E così è arrivata la primavera...il bel tempo, l'aria dolce e soave che ci avvolge, la vita che si risveglia...
Sarà, ma io non mi sento coinvolto da tutto questo.
Mi trovo nello stesso contrasto in cui si trovava Petrarca quando scrisse il sonetto che posto oggi.
I prati fioriscono, il cielo si rasserena, Venere fa capolino in cielo e nei cuori degli uomini e degli animali che escono dal letargo invernale.
Tornano le rondini, gli usignoli riprendono il loro malinconico e poetico canto, tutta la terra è piena d'amore, ma...ma io sono triste.
Quella che ha le chiavi del mio cuore è lontana; è persa.
Rimane solo un arido deserto solcato qua è là da animali brutti e feroci.
Zefiro torna, e ‘l bel tempo rimena
e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia,
e garrir Progne e pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia;
ridono i prati, e ‘l ciel si rasserena,
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria e l’acqua e la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.
Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;
e cantar augelletti e fiori piagge.
e ‘n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.
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