Filosofia, Letteratura, Poesia, Storia, Arte, Capitalismo, Politica, Sesso... [Blog delle ossessioni, non delle idee. Le idee non mi piacciono perché con le idee non è mai sprofondato nessuno]
venerdì 29 marzo 2013
Siderale
Questo quadro intitolato Siderale del pittore nipponico della seconda metà del XIX secolo, Moriboshi Kagawa, possiamo sicuramente definirla un’opera esistenzialista.
Il nero così prominente che domina il quadro rappresenta la massa delle persone, il muro ostile e compatto della “gente” che terrorizza e intristisce l’artista con la sua meschinità, brutalità e crassa ignoranza.
Il cerchio rosso è l’artista che si differenzia dalla massa e che gode di questo isolamento, nutrendosi giorno per giorno del pathos della distanza. L’artista ha scelto il rosso per trasmettere l’orgoglio di questo isolamento. Isolamento che non gli pesa affatto e che, anzi, l’artista sente come destino inevitabile.
All’artista fu rimproverato di non essersi posto al centro della massa, di non voler vivere tra il popolo, sentirne le istanze reali e conoscerne la vita reale. Insomma fu accusato di snobismo, di classico artista che vive in un mondo tutto suo staccato dal sacro dovere di essere realista. Le espressioni “torre d’avorio” e “disimpegno” andavano per la maggiore nelle pubblicazioni e nelle dichiarazioni dei critici.
Kagawa non rispose mai alle critiche, non appariva mai in pubblico, neanche alle proprie mostre.
Sul suo diario, ritrovato dopo la morte, furono trovate alcune frasi che spiegavano che l’artista non può vivere in mezzo alla gente e alla massa perché rischierebbe l’esaurimento nervoso causato dall’incomprensione e dall’inutilità che la gente tributa all’arte e all’artista. Se anche l’artista provasse a vivere in mezzo alla gente, sarebbe comunque respinto ai margini, isolato e deriso.
Per finire, si vede il colore bianco circondare il cerchio rosso. Il bianco rappresenta lo spazio, lo spazio siderale. Questa dimensione spaziale, serve a sottolineare l’abisso che separa l’artista dalla gente impegnata solamente a lavorare mangiare dormire e morire.
Kagawa scomparve a trentaquattro anni, una notte d’estate, e non se ne seppe mai più nulla.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ero andata subito a cercare altre opere...te possino!
RispondiEliminaIn compenso però ho scoperto che Takako Tokiwa esiste e gode di ottima salute.
visto? grazie a un artista non proprio reale ne scopro una vera.
Eliminacontinuo la lettura delle pagine trovate.
buon week end :)
Mi chiedevo in effetti come aveva potuto farsi conoscere dai critici.
RispondiElimina