lunedì 6 febbraio 2012

La donna telecomandata


Me ne stavo seduto sul muretto della litoranea fumando una Camel e a guardare il mare, quando s’avvicina un vecchio che mi chiede se posso offrirgliene una. Io tiro fuori il pacchetto dalla tasca del giubbino, lo apro e glielo porgo. Lui prende una meravigliosa e mi fa capire che vuole pure accendere.
Non gli domando “per caso vuole anche un polmone?” perché questa stronzata si dice agli amici e non agli sconosciuti, per giunta vecchi.
Dopo aver fatto accendere il matusa torno a guardare il mare e faccio una profonda tirata di sigaretta. Mentre caccio via il fumo con voluttà, guardo di sottecchi alla mia sinistra e vedo che lo scroccone è ancora lì.
Spero che se ne vada e che soprattutto non cominci a parlare magari narrando qualcosa di cui a me non frega un cazzo, tipo un commento sul freddo che fa a fine gennaio.
Il vecchietto mi guarda e mi sorride, con la sigaretta in bocca che gli pende da un lato in precario equilibrio. Io non rispondo al sorriso e comincio a pensare che sia meglio cambiare posto.
A un certo punto il vecchietto dice: “Uagliò, voglio farti un regalo”.
“Un regalo? A me?”
“Sì, proprio a te”.
Ecco qua, lo sapevo. Non posso stare cinque minuti per strada che mi s’attacca un vecchio pazzo.
“Lasciate stare”, gli dico.
“No, tu sei stato gentile e tieni una faccia simpatica. Ho un oggetto che non mi serve più e ho deciso di darlo a te”.
Detto questo, tira fuori dal cappotto un telecomando e me lo porge.
Io lo prendo più per curiosità che altro. Guardo i tasti e noto che ci sono stranissime scritte.
C’è un equalizzatore per decidere se aumentare o diminuire le Tette, il tasto Muta, il tasto OFF, poi c’è un'area DAMMI che comprende i tasti: Birra, Sesso, Cibo. C’è il tasto Basta Frignare, il tasto Dormi, due piccoli tasti Dire sì-Dire no, e altri ancora.
Rido guardando e riguardano questo insolito telecomando e per scherzo domando al tipo se funziona davvero.
“Certo!”, risponde lui. “E te ne faccio dono, a me ormai non serve più”.
Sarebbe davvero grandioso possedere ‘sto telecomando, penso tra me. Mai più problemi con le donne, zero discussioni e rotture di palle. Dovrei solo limitarmi ad ordinare, sarei il padrone assoluto, un despota felice e perennemente soddisfatto.
Mi fermo un po’ a riflettere.
Certo, questo telecomando risolverebbe molti problemi, farei sesso quando mi va, eviterei di sentire lamentele e piagnistei, mangerei agli orari più comodi, farei avere una sesta anche alle tavole da surf, però… però in questo modo la donna diventerebbe un manichino, un automa senza personalità.
Che fine farebbe l’amore? Che fine farebbe la personalità della donna, i suoi capricci, la sua fantasia, la sua imprevedibilità i gesti d’affetto spontanei? Perderei tutto ciò che c’è di bello in un rapporto d’amore. Perderei tutte le qualità che ci fanno innamorare delle donne.
No, questo telecomando è un orrore, è una trappola mortale. Questo vecchio è il diavolo!
“Grazie, signore”, gli dico al fine “ma questo telecomando non mi interessa. Lo dia a un altro”.
Ridò il telecomando a quel demonio, lui se lo rimette in tasca, abbozza un inchino e se ne va.
Quando è lontano circa 50 metri da me, lo richiamo a gran voce. Gli corro incontro e gli dico se può lasciarmi almeno i tasti Dammi BIRRA SESSO CIBO.

5 commenti:

  1. Sei un bel rappresentante dei quella categoria non sempre degna che è L'uomo;forse perchè c'hai l'anima?
    Se lo hai scrittu tu BRAVO! ma bravo lo sei lo stesso se lo hai preso da un latro, lo hai scelto e lo hai condiviso.
    Bella storia

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  2. Io ti leggo da tanto, oramai credo un paio di anni, anche se non costantemente ( la donna è mobile....) ma ci sono volte che il tuo scrivere è un bel leggere, veramente.
    Ancora complimenti

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  3. ps errata corrige: riga 50 "fanno" non "fano", ma questo commento puoi anche tenertelo per te :-)

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