domenica 15 aprile 2012

Valentina Nappi, pornofemmina napoletana


È palese che i napoletani abbiano una marcia in più.
Non è, questa, una frase campata in aria perché ci sono fatti empirici che durano da più di duemila anni. Non ha neanche niente di trionfalistico perché spesso la marcia in più vuol dire che siamo i migliori pure a fare schifo.
I napoletani non hanno misura nel bene come nel male. Sono al di là del bene e del male, ma in un senso diverso da come lo intendeva Nietzsche.
Oggi parlo di una conterranea giovanissima (appena ventunenne), che ha fatto una scelta molto particolare: diventare una pornostar.
Si chiama Valentina Nappi e lascio che sia lei stessa a presentarsi
Adoro quel tripudio di sensazioni che è la vita e amo il sesso. Mi piace mettere costantemente in relazione il sesso con tutti gli altri aspetti della vita. Ho uno stile di vita un po’… “fauve”: i colori accesi della mia sessualità sono i colori di Matisse, del Sacre du printemps, di Positano…
Sogno un porno che occupi un posto di primissimo piano nel mondo della cultura. Il grande porno non deve avere meno dignità della grande architettura o del grande design. È colpa della sessuofobia – vi siete mai chiesti perché sono stati pochissimi, finora, i grandi architetti/designer che “ci hanno messo la faccia” nel disegnare sexy toys? eppure un sexy toy NON è certamente un oggetto più “scemo” di tanti altri oggetti d’uso quotidiano con cui i più grandi si sono ampiamente cimentati – dicevo, è solo colpa della sessuofobia se si considera il porno un ambito “a parte”, di serie b, da confinarsi entro un ben preciso recinto.
Il porno non è “mercificazione” più di quanto sia mercificazione la vendita di libri, di musica, di disegni, di software. Pensare che soltanto il sesso debba essere “non vendibile” significa paradossalmente collocarlo in una sfera più alta e “intoccabile” rispetto a tutto il resto, mentre io credo sia un ambito come tutti gli altri, che non vada separato dagli altri e che possa e debba dialogare con gli altri.
Parlo di lei perché oltre ad essere bella e ad avere un gran corpo, ha pure cervello. Ed è questo, più che le tette o i film, che mi interessa. Fosse stata la solita pornostar che non vale niente se non per i film che fa, mai me ne sarei occupato. Valentina si interessa di cinema, di filosofia, ha ucciso Duchamp, ha deciso di cancellarsi da Facebook perché non condivide la politica di Zuckerberg (e l’ha annunciato al grido “L’etica prima di tutto!”), si occupa di politica e chissà quali altre sorprese ci riserverà in futuro.
Leggete, per esempio, questa sua stimolante divagazione.
Nei confronti dei conservatori e dei nuovi nazisti ossessionati dalla logica identitaria e nemici del progresso, dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita, dobbiamo esserlo in maniera tecnico-scientifica.
Per chi non lo sapesse, la storia di Heidi è ambientata fra la Svizzera (la parte bucolica) e la Germania (la parte con Klara e la signorina Rottenmeier) alla fine dell’Ottocento. Lo stile pedagogico della signorina Rottenmeier è quello tipico della Germania pre-nazista. La signorina Rottenmeier è il prototipo dell’educatrice di quella che sarà la gioventù nazista. Invito tutti a rivedere (o a vedere, a seconda dei casi) il film “Il nastro bianco” di Michael Haneke e a riflettere sui rapporti di causa-effetto fra l’educazione sessuale rappresentata nel film e il fenomeno nazista.
Ecco, accolgo con immenso piacere questo suggerimento e lunedì comincerò a cercare questo film per poi riparlarne nel blog.
Conoscerò Valentina il 14 luglio perché ho intenzione di partecipare al Festival di Popsophia che si terrà a Civitanova Marche e lei sarà l’ospite d’onore.
Per concludere, posto questo suo articolo molto interessante e condivisibile che dimostra quanto sia intelligente e interessante questa ragazza così lontana dal cliché della porno attrice bona, troia e stupida.
Dove va la morale del Paese? Da pornoattrice, (non) rispondo!

