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martedì 6 marzo 2012
Cinque proposizioni sulla psicoanalisi
Nel maggio del 1973, Deleuze presenziò ad un convegno a Milano dove espresse brevemente i suoi cinque pensieri sulla psicoanalisi. Ne propongo un riassunto perché li trovo pensieri molto stimolanti e perché ritengo questo contributo storico culturale importante sia per conoscere sempre meglio il grande Gilles Deleuze sia per avere una ricchezza mentale in più quando leggeremo i testi di Freud (e non solo).
1. La psicoanalisi ci parla molto dell’inconscio, ma in un certo modo si tratta sempre per essa di ridurre l’inconscio, di distruggerlo, di scongiurarlo, di concepirlo come una sorta di parassitaggio della coscienza. Per la psicoanalisi ci sono sempre troppi desideri. La concezione freudiana del bambino come perverso polimorfo ne è testimone.
Deleuze ha un punto di vista contrario: non ci sono mai abbastanza desideri. Non si tratta, con un metodo o con l’altro, di ridurre l’inconscio; si tratta di produrre dell’inconscio: non c’è mai dell’inconscio che sia già lì, l’inconscio è da produrre ed è da produrre politicamente, socialmente, storicamente. La questione è in quale luogo, in quali circostanze, con il favore di quali eventi può esserci produzione d’inconscio. Le rivoluzioni sono enormi produzioni d’inconscio.
2. La psicoanalisi è una macchina bell’e fatta, già costituita per impedire alla gente di parlare, dunque di produrre degli enunciati che le corrispondono e che corrispondono ai gruppi in affinità con i quali essa si trova. Appena ci si fa analizzare, si ha l’impressione di parlare. Ma si ha un bel parlare, tutta la macchina analitica è fatta per sopprimere le condizioni di una enunciazione vera. Qualunque cosa tu dica, è presa in una specie di mulinello, di macchina interpretativa, il paziente non potrà mai accedere a quello che ha veramente da dire. Il desiderio o il delirio (che sono profondamente la stessa cosa), il desiderio-delirio, è per natura investimento libidico di tutto un campo storico, di tutto un campo sociale. Quello che si delira sono le classi, i popoli, le razze, le masse, le mute.
Ora si produce una specie di schiacciamento da parte della psicoanalisi che dispone di un codice preliminare. Questo codice è costituito da Edipo, dalla castrazione, dal romanzo familiare; il contenuto più segreto del delirio, cioè questa deriva del campo storico sociale sta per essere schiacciata in tale modo che nessun enunciato delirante corrispondente al popolamento dell’inconscio potrà passare attraverso la macchina analitica.
Deleuze fa due esempi tratti da due famosi casi clinici di Freud.
Il primo riguarda quello del presidente Schreber il cui delirio porta interamente sulle razze, la storia, le guerre. Freud non prende rigorosamente niente in considerazione e riduce il delirio del presidente ai soli rapporti con il padre. L’altro esempio riguarda l’uomo dei lupi: quando l’uomo dei lupi sogna di sei o sette lupi, quello che per definizione è una muta cioè un certo tipo di gruppo, Freud non pensa che a ridurre questa molteplicità, a riportare tutto a un solo lupo che sarebbe per forza il padre. Tutta la posizione collettiva libidica che era presa nel delirio dell’uomo dei lupi è schiacciata: l’uomo dei lupi non potrà tenere e neanche formulare alcuno degli enunciati che per lui sono i più profondi.
3. Se la psicoanalisi procede così, è perché essa dispone di una macchina automatica d’interpretazione. La macchina automatica d’interpretazione può riassumersi così: qualunque cosa tu dica, quello che dici vuol dire un’altra cosa. Non si potrebbero denunciare abbastanza i danni costituiti da tali macchine. Quando mi si spiega che quello che dico voglio dire una cosa altra da quello che dico, per ciò stesso si produce un clivaggio dell’io come soggetto. Questo clivaggio è ben noto: quello che dico rinvia a me come soggetto di enunciato, quello che vuol dire rinvia a me (nei miei rapporti con l’analista) come soggetto di enunciazione. Questo clivaggio è presentato dalla psicoanalisi stessa come base della castrazione, e impedisce ogni produzione di enunciati.
4. La psicoanalisi implica un rapporto di forze molto particolari. Questo rapporto di forze passa per il contratto, forma borghese liberale particolarmente temibile. Culmina con il “transfert”, e si esprime al limite nel silenzio dell’analista. Perché il silenzio dell’analista è la massima e le peggiore delle interpretazioni. La psicoanalisi passa per un piccolo numero di enunciati collettivi che sono quelli del capitalismo stesso concernenti la castrazione, concernenti la mancanza, concernenti la famiglia, e questo piccolo numero di enunciati collettivi propri del capitalismo, essa tenta di farli passare per gli enunciati individuali dei pazienti stessi.
Per Deleuze bisogna fare esattamente l’inverso, cioè partire dai veri enunciati individuali, dare alla gente condizioni, ivi comprese quelle materiali della produzione dei loro enunciati individuali per scoprire i veri concatenamenti collettivi che li producono.
5. Deleuze non desidera partecipare a nessun tentativo che s’inscriva in una prospettiva freudo-marxista. Per due ragioni.
La prima è che, in definitiva, un tentativo freudo-marxista procede generalmente da un ritorno alle origini, cioè ai testi sacri, testi sacri di Freud, testi sacri di Marx. Il punto di partenza deleuziano è del tutto diverso: non rivolgersi a testi sacri più o meno da interpretare, ma rivolgersi alla situazione qual è, situazione dell’apparato burocratico nel marxismo, e dell’apparato burocratico nella psicoanalisi, tentativo di sovvertire tali apparati. Il marxismo e la psicoanalisi, in due modi diversi, parlano in nome di una specie di memoria, di una cultura della memoria, e parlano anche, in due modi diversi, in nome delle esigenze di uno sviluppo. Deleuze crede invece che bisogna parlare in nome di una forza positiva di dimenticanza (oubli), in nome di quello che è per ciascuno il proprio sottosviluppo, quello che David Cooper chiama il terzo mondo intimo di ciascuno.
La seconda ragione che distingue Gilles da ogni tentativo freudo-marxista è che simili tentativi si propongono soprattutto di riconciliare due economie: economia politica ed economica libidica o desiderante. Anche in Wilhelm Reich c’è mantenimento di questa dualità e tentativo di riconciliazione.
Per Deleuze invece non c’è che una sola economia, e che il problema di una vera analisi anti-psicoanalitica è di mostrare come il desiderio inconscio investe le forme di questa economia. È la stessa economia che è economia politica ed economia desiderante.
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