venerdì 9 marzo 2012

Guernica

Ho voluto essere pittore, sono diventato Picasso

Le coincidenze. In questi giorni stavo pensando di scrivere un post sulla Grecia, sulla crisi economica greca e sul tipo di guerra che ha invaso quello splendido Paese. Mi chiedevo che quadro avrebbe potuto dipengere Picasso vedendo lo sfacelo greco creato dalle armate della BCE e oggi sul giornale scopro che stanno "curando" Guernica scattando 24.000 foto per un prossimo restauro che cadrà proprio nel suo 75° anniversario.
Nell’aprile del 1937, giunse la notizia del bombardamento tedesco che aveva raso al suolo Guernica. L’attacco, avvenuto in ore in cui le strade della cittadina basca erano piene di gente, suscitò in Picasso ira e disperazione: si mise a dipingere freneticamente e nel giro di cinque settimane terminò l’opera, che sarebbe diventata il simbolo della protesta universale contro la guerra.
Dora Maar ci ha lasciato un’interessantissima documentazione fotografica delle varie evoluzioni della tela. L’opera fu per Picasso l’occasione per affrontare un tema politico. Il feroce bombardamento diventa un inno universalmente pronunciato contro gli orrori della guerra. In Guernica c’è tutto. L’urlo della madre con in braccio il simbolo dell’innocenza: i bambini, gli animali, anzi le bestie portatrici di morte, corpi senza vita sparsi al suolo, pezzi di corpi smembrati dalle bombe, gente che scappa, che grida, perse, sbandate come anime dannate in un inferno spaventoso...
La tecnica adottata e la monocromia scelta si adattano perfettamente a un’opera che vuole denunciare le conseguenze luttuose e distruttive di un evento bellico.
Come scrisse Herbert Read, Picasso creò un "monumento alla disillusione, alla disperazione, alla distruzione”.

2 commenti:

  1. Sarà.. ma a me Picasso continua a non piacere nè emozionare, niente da fare; e dire che ci provo ogni volta davanti ad un suo quadro, specie poi questo.
    Tanto di cappello, vedo l'artista che soffe ma non mi piace, non mi emoziona.
    E mi sa che sono sbagliata io visto che Pablo è quello che è.
    Ossequi da un un fine settimana piovoso, noioso, terribilmente autunnale, altro che primavera!

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    1. Non sei sbagliata. L'arte, come la filosofia, è un oasi di libertà dove ognuno di noi può apprezzare, emozionarsi, godere, di quel che gli pare.
      Forse non siamo abituati ad essere liberi e credo che sia proprio questo l'insegnamento principale dell'arte.

      ;-)

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