Recenti vicende di cronaca hanno ri-attizzato - ma forse è meglio dire: corroborato - l'indignazione e la sfiducia nella classe politica da parte di milioni di italiani. Si è quasi tentati di fare di tutt'erba un fascio, giacché anche chi si spaccia per diverso... poi si scopre che "chiagne e fotte".
Qual è il "sentiment" degli italiani? Il problema di moltissimi giornalisti, di parecchi politici e di alcuni filosofi è pensare che si possa rispondere intuitivamente a tale domanda. Salvo poi rimanere sorpresi, stupiti dai fatti, dagli eventi. Perché la realtà di un paese costituito da sessanta milioni di individui concreti è troppo complessa per essere catturata da un'intuizione.
La nostra intuizione "politica" si è evoluta biologicamente in contesti del tutto differenti da quello di uno stato nazionale contemporaneo (e, a maggior ragione, di una macroregione continentale contemporanea).
Non esiste il fiuto in politica. Non esiste una sensibilità, una capacità intuitiva che permetta di cogliere, in una brillante sintesi, cosa senta la gente, cosa dica la gente, cosa voglia la gente. Paradossalmente è più facile (per chi ne ha i mezzi) agire sul "sentiment" che capirlo.
Da quando ho deciso di fare pornografia, ho oscillato più volte fra due punti di vista: quello secondo cui l'accettazione sociale della pornografia è una cosa oramai ovvia e consolidata, e quello secondo cui è ancora in corso un'evoluzione morale ed estetica concernente la comune percezione del mondo e dei prodotti hard. Quando ho considerato più vera la prima ipotesi, ho concepito la mia attività in un'ottica puramente artigianale, assolutamente disimpegnata (ma non per questo meno interessante). Quando ho considerato più vera la seconda ipotesi, sono stata indotta a porre la mia attività in relazione con l'evoluzione morale ed estetica in corso.
Devo dire che molto è dipeso, di volta in volta, da quali fossero i miei interlocutori: con quelli che "cara Valentina sei in ritardo di parecchi anni" ho assunto un atteggiamento in linea con la prima ipotesi; con altri - mi è parso quasi d'obbligo partire dalla seconda ipotesi.
Come stanno effettivamente le cose? Me lo sono chiesta diverse volte e ho cambiato spesso le mie posizioni. Ma la verità è che le cose stanno in tutti e due i modi. Anzi in tre modi, quattro modi, cinque modi, cento modi. E sarei stata condannata a cambiare idea ogni dieci minuti se non mi fossi resa conto che il punto vero è cogliere la molteplicità della realtà che mi circonda e dei processi evolutivi in corso. Il Paese cambia, la cultura cambia, la morale cambia, l'estetica cambia. Oggi come nel '68. Ma non c'è una sola linea evolutiva. Pertanto ciascuno di noi deve agire facendo i conti con una molteplicità di realtà e di processi di cambiamento. Deve, con la propria attività, rispondere a una molteplicità di domande. E deve essere in grado di pensare la propria attività in una molteplicità di sensi e in funzione di una molteplicità di livelli di ricezione (e - perché no - di polemica). E questo vale in particolare se la propria attività si chiama pornografia, perché la pornografia è esposta ad attacchi (e inviti all'indifferenza) provenienti dalle posizioni più disparate (e spesso in netto contrasto fra loro) e giocati sui piani (e sui livelli) più differenti.
Forse è proprio prendendo le difese della pornografia - che nel mio caso significa difendere la propria attività e le proprie scelte - che ci si imbatte nella maniera più evidente nell'articolatissima (e dotata di vari livelli di profondità) ramificazione dei molteplici "sentiment" morali, politici ed estetici del Paese. E ci si rende conto che qualsiasi risposta alla domanda "Dove va la morale del Paese?" non può avere il carattere di una sintesi.
È lo "scritto politico” più lucido che mi sia capitato di leggere da molti mesi a questa parte. Chapeau, Valentina!

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