venerdì 15 febbraio 2013

Laocoonte, simbolo della rimozione



Sto leggendo il libro di Luigi Zingales Manifesto Capitalista. Una rivoluzione liberale contro un'economia corrotta e oggi parlo di una cosa che non c'entra niente né con Zingales né con l'economia politica.
Parlo di Laocoonte la cui statua forse conoscete, forse ne ricordate la storia tramite reminiscenze scolastiche, ma di sicuro ignorate il significato allegorico che Laocoonte rappresenta.
Ci penso io a ragguagliarvi, sempre pronto a servirvi bei pensieri.

Laocoonte era il sacerdote che aveva avvertito i troiani dei pericoli insiti nel cavallo lasciato in dono dai greci.
"timeo Danaos et dona ferentes", ammonì Laocoonte.
Come "ricompensa" per la sua intuizione, due enormi serpenti mandati dalla dea Giunone uscirono dal mare e divorarono prima i suoi figli e poi il sacerdote stesso.
Laocoonte veniva punito dagli dèi perché aveva ragione. Come è possibile?
Questo mito, come molti altri, rappresenta in modo allegorico un fenomeno psicologico che Freud e la psicanalisi avrebbero spiegato millenni dopo: la rimozione.
Laocoonte fu punito proprio perché aveva ragione.
Dopo tanti anni di battaglie i troiani non ne volevano sapere di combattere ancora. Volevano rimuovere anche il solo pensiero che la guerra non fosse finita. Tanto più la critica di Laocoonte era fondata, tanto più i troiani la respingevano con sdegno: non volevano crederci. E, per rimuovere anche il pensiero, sognavano di eliminare fisicamente la persona che glielo ricordava. I serpenti di Giunone altro non sono che la manifestazione allegorica della rimozione mentale, che ci fa scagliare contro chi ci presenta una verità che non vogliamo sentire, tanto più violentemente quanto più una persona colpisce nel segno.

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