Prendendo spunto dalla morte di don Verzè, voglio narrare una classica storia italiana. Coprotagonista di questa squallida vicenda è Silvio Berlusconi; personaggio minore è l’incredibile (in senso dispregiativo) Tiziana Maiolo. Vista la “pesantezza” di questo spaccato di storia italiana del secondo Novecento, concluderò con una perla fantastica su Gabriella Carlucci da non perdere assolutamente (ringrazio, per la parte su don Verzè, il grande Marco Travaglio).
Nato a Illasi (Verona) nel 1920, a 28 anni don Luigi Maria Verzè diventa sacerdote. E subito dopo segretario di don Giovanni Calabria, il santo prete che assiste i bambini abbandonati e che nel 1950 lo manda a Milano, dove trova il cardinale Schuster e si occupa di scuole professionali per ragazzi in difficoltà e case-alloggio per anziani poveri. Nel 1958 fonda l’associazione “San Romanello del Monte Tabor” per l’assistenza ai più deboli. Finirà per curare i ricchi e i potenti e per esaltare, davanti a intervistatori genuflessi, “il carisma del denaro”. Nel 1961 compra un terreno al Parco Lambro e comincia a progettare una clinica privata, il San Raffaele. Ma la curia milanese lo scarica brutalmente per la sua disinvoltura negli affari e nella politica: nel 1964 il cardinale Colombo gli “proibisce di esercitare il sacro ministero”, cioè lo sospende a divinis: provvedimento confermato nel 1973.
Nel 1968 un palazzinaro di nome Silvio Berlusconi, titolare dell’Edilnord, gli regala 46 mila metri quadri dei 700 mila che ha appena acquistato per un tozzo di pane nel comune di Segrate per costruirvi la città satellite Milano2. L’area vale quasi zero, visto che lì a due passi c’è l’aeroporto di Linate e, a ogni ora del giorno e della notte, decollano e atterrano gli aerei. Proprio per la rumorosità della zona, è stata appena bloccata la costruzione del Nuovo Policlinico. Ma don Verzè confida nella Provvidenza, che per lui ha il volto di Silvio e degli amici politici. E per Silvio, che non regala nulla per nulla, l’appoggio del prete furbo verrà utile di lì a poco. Don Luigi avvia ugualmente i lavori per la clinica San Raffaele, grazie anche a un mutuo agevolato di 600 milioni di lire concesso dal governo amico democristiano. Che nel 1971, alla velocità della luce, trasforma la Monte Tabor in fondazione religiosa. Nel 1972 il ministro dc della Sanità Valsecchi riconosce alla clinica in costruzione lo status di “Istituto di ricovero e di cura a carattere scientifico”, ambitissimo quanto rarissimo per le cliniche private. Segue le generosa convenzione con l’Università di Milano. E i primi finanziamenti pubblici. Il tutto scavalcando la Regione Lombardia, dove l’assessore Vittorio Rivolta non vuole saperne di inserire il San Raffaele tra gli ospedali convenzionati, visto che è privo dei requisiti ospedalieri e scientifici: non ha il pronto soccorso, non fa ricoveri d’urgenza, ha problemi persino per gli interventi di appendicite. E non ha neppure la licenza di abitabilità. Peggio: il secondo lotto del San Raffaele è venuto su senza uno straccio di licenza edilizia. Lavori abusivi, insomma. Don Verzè pretende un altro miliardo e mezzo di fondi pubblici e, siccome Rivolta rifiuta, lo minaccia: “Ho le prove che il nostro lavoro è voluto da Dio, e Dio non si lascia irridere, dunque le consiglio di non molestarci oltre”. Poi tenta di corromperlo, promettendogli una stecca del 5% sulla somma richiesta. È il 1973. Quattro anni dopo sarà condannato a un anno e quattro mesi di carcere per istigazione alla corruzione (in appello lo salverà la prescrizione). Nella sentenza viene definito “imprenditore abile e spregiudicato inserito in ambienti finanziari e politici privi di scrupoli etici e penali”.
Intanto la speciale Provvidenza politico-affaristica che lo protegge fa un altro miracolo: la deviazione delle rotte Alitalia. Silvio e don Luigi, spalleggiati da fantomatici “comitati anti-rumore” creati ad hoc, presentano una petizione al ministero dei Trasporti perché dirotti altrove i voli degli aerei in partenza e in arrivo a Linate, per non disturbare gli abitanti di Milano2 e soprattutto i ricoverati del San Raffaele. Che però sono ancora quattro gatti: sia Milano2 sia il San Raffaele sono in costruzione. Ma basta ungere le ruote e il ministero si porta avanti col lavoro: nel 1972-’73 Civilavia (l’amministrazione dell’aviazione civile) sposta le rotte verso il comune di Segrate che invece è abitato da 200 mila persone, da prima che nascesse l’aeroporto. Nella sentenza del 1977 sul caso Rivolta, i giudici collegheranno la decisione a sospetti di “pressioni illecite, non esclusa la corruzione, sulle competenti autorità locali e centrali”. Così migliaia di cittadini si vedono piovere sulla testa gli aerei da un giorno all’altro, per proteggere la tranquillità di quelli di Milano2 e del San Raffaele che quasi non esistono. Per giustificare la porcata ad personam e ad pretem, basta qualche ritocco alle carte tipografiche (quelle di Pioltello e Segrate vengono retrocesse alla situazione del 1848, mentre Milano2 – ferma al 25% - risulta già completa).
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