sabato 7 gennaio 2012

Don Verzè, Silvio, Tiziana, Gabriella e una classica merdosa storia italiana [parte terza]


Nel 1995 don Verzè è condannato a cinque mesi in primo grado per abusi edilizi di “enorme cubatura” per opere eseguite senza o in difformità della concezione edilizia” (pena confermata in appello). Per lo stesso reato rimedierà un’altra condanna in primo grado nel ’98. Nel 1997, invece, il Tribunale di Milano lo condanna a un anno e quattro mesi per ricettazione di due quadri cinquecenteschi di gran pregio rubati in due chiese napoletane e fatte acquistare dal suo autista-prestanome (la Corte d’appello conferma, poi la Cassazione dichiara la solita prescrizione, ma rifiuta di assolverlo nel merito perché è accertato che “don Verzè era al corrente della provenienza illecita dei quadri”).
Poco dopo finiscono dentro cinque primari del San Raffaele per truffa al Servizio sanitario nazionale col trucchetto dei ricoveri inesistenti (almeno 15 mila) per lucrare sui rimborsi regionali non dovuti (8 miliardi di lire). Verzè li assolve, minaccia il procuratore Borrelli, poi santa prescrizione li salverà grazie all’ex Cirielli varata da Berlusconi.
Nel 2000 il prete furbo vola ad Hammamet per celebrare le esequie del latitante Bettino Craxi, in cui dice di aver “visto il Cristo”. È una fortuna che esista la Santissima Trinità, così può dire che in Berlusconi vede “un dono di Dio”. Lo Spirito Santo, più fortunato, resta libero. Formigoni deve accontentarsi dell’”arcangelo Raffaele”. E Nichi Vendola, che fino a un mese fa voleva appaltargli il San Raffaele del Mediterraneo a Taranto? Ha “il carisma del Signore” e “un fondo di santità”. Poi, quando viene indagato per la bancarotta fraudolenta da 1,5 miliardi, don Verzè paragona anche se stesso a “Cristo in croce”, tanto Cristo-Craxi è prescritto.
Ai suoi funerali, il “dono di Dio”, al secolo Silvio Berlusconi, non c’era. Ma ha parlato spericolatamente per tutti Massimo Cacciari, già preside dell’Università San Raffaele: “Diceva don Milani: se uno alla fine della vita ha le mani completamente pulite vuol dire che le ha tenute in tasca”. Meglio metterle nelle tasche degli altri.

Mi è sembrato doveroso pubblicare questa piccola storia di don Verzè. Ritengo sia utile rinfrescare più spesso possibile la nostra storia recente (e non solo), conoscere bene chi siano davvero queste merde che purtroppo ci affliggono e difenderci così dai mass media dei servi del Potere che ci rintronano la testa con tante stronzate.
E ora, come promesso, vi regalo una piccola chicca politica (la parte succosa è in grassetto).

L’avvocato Niccolò Ghedini è così impegnato a occuparsi delle beghe legali di Berlusconi che non ha mai tempo per andare alla Camera. Non a caso è l’ultimo classificato tra i deputati nel rapporto “Camere aperte 2011”, stilato da Open Polis sulla base di un indice di produttività e frequenza in aula. Gli fa compagnia, cinque posizioni sopra, l’ex triumviro Denis Verdini. In Senato, il fanalino di coda spetta al Pd Vladimiro Crisafulli, tallonato a breve distanza dai pidiellini Giuseppe Ciarrapico e Marcello Dell’Utri. In un Parlamento di nominati i leader di partito disertano l’aula. Tolto Di Pietro (12°), gli altri sono tutti nella parte bassa della classifica: Casini 253°, Bersani 547°, Berlusconi 550° e Bossi 568°. I nominati, invece, al posto ci tengono: a Montecitorio il primato per proposte di legge depositate spetta a Gabriella Carlucci.

Rendiamoci conto di dove cazzo siamo finiti, di come sia diventato squallido il Parlamento, siamo nelle mani di Gabriella Carlucci... poi parlano di crisi, di tasse, di sobrietà, di equità... ma porca puttana!

2 commenti:

  1. Le mani pulite di cui parlava Don Milani erano altre, che tristezza vederlo citato così a sproposito da uno che dovrebbe essere filosofo. Don Milani a uno così gliele avrebbe messe sul muso, le mani.

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  2. Un vero orrore.
    Figurati che ho preso L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica di Benjamin e c'è un'introduzione di 40 pagine di Cacciari.
    L'ho saltata a pie' pari.

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