giovedì 12 aprile 2012

CAZZI VOSTRI

[Ascanio Celestini è un vero artista che fa vera cultura. Cos’è vera cultura? È parlare arricchendo la mente di chi ascolta. Ed è per questo che nacque la tragedia Greca, per parlare della vita arricchendo gli ascoltatori. O credete che l’arte sia nata per far vedere tette e culi in televisione?
In questo monologo, Celestini fa un compendio di storia contemporanea, spiega cos'è la classe dirigente, parla della TAV, del lavoro, della strategia della tensione. Apre gli occhi a chi ancora dorme e rende un degno servigio alle Muse.
Come pensiero personale, voglio dire che non sono tanto i padroni il problema, cioè non solo loro. Il vero problema è che in seno al popolo ci son tantissimi nemici del “bene comune”, primi fra tutti ci metto gli “integrati”. Gli "integrati" sono quelle persone che si bevono tutte le cazzate dei padroni, quelli che magari plaudono alla TAV, quelli che approvano con gli occhi languidi le tasse di quel cazzo di Monti ...Ma ci sono molti altri nemici in seno al popolo: i farabutti, i menefreghisti, i mafiosi … ecco perché non ci sono speranze per noi “cittadini”.
Comunque basta, lascio la parola ad Ascanio che ringrazio di tutto cuore.]

