[Nietzsche e la filosofia non sono roba da blog. Appunto per questo ne parlo, perchè delle idee così sagge non piacciono a chi è Ingestibile]
Piccola premessa.
Nietzsche smette di pensare e di scrivere nel 1888 e muore nel 1900.
Un'edizione filologicamente corretta dei suoi scritti vede la luce soltanto nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso. Quindi il tempo che viene letto nelle opere manipolate da quella stronza della sorella è maggiore del tempo in cui viene letto seriamente. Non è un'opinione, ma un semplice calcolo matematico. In Italia, poi, hanno pesato più le minchiate sparate da gente come Mussolini e D'Annunzio che parole e studi seri. Vediamo di rendergli giustizia e soprattutto non facciamocelo rubare. Pensate che Nietzsche scrisse contro i tedeschi e contro la Germania e fu "rubato" dai nazionalisti e dai nazisti. Scrisse contro gli antisemiti e si rifiutò di andare al matrimonio della sorella perchè ne aveva sposato uno e fu letto come apologo della shoah. Ha scritto pagine meravigliose su "Dio è morto" e addirittura il Papa l'ha citato come fosse dalla sua parte!!! (potete controllare)
Quindi la parola d'ordine è riappropriarsene, e questo deve accadere con molti altri pensatori ma con Nietzsche in particolare. Perchè i veri pensatori sono pericolosi, il Potere cerca sempre di depotenziarli e falsificarli, tocca a noi farli nostri.
Due ambiguità hanno pesato sul destino postumo di Nietzsche:
- era la prefigurazione di un pensiero già fascista?
- E questo pensiero riguardava la filosofia, o non era piuttosto una poesia violenta, troppo violenta, aforismi troppo capricciosi, frammenti troppo patologici?
Cominciamo col dire che Nietzsche è uno dei più grandi filosofi del XIX secolo che inoltre modifica la teoria e la pratica della filosofia.
Nietzsche paragona il pensatore a una freccia scoccata dalla natura, che un altro pensatore raccoglie nel punto in cui è caduta per lanciarla altrove.
Secondo lui il filosofo non è né eterno né storico, ma “inattuale”, sempre inattuale.
Nietzsche non ha molti precursori.
A parte gli antichi presocratici, riconosce di avere un solo precursore, Spinoza.
La filosofia di Nietzsche si organizza secondo due grandi assi.
Uno concerne la forza, le forze e forma una semiologia generale.
I fenomeni, le cose, gli organismi, le società, le coscienze e gli spiriti, sono dei segni, o piuttosto dei sintomi e come tali rinviano a stati di forze.
Da ciò deriva la concezione del filosofo come “fisiologo e medico”.
Data una cosa, qual è lo stato di forze esterne e interne che suppone? Va a Nietzsche il merito di aver costituito un'intera tipologia che distingue forze attive, forze agite e forze reattive, e analizza le loro diverse combinazioni. In particolare, l'attribuzione di un tipo di forze propriamente reattive costituisce uno dei punti più originali del pensiero nietzschiano.
I due grandi concetti umani reattivi, quali Nietzsche li “diagnostica”, sono il risentimento e la cattiva coscienza.
Risentimento e cattiva coscienza esprimono il trionfo delle forze reattive nell'uomo, che arrivano a costituirlo sino a farne l'uomo-schiavo.
Questo dice come la nozione nietzschiana di schiavo non designi necessariamente chi è dominato per destino o condizione sociale, ma qualifichi tanto i dominanti quanto i dominati, non appena il regime di dominazione avvenga attraverso forze reattive e non attive.
In questo senso, i regimi totalitari sono regimi di schiavi, non solo perchè assoggettano un popolo, ma soprattutto per il tipo di “padroni” che esaltano.
Una storia universale del risentimento e della cattiva coscienza, a partire dal prete ebreo e dal prete cristiano fino al prete laico di oggi, è essenziale nel prospettivismo storico di Nietzsche.
Il secondo asse riguarda la potenza, e forma un'etica e un'ontologia. I malintesi su Nietzsche culminano con la potenza. Ogni volta che si interpreta la volontà di Potenza nel senso di “volere o cercare la Potenza”, si ricade sulle banalità che non hanno nulla a che vedere con il pensiero di Nietzsche. Se davvero ogni cosa rinvia a uno stato di forze, la Potenza designa l'elemento o piuttosto il rapporto differenziale tra le forze in presenza. Questo rapporto si esprime in qualità dinamiche come “affermazione”, “negazione”... La potenza non è quindi ciò che la volontà vuole, ma al contrario ciò che vuole nella volontà. E “volere o cercare la potenza” è solo il grado più basso della volontà di potenza, la sua forma negativa o l'aspetto che prende quando le forze reattive la trascinano nello stato di cose. È uno dei caratteri più originali della filosofia il fatto di aver trasformato la domanda “cosa?” in “chi?” Per esempio, data una proposizione, chi è capace di enunciarla? Ancora una volta bisogna sbarazzarsi di ogni riferimento “personalistico”. “Chi”... non si riferisce a un individuo o a una persona, ma piuttosto a un evento, vale a dire alle forze che sono in rapporto in una proposizione o in un fenomeno, e al rapporto genetico che determina queste forze (potenza). “Chi” è sempre Dioniso, una maschera o un aspetto di Dioniso, un lampo.
[continua...]
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