmente autorizzate dallo Stato. Qualsiasi tentativo di limitare in maniera significativa il mercato non può funzionare a lungo perché la natura umana riesce sempre a trovare scappatoie e vie di fuga, riesce sempre ad aggirare le limitazioni poste dallo Stato. L’attualità di questa impostazione non risiede solo nel ritenere che i sistemi economici che cercano di limitare la spontaneità del mercato sono destinati a fallire perché l’ingegnosità umana, alimentata dall’”inclinazione a trafficare, a barattare e scambiare”, prevarrà sempre. Questa posizione implica anche che la transizione a un sistema di mercato può essere effettuata in maniera ragionevolmente rapida, perché i mercati tendono a svilupparsi “naturalmente” e in modo spontaneo. Per esempio, la transizione al capitalismo dell’ex blocco sovietico si è realizzata in un periodo molto breve, non appena si sono presentate le opportune condizioni di fattibilità.
2) Porre vincoli agli scambi di mercato significa porli anche alla libertà umana. Se la nostra umanità viene espressa e definita dalla nostra capacità di intrattenere relazioni di scambio con gli altri, allora qualsiasi tentativo di limitare questi scambi diventa un tentativo di porre limiti alla nostra umanità.

4 commenti:

  1. Le argomentazioni del caro Smith sono sensate e in buona parte condivisibili, tuttavia è una tristezza infinita l'idea che si possa arrivare a dire che lo scambio di mercato sia una caratteristica centrale che definisce la nostra stessa umanità.
    Ammirabilmente abominevole ;-)

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    1. Yes, però colgo l'occasione per un chiarimento preliminare che spero serva a fugare dubbi futuri.
      Non la caratteristica principale o più bella degli esseri umani, ma quella che ci distingue in quanto umani.
      Cioè qualcosa che ci differirenzia in pieno dagli altri essere viventi.

      ;-)

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  2. E' appunto ciò, ad essere ammirabilmente abominevole

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    1. Credo sia la nostra vera dannazione...altro che mela e scemenze varie.
      Immagino un mondo con gli umani con la naturale propensione a fare e regalare....

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