Cittadini – lasciate che vi chiami così anche se tutti sappiamo che siete servi, schiavi, sudditi – però voglio chiamarvi cittadini per non umiliarvi inutilmente. Dunque: cittadini, noi siamo la classe padronale al governo e abbiamo una grave responsabilità: dobbiamo dirvi che c’è una grossissima crisi – irreversibile, irreversibile … non possiamo darvi speranze.
Bè, intanto noi vi mandavamo in miniera, vi riempivamo i polmoni di biossido di silicio; voi crepavate, però vostra moglie otteneva la reversibilità della pensione: però, oggi, questo non ve lo potete più permettere. Cittadini, un tempo vi mandavamo in fabbrica; noi vi facevamo lavorare quattro, cinque, sei, sette, otto, anche nove ore; sapevamo, sapevamo che dopo quattro ore avevate prodotto tanto quanto bastava per far vivere onestamente, dignitosamente tanto noi quanto voi; ma noi vi sfruttavamo in fabbrica e utilizzavamo il vostro plus-lavoro per ottenere un plus-valore che ci intascavamo alla faccia vostra.
Eh, però, vi davamo la tredicesima, è vero o no? Vi ci compravate il televisore, con il quale poi noi vi indottrinavamo e vi imbrogliavamo anche a distanza. Però la televisione è una bella cosa, e anche la tredicesima. Ecco, oggi voi ve la potete anche sognare, la tredicesima. Cittadini, un tempo noi vi mandavamo in guerra per il nostro tornaconto, e voi ci andavate e morivate, però noi vi facevamo il funerale di Stato. Ma quant’è bello il funerale di Stato?! Io, quando vado ai funerali ai Stato, vedo tutte quelle bandiere, l’inno – mi pare di stare alla partita: passa il feretro, il morto, e io sto lì a fare “alè-ohò alè-ohò alè-ohò””. Ebbene: oggi, se andate a crepare in guerra per noi, manco il funerale otterrete.
Cittadini, un tempo noi vi soffocavamo, ma di tanto in tanto vi facevamo riprendere aria. Adesso vi strozzeremo e basta, punto.
Eppure, cari cittadini, noi che stiamo al governo abbiamo la responsabilità, il dovere di ascoltarvi. Noi ascoltiamo gli operai: gli operai ci dicono che le loro aziende chiudono, delocalizzano in Cina e loro perdono il lavoro, oppure restano in Italia però si cinesizzano e loro perdono i diritti. E noi a questi operai dobbiamo dire una cosa semplice, chiara, onesta, e gliela diremo. Diremo: operai, cazzi vostri. Davvero, operai: cazzi vostri. Sinceramente, onestamente. Però io voglio parlare anche con i precari, quelli che vent’anni fa c’avevano ventotto, trent’anni, ed erano sicuri che nel giro di qualche mese c’avrebbero avuto un lavoro vero, e invece no, sono rimasti invischiati in quella palude che è la precarietà; mò quelli adesso c’hanno cinquant’anni, sono ancora lavoratori precari, e c’hanno i figli che crescono e al massimo troveranno un lavoretto a nero. Noi dobbiamo dire qualcosa di certo, anche a questi lavoratori precari, e glielo diremo. Diremo: precari? Cazzi vostri, pure a voi. Davvero, sinceramente, precari: cazzi vostri.
Però voglio parlare anche con gli immigrati, che sono la colonna portante di questo paese; lavorano il triplo, guadagnano niente e sono schiavizzati. Eppure, tra cinquant’anni – ci dice l’Istat – un cittadino su quattro proverrà proprio da una storia di immigrazione. Dunque, voglio parlare a voi, emigranti, e dire la stessa cosa che dico a tutti gli altri cittadini, perché voi non siete cittadini di serie B. Dirò: emigrati, migranti? Cazzi vostri pure a voi, anzi: soprattutto per voi, veramente. Cazzi vostri.
Qualcuno potrebbe dirmi: perché non facciamo come la Germania, la Gran Bretagna, che si sono messe d’accordo con la Svizzera per tassare il denaro tedesco e inglese che sta nelle banche elvetiche? Certo, e infatti di denaro italiano in quelle banche ce ne sta tantissimo. Sapete perché non lo tassiamo? Perché quel denaro è nostro: di noi, padroni. Che ci diamo la zappa sui piedi? Ma che, scherziamo? Poi tra di noi ci stanno anche un sacco di banchieri: che gli raccontiamo?
Oppure qualcuno ci potrebbe dire: perché insistere ancora sulle grandi opere? Un treno super-veloce che devasterà una valle, in Piemonte, quando la popolazione è contraria – anche perché un treno lì già ci passa ed è sottoutilizzato? Perché? Perché tra di noi, oltre ai banchieri, ci sono pure i palazzinari, i padroni del cemento, e lì c’è da guadagnare assai, cari cittadini.
La manovra è “cazzi vostri”, mica “cazzi nostri” – che, scherziamo?
Oppure, qualcuno ci chiederà semplicemente: F-35? Questo super-cacciabombardiere che ci costerà 13, 14, forse 15 miliardi: perché? E tutte l’altre spese belliche, che si vanno ad aggiungere a questa, in un paese nel quale, nella Costituzione, c’è scritto che l’Italia ripudia la guerra? Sapete perché spenderemo questi soldi? Perché tra di noi ci stanno pure i generali, mica solamente i palazzinari, capito? Uno l’abbiamo fatto pure ministro, eddài…
Noi siamo i poteri forti, cari cittadini. E per favore, non alzate la cresta perché … che volete, che ricominciamo a mettere le bombe nelle piazze, sui treni, alle stazioni, nelle banche?
Eh, cittadini: cazzi vostri, no cazzi nostri! Vedete, cittadini, io sono così certo dell’onestà delle mie parole che ho proposto al governo di chiamare questa nuova manovra proprio “cazzi vostri”, perché mi sembrava una cosa esplicita, chiara, che avrebbero capito tutti, no? Però la comunità internazionale ci chiede di essere molto più bastardi ma anche un tantino più eleganti, perciò la chiameremo qualcosa tipo come “manovra salva il Paese” o con un titolo un po’ filmico, cinematografico, “come il cetriolo per l’ortolano”.
Vedete, cittadini: il capitalismo è certamente quel grosso ombrello che vi infiliamo nel sedere ogni giorno. Però non è un ombrellaccio, una cosa da quattro euro che vende il marocchino quando comincia a piovere. È un ombrello costoso, di marca, magari di seta, col manico d’avorio e il puntale d’argento. E se non l’avete capito, cari cittadini, se veramente pensate ancora di vivere in un paese democratico, dove contare qualcosa, bè, allora, cari cittadini: cazzi vostri.

1 commento:

  1. Che dire? Terribilmente vero e triste quello che hai postato tramite le parole di Celestini.
    Ho sempere più paura e sempre meno speranza...
    cordialmente sempre

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