Il ventisettenne Marx arriva alla resa dei conti con la filosofia di Ludwig Feuerbach.
In queste Tesi, Feuerbach è visto come l’ultimo rappresentante, in ordine cronologico, del materialismo miope.
Qual è il difetto di fondo del materialismo feuerbachiano che è poi il difetto di tutti i materialismi che si sono succeduti nella storia della filosofia?
Feuerbach concepisce l’oggetto, la realtà, la sensibilità solo sotto la forma dell’intuizione, come oggetto teoretico. In questo modo gli sfugge completamente che quella realtà sensibile, da cui distingue i pensieri, è forgiata dall’attività umana. Cioè della produzione, Feuerbach distingue i prodotti ma non tiene conto dei produttori.
Privilegiando l’atteggiamento teoretico, Feuerbach non comprende il vero significato del reale che è invece da ricercare nell’attività umana, attività che è essenzialmente “rivoluzionaria”, “pratico-critica”. E per Marx, che sta cercando una via d’uscita dalle pastoie ideologiche-scolastiche e che sta maturando l’idea che il pensiero possa provare la sua verità oggettiva soltanto calandosi nella pratica, l’atteggiamento di Feuerbach è inaccettabile.
Nella quarta tesi, Marx illustra chiaramente il perché quello di Feuerbach sia un lavoro filosofico a metà. Feuerbach prende le mosse dal fatto dell’auto-estraniazione religiosa, cioè della duplicazione del mondo in un mondo religioso, immaginato, e in uno reale. Il suo lavoro consiste nel risolvere il mondo religioso nel suo fondamento mondano.
E qui si ferma.
Non vede che, compiuto questo lavoro, resta ancora da fare la cosa principale. Ed è qui che emerge la differenza tra l’atteggiamento teoretico di Feuerbach e l’aspirazione di Marx a creare una filosofia che sia prassi.
Il fatto che il fondamento mondano si distacchi da se stesso e si costruisca nelle nuvole come un regno fisso, è da spiegarsi con l’auto-dissociazione e con l’auto-contraddittorietà di questo fondamento mondano. Questo fondamento deve essere perciò dapprima compreso nella sua contraddizione, e quindi rivoluzionato praticamente, eliminando la contraddizione.
Un altro esempio. Dopo che la famiglia terrena è stata scoperta come il segreto della sacra famiglia, è proprio la prima a dover essere criticata teoreticamente e rovesciata praticamente.
Marx critica il pensiero feuerbachiano perché Feuerbach risolve sì l’essenza religiosa nell’essenza umana, ma l’essenza umana non è qualcosa di astratto che sia immanente all’uomo singolo. L’essenza umana, nella sua realtà, è l’insieme dei rapporti sociali.
Feuerbach non penetra nella critica di questa essenza reale, fissa il sentimento religioso per sé e presuppone un individuo umano astratto – isolato. Per lui l’essenza umana può essere concepita soltanto come “genere”, come universalità interna, muta, che leghi molti individui in modo meramente naturale.
Feuerbach è miope perché non vede che il “sentimento religioso” è esso stesso un prodotto sociale, e che l’individuo astratto, che egli analizza, appartiene a una forma sociale determinata.
Marx bolla il materialismo di Feuerbach come “materialismo borghese”, un materialismo che non intende la sensibilità come attività pratica, che ingloba gli individui in un’astratta “società borghese”, esaltando il punto di vista di questa società.
Marx, invece, punta a un materialismo che consideri la vita sociale come essenzialmente pratica. Portare la teoria non verso il misticismo astratto, ma verso la prassi umana e concentrare gli sforzi teoretici nella comprensione razionale di questa prassi.
Il punto di vista del nuovo materialismo non è la società “borghese”, ma la società umana, o l’umanità socializzata.
Per concludere cito per intero l’ultima e più famosa di queste tesi; l’undicesima:
I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta però di trasformarlo.
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