giovedì 22 dicembre 2011

La turba di Napoli


...la turba a vil guadagno intesa...
(Petrarca)

Stamattina sono andato a Napoli perché dovevo fare una commissione per mia madre, tagliarmi i capelli (dopo 9 mesi) e regalarmi un libro (altrimenti sto pene che c’andavo…eh eh eh).
La vesuviana come al solito rompe le palle tra ritardi e treni soppressi e c’era un casino di gente per strada (fatto ovvio visto che siamo nelle festività natalizie). Ma stamani ho notato una cosa che in effetti m’è sempre stata davanti agli occhi: quanta gente che ti rompe il cazzo.
Il viaggio in treno dura mezzora e i primi a presentarsi sono un trio di gipsy che suonano musica allegra con contrabbasso, chitarra e tamburello. Alla fine dell’esibizione viene il tipo col cappello e io gli do un euro. Ed è l’unica carità che posso permettermi.
Dopodiché arrivano nell’ordine: bambino zingaro che chiede moneta, bambinetta zingara che chiede moneta, uomo zingaro che chiede moneta e donna zingara grassa, con la gonna nera, il volto deforme e i santini in mano che chiede moneta. Passata l’orda zingara arriva una donna dell’est con un neonato in braccio che in maniera cantilenante ci racconta una storia triste di fame, aiuta bambino, pannolini e chiede moneta.
Scendo alla stazione di piazza Garibaldi e prima di uscirne vengo avvicinato da una ragazza che mi propone un abbonamento a merdaset premium; poco dopo da un’altra che vuole farmi diventare cliente wind che c’è un’ottima offerta. Ad entrambe rispondo: no, grazie.
Uscito dalla stazione, proprio nei pressi, vengo avvicinato da un tipo che vuole vendermi dei calzini. Jamme fratè, accattat ‘e cazettin! Poi arriva quello con i fazzoletti, jamme fratè sul’ n eur! Infine è la volta di quello degli accendini che crede di impressionarmi perché c’ha gli accendini con l’effigie del duce. A tutti e tre oppongo il cortese no, grazie. Anche se liberarmi di quello dei calzini non è stato assolutamente facile e manco quello degli accendini se ne voleva andare perché poi teneva l’accendigas che fai felic’a mammà! NO, GRAZIE.
Attraversare piazza Garibaldi è una vera impresa perché devi dribblare tutta una serie di personaggi che potremmo definire “malavitosi”.
C’è il contrabbandiere che ti vuole rifilare una stecca di Camelle, il tipo che t’invita a giocare al “gioco delle tre carte” (ancora???!!!) e poi i classici signori del pacco, doppio pacco e contropaccotto che vorrebbero vendermi cellulari, pc e altre diavolerie tecnologiche a prezzi stracciati. Purtroppo per loro io non sono né un turista fesso né un coglione locale. Bisogna essere proprio scemi per farsi fregare da sta gente. Ormai si sa chi sono.
Durante il tragitto verso piazza Trieste e Trento, che faccio a piedi anche se è lontano perché i bus sono pochi, sempre in ritardo, s’ingolfano nel traffico e straboccano di sardine, cioè di gente, vengo avvicinato da due tipi che conosco a memoria dai tempi dell’università che vogliono un’offerta per fantomatici bambini malati. Poi una graziosa signorina dell’Avis attira la mia attenzione perché vuole il mio sangue e infine un cameriere che m’invita a mangiare nel suo ristorante. Li ignoro tutti e tre.
Non è finita, ancora. Altre persone mi disturbano e tutti che vogliono soldi o che mi mollano pubblicità in mano che poi io non so dove buttare vista la scarsità di bidoni in città.
C’è il tizio senza una gamba, quello senza un braccio, quello vecchio, puzzolente e ubriaco. C’è la signorina che mi dà il biglietto per una festa in discoteca all’Arenile, quella che pubblicizza un fast food, quella del negozio di trucchi e profumi e addirittura una mi affibia 3-4 pubblicità di un parrucchiere. La guardo...un po' infastidito…che cazzo! Le sembro il tipo da parrucchiere, colore e french manicure? Vabbè.
Il più "comico” è stato un tipo che m’ha fermato e m’ha detto: jamm, uagliò! Me lo offri nù cafè? Sì, proprio così. Non è che chiedeva la carità o voleva vendermi qualcosa. No, questo voleva soltanto che gli offrissi un caffè.
Sto cominciando ad esasperarmi. Mi sbrigo a fare il servizio a mia madre, poi vado da un barbiere cinese che scorgo per caso in una traversa. Ha prezzi competitivi e alla fine mi fa dei capelli veramente merdosi. La differenza con il barbiere locale è che questi mi avrebbe fatto dei capelli merdosi, ma avrei speso più del doppio. Quando pago il cinese, una signorina cinese si avvicina con un barattolo e non comprendo subito cosa voglia da me. Poi capisco che è il barattolo delle regalie e ci ficco dentro un euro. Fanculo, datemi la libreria che voglio tornare a casa.
La libreria è il mio rifugio…pace, tranquillità e un mare di libri…
Almeno così credevo. Invece vengo infastidito dalla commessa che vuole farmi fare la tessera feltrinelli e da una tizia che vuole vendermi delle smart box. Comincia pure a spiegarmi di che si tratta, ma io sono già in fuga verso la vesuviana che mi riporterà a casa.
Basta! Non compro un cazzo che non decida io, non ho soldi da buttare, non vi do niente!
Ora mi chiedo: ma solo a Napoli è così? Oppure anche nelle altre città c'è tutta sta gente che rompe le scatole al povero cristo che vuole aggirarsi un po’ per le strade illuminate a festa?

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