domenica 5 febbraio 2012

Breve storia del pensiero sul pensiero [she get 2]


Una breve storia del pensiero sul pensiero ha come tappa obbligata Immanuel Kant.
Kant, come Aristotele, era un professore, e come molti professori era un po’ pedante: inoltre, filosoficamente parlando, era anche una persona ordinata, e quindi potrebbe risultare noiosa. Kant non era né simpatico come Hume, né scrittore “divertente” come Nietzsche. Non biasimo i ragazzi che vorrebbero saltare a piè pari il filosofo di Konigsberg. Sappiate però che, non conoscendo la sua filosofia, nella vita vi mancherà qualcosa: se non altro la pazienza di ascoltare.
Visto che Kant va decantato con cura, questa puntata è dedicata solo a lui. Ho scritto il post più schematicamente possibile in modo da rendere le sue idee più comprensibili.
Nei suoi vasti paragrafi Kant sviluppa un vero e proprio sistema del pensiero e delle sue facoltà, che non tarda ad affermarsi e che rimane a lungo in auge come riferimento imprescindibile. In generale, spiega Kant, “si chiama pensiero il rappresentarsi qualcosa mediante concetti, cioè in termini universali”. Il pensiero, attuandosi mediante “concetti, giudizi e sillogismi”, è la facoltà conoscitiva superiore che rappresenta la spontaneità e l’attività del soggetto, a differenza della sensibilità che ne costituisce invece il lato passivo. Distinto dalle funzioni conoscitive inferiori – che sono: il repraesentare (vorstellen), il percipere (wahrnehmen) e il noscere (kennen) – il pensiero include le seguenti operazioni conoscitive superiori:
1) il cognoscere, cioè “l’avere nozione (kennen) in modo consapevole, vale a dire il conoscere (erkennen)”;
2) l’intelligere, cioè “il capire (verstehen), ossia il conoscere o concepire mediante l’intelletto (Verstand) in forza dei concetti”;
3) il perspicere, ovvero “il conoscere o intuire (einsehen) mediante la ragione (Vernunft)”;
4) il comprehendere, cioè “il comprendere (begreifen) nella misura che è sufficiente alle nostre intuizioni”.
In quanto capacità di quel “soggetto” per eccellenza che è l’uomo, il pensiero si esplica in virtù di tre facoltà fondamentali:
1) l’”intelletto” (Verstand), che è la capacità di “pensare da sé” (selbst denken);
2) il “giudizio” (Urteilskraft), cioè la capacità di “pensarsi (nelle relazioni con gli uomini) al posto di ogni altro” (sich-in der Mitteilung mit Menschen – in die Stelle jedes Anderen denken);
3) la “ragione” (Vernunft), ossia la capacità di “pensare sempre in accordo con se stessi” (jederzeit einstimming mit sich selbst denken).
Quale importanza Kant assegni alla funzione del pensare è indicato dal fatto che per dare un nome alla suprema funzione unificante del nostro conoscere egli scelga il termine, poi diventato celebre, “io penso” (Ich denke): l’”io penso” è il principio “che deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni”. Ma è significativo soprattutto che l’esercizio autonomo del pensiero costituisca per lui, in prospettiva etico-politica, il fondamento sul quale egli basa il progetto illuministico di emancipazione dell’uomo dallo stato di minorità in cui versa.

2 commenti:

  1. Ho sempre fatto una gran fatica a capire Kant.. non riesco a entrare nella sua testa e a seguire i suoi discorsi.. devo capire come mai.. forse abbiamo un modo di "Pensare" completamente diverso.. agli antipodi probabilmente :)

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    1. Faccio fatica anche io, ma almeno la Critica della ragion pura la voglio capire.

      Poi posso pure morire in pace :)

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