Avrei voluto parlare di un cuore che si spezza e poi si rattoppa, si spezza e si rattoppa e dell'eventualità che si spezzi per sempre - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di lei che mi manca da morire. Mi manca la sua voce, il suo calore, la sua presenza. Il suo esserci per me e io per lei - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare della bellezza della filosofia quando ti dona l'ebbrezza di sapere che noi andiamo avanti grazie alle finzioni, le convenzioni, i sogni, le chimere. In pratica di quanto dobbiamo e possiamo grazie alla potenza del falso - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di come la lettura mi stia salvando dall'impazzire, dal dolore - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare delle teorie che non servono a un cazzo, ma uno poi se le racconta lo stesso perchè è l'unica cosa che può fare. La porta, il portone, il mare, i pesci e tutte ste minchiate qui. Non servono a nulla, ma, ecco di nuovo la forza della falsità. Sai bene che son tutte stronzate, ma te le racconti lo stesso - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare delle uniche realtà esistenti e cioè i soldi e il dolore - ma questo non interessa.
Avrei voluto parlare di Flatlandia il racconto fantastico a più dimensioni di Edwin Abbott pubblicato nel 1882, ma non ne ho voglia - preferisco fare un'introduzione ad esso e poi recensirlo la prossima volta.
Andiamo avanti, dunque.
Noi viviamo in un mondo che ha tre dimensioni (lunghezza, larghezza e altezza) ed Abbott vuol prepararci all'eventualità di una quarta dimensione ancora sconosciuta.
In Flatlandia tutto è assolutamente piatto: case, abitanti, alberi. E il giorno in cui una sfera, cioè un solido, elemento tridimensionale, penetra in quel mondo ad annunciare l'esistenza di una terza dimensione (l'altezza), nessuno fra gli abitanti è disposto ad accettare una realtà che non può controllare coi sensi.
Noi abbiamo vissuto un'esperienza simile a quella degli abitanti di Flatlandia.
La teoria della relatività ha aggiunto alle tre dimensioni della geometria tradizionale una quarta dimensione, il tempo.
Rifacendoci al racconto di Abbott, nel regno monodimensionale della Linelandia non c'è che un modo per determinare la distanza fra due punti A e B, la linea. In un regno a due dimensioni come la Flatlandia possiamo chiamare AB l'ipotenusa di un triangolo rettangolo i cui cateti siano x e y, e quindi adoperare la formula del teorema di Pitagora: AB= radice quadrata di x2+y2. Nella Spacelandia, cioè nel mondo che conosciamo, entra in gioco anche la terza dimensione, altezza (z), e la formula è AB= radice quadrata di x2+y2+z2.
Nella nostra èra le approfondite osservazioni astronomiche hanno dimostrato chiaramente che quando si ha a che fare con distanze smisurate e velocità sovrumane le leggi della fisica e della matematica, ancorate all'osservazione dei fenomeni terrestri, non bastano più.
Sin dal primo abbozzo della teoria della relatività (1905), Einstein rilevò come in questi casi non si possa prescindere dal concetto di tempo; e per aver ragione dei nuovi problemi si è dovuta creare una nuova disciplina matematica, detta "calcolo tensoriale", con leggi sue proprie. La formula definitiva per determinare una distanza AB nello spazio extraterrestre è AB= radice quadrata di x2+y2+z2-(ct)2: dove a x, y e z corrispondono, come nelle formule precedenti, lunghezza, larghezza e altezza, a c la massima velocità concepibile (quella della luce, oltre la quale non si dà più materia), e a t il tempo: che quindi (e il confronto con le formule precedenti lo dimostra) viene a comportarsi come un'autentica quarta dimensione.
Il termine è entrato nell'uso, e nella moderna fisica spaziale si parla di "spazio-tempo" e di "continuum spazio-tempo".
Potrei dirti che amore fa rima con dolore, a volte, ma non basterebbe. Potrei dirti che un cuore che sa amare è quello pieno di cicatrici ma non basterebbe. Potrei dirti che sei il benvenuto nel club delle delusioni inevitabili amorose ma non basterebbe. Potrei dirrti che morta una papessa se ne fa un'altra ma è banale. Potrei dirti che niente capita per caso, anche quando fa male ma sarei forse troppo fatalista ( me lo sono). Potrei dirti panta rei, tutto passa, ma sarei saccente alquanto. Potresti dirmi di farmi una manica di caxxi miei e avresti ragione e scusami ( ma io sono empatica c'aggia fà :-) ) e allora ti dico di introdurre nella tua dimensione il tempo anche tu, perchè solo il tempo sarà medico e salvatore e questa te la tieni perchè è vera, provata dalla sottoscritta e verissima.
RispondiEliminaE io ho trovato d meglio, credimi, funziona.
Un abbraccio virtuale e solidale
ps: e fai bene a leggere, perchè leggere attenua e dà la carica in tutte le cose della nostra vita. Bravo e alla faccia di chi ti fa soffrire, tiè!
Grazie, cara Luce.
RispondiEliminaSolo una precisazione: io, nel club delle inevitabili delusioni amorose, c'ero già. E da tanto pure...
Non credo che "flatland" sia un introduzione alla 4° dimensione intesa come tempo, e quindi non c'entra nulla con le teoria della relatività. Ma credo si parli di una 4° dimensione sempre di tipo euclideo...
RispondiEliminaCaro Teo, Flatlandia sarà esaminato più da vicino in un prossimo post. Il confronto con la teoria della relatività regge però perchè sia lo scritto di Abbott che quello di Einstein introducono una quarta dimensione alle tre dimensioni canoniche.
RispondiEliminaNe riparlerò presto.