Stasera va in scena una faccenda vergognosa e squallida. Ebbene sì, a volte mi devo occupare della miseria umana.
L’intervista di Vanity Fair a Cristina Giberti. Giberti che perse i suoi cari in un incidente automobilistico in cui c’entra Beppe Grillo. Anno 1981.
La domanda è: come mai quest’intervista esce fuori a venti giorni dalle elezioni, dopo 32 anni? Una casualità?
AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHAH
Che schifo, che vergogna. Un orrore indicibile ho provato di fronte a queste bassezze di infimo livello.
Mi hanno detto che Grillo è un personaggio pubblico, che per di più è sceso in politica, quindi se li deve aspettare questi colpi bassi.
Ok, infatti Grillo non ha fatto una piega.
Io, però, faccio parte del pubblico di comuni mortali e giudico e dico: Vanity Fair, fai schifo.
Chi pensi di prendere per il culo? Cioè solo un coglione potrebbe dar credito a te e a quest’intervista.
In realtà, chi esce malissimo da questa storia non è Vanity Fair, né la Giberti, né Grillo.
È il giornalista che si presta a questa porcata. Ma non ti vergogni? Non ti fai ribrezzo quando ti guardi allo specchio? Oppure lo stipendio che porti a casa giustifica tutto?
Il giornalista è un mestiere importantissimo nella società contemporanea. Veramente molto importante, se fatto bene. Se fatto come Biagi, Travaglio, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, ecc.
Io sono giornalista (anche se non esercito), e ho pena di questi aborti umani che leccano il culo a rai uno, che fanno i servizi sui calzini turchesi del giudice Mesiano, sulla cicca buttata a terra della Boccassini e di chi fa queste interviste vergognose alla Giberti.
Spero che da questa storia penosa Grillo prenda ancora più voti.
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