lunedì 4 marzo 2013

Vertigine



Dopo tanta politica, ergo, dopo tanta bassezza, torniamo un po' sulle vette a respirare aria pura con la poesia e precisamente con Rimbaud.
Con Rimbaud la vetta è altissima, talmente alta che potremmo soffire di vertigini.
Soffrire? Macchè, è un piacere...vai con la vertigine...

Che importa a noi, mio cuore, delle pozze di sangue
E di brace, dei mille assassinii, degli urli
Di rabbia, dei singhiozzi con che ogni inferno abbatte
Ogni ordine; e del grande Vento sulle macerie;

E d’ogni rappresaglia? Niente!... Se la vogliamo
Tutte, ancora! Industriali, principi, parlamenti:
Perite! E voi, giustizia, storia, potenza: abbasso!
Questo ci spetta. Il sangue! sangue! la fiamma d’oro!

Dàtti alla guerra, o mio spirito, alla vendetta,
Al terrore! Nel morso giriamo i denti: via,
Repubbliche del mondo! Imperatori,
Reggimenti, coloni, popolazioni: basta!

Chi smuoverebbe i turbini d’irato fuoco, tranne
Noi e quelli che noi supponiamo fratelli?
O romanzeschi amici, a noi: sarà piacevole;
E non lavoreremo mai, o flutti di fiamma!

Europa, America, Asia, scomparite. La nostra
Marcia vendicatrice occupa tutti i luoghi
Di città e di campagna! – Noi saremo schiacciati!
Salteranno i vulcani! E l’Oceano sconvolto…

Oh! amici! – O cuore, è certo, essi sono fratelli!
Se osassimo, o miei neri ignoti! Osiamo! Forza!
O sciagura! In un fremito sento la vecchia terra,
Su me, sempre più vostro, la vecchia terra fondersi.
(Niente di fatto: ci sono, ci sono sempre).

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