venerdì 17 febbraio 2012

17 febbraio 1992-17 febbraio 2012. Ventennale di Mani Pulite


In questi giorni ho letto molti articoli e alcune interviste sulla vicenda Tangentopoli. Ho privilegiato, per questo post, l’articolo di Ida Dominijanni apparso su il Manifesto.
Il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa, il presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio, fu arrestato perché colto in flagrante mentre intascava una mazzetta di 7 milioni di lire.
Quell’arresto segnò l’inizio di Tangentopoli, dell’inchiesta Mani Pulite e la fine della Prima Repubblica.
Sembrava, e lo ricordo bene anche se avevo solo tredici anni, l’inizio di un’epoca nuova.
Quest’epoca nuova, dopo soli due anni, si rivelò un incubo visto che in politica entrò quel magagnone, piduista, mafioso di Silvio Berlusconi.
Epoca nuova? A’ faccia do cazz.
Proprio in questi giorni il presidente della Corte dei conti ha fatto un quadro dello stato “dilagante” della corruzione che rispetto a vent’anni fa non accenna a arretrare e che è stata combattuta con lo strumento sbagliato, la chirurgia penale, e non con quello giusto, una riforma della pubblica amministrazione. Secondo alcune stime, 60 miliardi di euro all’anno se ne vanno in fumo fra mazzette, prebende, incarichi illegittimi: il tutto mentre affoghiamo nella crisi economica che tutti conosciamo.
Questo sarebbe potuto essere un ventennale da festeggiare, il 17 febbraio un giorno che avrebbe potuto rappresentare il giorno del riscatto civile, questo post avere un tono allegro e orgoglioso, ma non è così.
Dopo Tangentopoli abbiamo vissuto (e subìto, lo voglio dire) almeno 17 anni di berlusconismo.
Diciassette anni che non hanno fatto altro che peggiorare le cose e la situazione mi sembra addirittura più penosa di vent’anni fa.
Salutato come un nuovo inizio, in realtà la vicenda Mani pulite ha dato vita a una situazione paradossale che si può riassumere in quattro punti.
Salutato come un nuovo inizio, Tangentopoli ha aperto in realtà una lunga stagione di restaurazione.
Cominciato all’insegna della rivolta antipartitocratica, ha dato la stua a un umore antipolitico sempre più dilagante, che oggi non fa distinzioni e non cerca prigionieri.
Magnificato come l’ingresso dell’Italia in una “normalità” democratica non più gravata dai blocchi ideologici novecenteschi, ha aperto al strada alla “eccezione” berlusconiana.
Vissuto come la vittoria della legalità delle procure sull’illegalità della classe politica, ha premiato per diciassette anni una classe politica che dell’illegalità ha fatto la sua bandiera e scatenato un conflitto truccato tra potere legislativo e potere giudiziario.
Oggi viviamo la tecnocrazia di Mario Monti, un regime bianco passeggero in attesa dell’ennesima restaurazione politica. La corruzione è sempre lì, ancora più forte e impunita.
Il 17 febbraio 1992 fu l’inizio di una nuova èra … ma nuova èra de che?

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