Il capitalismo è il sistema economico della nostra epoca.
Il capitalismo pervade e regola la mia vita, la tua, la vostra e quella di miliardi di altri individui.
Il capitalismo ha sostenitori quali la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale e oppositori che gravitano nei movimenti antiglobalizzazione; il capitalismo genera passione e scatena opposizione.
È giunto il momento di domandarci: ma, esattamente, come funziona il capitalismo?
Nonostante la totale pervasività del capitalismo nelle nostre vite, rispondere a questa domanda non è facile. Una delle ragioni di questa difficoltà è che il capitalismo si manifesta sotto differenti forme nei vari paesi. Per esempio, è stato definito come “capitalismo affaristico-criminale” nella Russia odierna, come “capitalismo del welfare” nei paesi nordici, come “capitalismo del laissez faire” a Hong Kong, come “capitalismo nepotistico” in certe parti dell’Asia e dell’America Latina, come “capitalismo petrol-diamantifero” in Angola, ecc.
Il capitalismo non soltanto cambia a seconda dei luoghi, ma cambia anche nel corso del tempo. Parte della difficoltà di comprendere il capitalismo consiste nel fatto che esso si presenta in forme diverse nel corso del tempo e nei luoghi più diversi, pur mantenendo alcuni elementi comuni che consentono a tutte le sue varietà, nello spazio e nel tempo, di condividere degli elementi di fondo. Come forma di organizzazione economica il capitalismo è simultaneamente adattabile, flessibile e capace di evolvere, ma contiene anche determinate caratteristiche costanti e immutabili.
Il problema principale è che il capitalismo è un sistema in grado di occultare il proprio funzionamento. Siamo sempre invitati a considerare le merci offerte dall’economia capitalistica come meri oggetti e non come prodotti frutto del lavoro e dell’impiego di risorse. Le nostre esistenze come consumatori e come produttori sono in qualche modo separate. L’accettazione di questa divisione fu descritta da Marx come “feticismo delle merci”, cioè come modo di vedere nelle merci particolari qualità – fascino, attrazione sessuale o quant’altro – anziché vederle come il risultato di un processo produttivo che coinvolge persone in carne ed ossa.
Se pensassimo alle merci come a prodotti di processi che coinvolgono persone, potremmo arrivare a chiederci chi siano queste persone, in quali condizioni esse lavorino e quali siano le conseguenze ambientali della produzione di tali merci. (in pratica dovremmo essere svegli e non dormienti come già diceva Eraclito)
Le società capitalistiche, ovviamente, non incoraggiano questo tipo di domande. Per il capitalismo è semplicemente necessario – e più semplice – bombardarci con immagini patinate di consumatori soddisfatti, piuttosto che invogliarci a curiosare fra le condizioni e le conseguenze della produzione. (la pubblicità è il vero braccio armato del capitalismo; solo negli USA si spendono 500 miliardi di dollari di pubblicità all’anno)
La vincitrice del “Premio Nobel alternativo” nel 1993, Vandana Shiva, arriva a sostenere che
(Vandana Shiva)
noi entriamo nel terzo millennio con una deliberata produzione di ignoranza su rischi ecologici quali la deregolamentazione della protezione dell’ambiente e la distruzione di stili di vita ecologicamente sostenibili per le comunità contadine, tribali, di pastori e di artigiani in tutto il Terzo mondo.Per cominciare a capire il sistema capitalistico dobbiamo provare a rispondere a tre domande essenziali.
1) Cos’è e come funziona, nel senso più astratto, il capitalismo? Ciò significa identificare le costanti, definire le caratteristiche del capitalismo, e ciò che esse comportano relativamente alle sue modalità operative.
2) Perché mai il capitalismo riesce a generare una tale passione critica o apologetica, al punto che spesso si evita di chiamarlo per nome? Ciò porta ad esaminare il capitalismo come forma di organizzazione economica e sociale e ad analizzare perché secondo alcuni si tratta di una forma che deve essere sostituita.
3) Quali sono le varianti del capitalismo nel tempo e nello spazio?
Concludendo, bisogna pensare il capitalismo articolando il pensiero su più livelli. Pensare in astratto, per identificare le caratteristiche fondamentali del capitalismo; pensare in termini storici per individuarne le varianti nel tempo e nello spazio; pensare in senso normativo, cioè analizzare il funzionamento dell’attuale sistema capitalistico e valutare quanto sia attraente come sistema di organizzazione della vita, proprio per comprendere le argomentazioni critiche e quella a suo sostegno.
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