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lunedì 25 marzo 2013
Eratostene, Dario Fo e la coscienza dell'immagine
La storia e la figura di Eratostene le conosciamo un po’ tutti. Però, chi lo sa, magari qualcuno no e questo post può essere utile per svegliare la curiosità di qualche internauta anche perché come “ospite” ci sarà niente di meno che il grandissimo Dario Fo.
Eratostene fu un matematico, astronomo, geografo e poeta di Cirene (nell’attuale Libia), di razza scura, oggi diremmo arabo, uno dei più importanti uomini di pensiero e di intelletto della nostra storia. A Siene (l’odierna Assuan), un giorno del III secolo a.C., Eratostene ebbe un’intuizione geniale: piantò un paletto per terra nel momento in cui il sole era perfettamente allo zenit – fenomeno che si ripete una sola volta all’anno, durante il solstizio d’estate – e notò che a causa di quella verticalità il paletto non proiettava alcuna ombra. Il sole era proprio perpendicolare alla Terra.
Giorni prima Eratostene aveva inviato un amico a cavallo ad Alessandria d’Egitto, a circa 850 chilometri di distanza, affidandogli il compito di infilare, nello stesso giorno e nello stesso momento, un altro paletto uguale nel terreno. L’amico osservò che il paletto proiettava un’ombra di due spanne. Conoscendo l’altezza dei paletti e la distanza fra le due città, Eratostene calcolò l’angolo che i raggi solari formavano con la verticale ad Alessandria: un angolo di 7° 12’, che equivale a un cinquantesimo di una circonferenza completa. Allo studioso bastò dunque moltiplicare per cinquanta la distanza fra Siene e Alessandria per ottenere la misura quasi perfetta della circonferenza terrestre.
Poi qui interviene Dario Fo che alla domanda: “Ma Eratostene, in quel momento, si rendeva conto di realizzare quella scoperta?” così risponde:
Certo! Perché aveva la coscienza dell’immagine. Aveva proiettato un’immagine convenzionale in una dimensione al di fuori dei limiti. Il sapere è il mezzo che ti permette di misurare le cose, i fatti, le situazioni, la logica in una dimensione altra. È questa l’intelligenza. Ma per nutrirla ci vuole una scuola “ad arte”, nel senso rinascimentale del termine, in cui si studino le teorie ma anche i metodi applicativi per verificarle, sviluppando così il sapere, la coscienza.
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Amici così non ne esistono più.
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