venerdì 3 febbraio 2012

Questi partiti di merda si fottono i nostri soldi


Dicevo sempre ai miei ragazzi, soprattutto a quelli di V, di interessarsi a quello che più piaceva loro e di fare qualsiasi cosa mettendoci sempre tutta l’anima. Coltivare i propri interessi, le proprie passioni, i propri hobby… giardinaggio, pittura, Harry Potter, la filatelia, qualsiasi cosa, non dimenticando mai però, di riservare un posto alla politica e soprattutto un posto ai SOLDI, alle questioni ECONOMICHE della politica.
Le battaglia ideologiche, le stronzate di D’Alema, i teatrini inscenati nei programmi tv, i comizi, sono tutte bagattelle che non meritano molta attenzione. Il vero interesse, la cosa fondamentale, sono i SOLDI, come vengono gestiti, a chi vanno, chi li ruba, come vengono sprecati, ecc.
Delle ideologie non fotte più un cazzo a nessuno, l’uomo nuovo che si interessa di politica è all’economia politica che deve puntare.
Il caso Lusi di questi giorni ha fatto sorgere per l’ennesima volta lo scandalo dei finanziamenti ai partiti. Una questione che io seguo costantemente perché è una questione economica.
Una situazione scandalosa tipicamente italiana che Marco Travaglio declina nei seguenti modi.
Lo scandalo dei partiti morti che restano in vita solo per incassare i rimborsi elettorali, che seguitano ad affluire anche se i partiti non esistono più e dunque non corrono alle elezioni.
Lo scandalo dei rimborsi assegnati per cinque anni anche se la legislatura ne dura due.
Lo scandalo dei “rimborsi” stessi: finanziamenti pubblici mascherati, in barba al referendum del ’93, che non coprono le spese sostenute dai partiti per le campagne elettorali, ma vengono assegnati “a prescindere”, senza l’ombra di una pezza d’appoggio.
Infatti i partiti spendono 1, incassano 4 e il resto di 3 lo mettono in banca, o lo investono in speculazioni immobiliari o finanziarie in Tanzania (vedi Lega), oppure se lo fregano (vedi Lusi).
Insomma, anarchia assoluta dove ciascuno fa quel che gli pare senza che nessuno controlli nulla. A giudicare su eventuali irregolarità è il foro domestico, cioè il Parlamento (ahahahaha): una mano lava l’altra. Nel 2008 i revisori dei conti di Camera e Senato, esaminando i rendiconti dei partiti sui “rimborsi elettorali” 2006, stabilirono che erano quasi tutti irregolari. Ma non accadde nulla e non pagò nessuno. I partiti, anche se ricevono soldi pubblici (e parecchi: 1 miliardo a legislatura), restano soggetti privati. È dal 1948 che si attende una legge sulla loro responsabilità giuridica, che li obblighi a rispondere della gestione patrimonial-finanziaria e del rispetto delle regole di democrazia interna (tesseramenti, congressi, candidature, gruppi dirigenti, organi di garanzia), con sanzioni efficaci.
Interessiamoci di queste questioni economiche politiche. Questi ladri di merda si fottono soldi pubblici, cioè soldi nostri, cioè soldi che dovrebbero servire per il benessere della comunità e non per arricchirsi con loschi affari.
Chi fosse interessato segnalo il sito de il Fatto Quotidiano, dove troverete anche una petizione da firmare.
Vi posto i punti essenziali della proposta di legge contro le magagne economiche di questi figli di puttana.
1) I rimborsi elettorali non possono superare un tetto massimo e devono essere erogati solo ai partiti che totalizzino almeno l’1% dei voti validi e solo a fronte di fatture che documentino le spese effettivamente sostenute in ogni campagna elettorale.
2) I partiti possono ricevere finanziamenti da imprese o soggetti privati (non da società pubbliche o miste), purché li registrino a bilancio e li dichiarino sui siti delle Camere quando superano la soglia dei 5 mila euro l’anno (quella vigente prima del colpo di spugna del 2006, che la elevò addirittura a 50 mila).
3) Chi riceve contributi da aziende pubbliche o miste di qualsiasi importo, oppure da aziende o soggetti privati superiori ai 5 mila euro senza denunciarli, commette reato di finanziamento illecito (punito con pene severe e carcere vero). Ma incorre anche in sanzioni amministrative (affidate non più all’autodichiarazione delle Camere, ma alla Corte dei conti o alla Consulta): per il singolo parlamentare, la decadenza dal mandato e l’ineleggibilità perpetua; per il partito, che risponde per responsabilità oggettiva per gli amministratori infedeli, una multa fino al doppio dell’ultimo rimborso e la perdita di quello per la campagna successiva. In queste ultime sanzioni incorrono i partiti che violano le regole di democrazia e trasparenza interna.

2 commenti:

  1. Hai detto e dici bene, prof, occhi aperti a questi delinquenti che fanno politica con i nostri soldi e ci fottono alla grande.
    Che schifo! e dicono pure che non se ne sono accorti!!!
    Buon fine settimana freddo, gelato e incazzato, politicamente incazzato

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