martedì 13 marzo 2012

COME IL "MONDO VERO" FINÌ PER DIVENTARE FAVOLA


Come il “mondo vero” finì per diventare favola è una delle pagine più belle di Nietzsche e di tutta la storia della filosofia. Contenuta nell’opera Crepuscolo degli idoli, questa pagina è una summa del pensiero nietzscheano. La storia dell’errore è da intendersi nel vizio dei filosofi di aver sempre sdoppiato il mondo. Un mondo “terreno”, falso, infido, senza importanza e un mondo “celeste”, il mondo delle essenze, l’unico da tenere in considerazione.
Basta prestare orecchio e vedremo la distinzione platonica tra il mondo delle idee e mondo dei simulacri risuonare, dopo duemila anni, nella distinzione kantiana tra mondo fenomenico e mondo del noumeno.
In mezzo a questa lunga storia c’è il Cristianesimo con il suo apporto “sconvolgente” (in senso dispregiativo) al pensiero umano e filosofico e, quasi alla fine, la funzione risvegliatrice del Positivismo.
Positivismo, però, che è solo una tappa verso quello che per Nietzsche è il vero traguardo di un’umanità ormai consapevole di essersi ingannata sul mondo e su se stessa: l’età di Zarathustra.
Di Zarathustra parlerò in seguito, per ora mi domando se queste età che Nietzsche tratteggia in questa favola non siano sempre presenti nella storia umana. Questi atteggiamenti di pensiero in realtà non sono mai superate da epoche successive, ma continuano a convivere tutte insieme a volte prevalendo l’una e a volte l’altra. Di sicuro queste sei tappe sono ancora tra noi … e mi chiedo se ci sia e quale sia la settima tappa che rappresenti in pieno questo terzo millennio che stiamo vivendo … forse è l’età del disinteresse? l’età dell’abbandono di qualsiasi speranza? un’età mortalmente cinica? l'età del trionfo del Dio Denaro?
Zarathustra annuncia la morte di Dio come se fosse una liberazione, la nostra età porta con sè l’annuncio funebre della morte dell’uomo?

COME IL "MONDO VERO" FINÌ PER DIVENTARE FAVOLA

Storia di un errore

1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell’idea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della tesi “Io, Platone, sono la verità).

2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso (“al peccatore che fa penitenza”).
(Progresso dell’idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più inafferrabile – diventa donna, si cristianizza …).

3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l’antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l’idea sublimata, pallida, nordica, konigsbergica).

4. Il mondo vero – inattingibile? Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a che ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto? …
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).

5. Il “mondo vero” – un’idea, che non serve più a niente, nemmeno più vincolante – un’idea diventata inutile e superflua, quindi un’idea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi).

6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente? … Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!
(Mezzogiorno; momento dell’ombra più corta; fine del lunghissimo errore; apogeo dell’umanità; INCIPIT ZARATHUSTRA).

2 commenti:

  1. l’età del disinteresse. l’età dell’abbandono di qualsiasi speranza. un’età mortalmente cinica. l'età del trionfo del Dio Denaro.

    Finché la gente ha la pancia piena, non pensa, o pensa il meno possibile.
    Manca la motivazione primaria per lo slancio, per il cambiamento: una condizione insopportabile.

    Ma alcune menti iniziano a infastidirsi della pancia piena e i cuori/menti vuoti/e.

    Io sento che qualcosa inizia a cambiare. E' dura, perché quest'apparenza di benessere frega, limita ogni movimento.

    Ma le teste sono sempre più vuote, e questo vuoto inizia a fare un gran rumore, soprattutto perché non ci sono più le scuse di una volta (mancanza di consapevolezza, mancanza di educazione e istruzione).

    "Viver come bruti" una volta, per molte persone, non era una scelta. Non potevano fare diversamente. Ora, con tutti i mezzi a nostra disposizione, si sceglie di essere umanamente "scadenti", gli alibi non reggono più.

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    1. Potevo sintetizzare o osare dire qualcosa sull'età del nichilismo...ok, la prossima volta.

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