Nel 1948 mi laureai in Sociologia con una tesi su Eva Henger che, stanca del cinema porno, sogna di vincere un Oscar. Il tutto dichiarato mentre posa nuda sulla copertina di Playboy con pellicce a fare da cuscini, coppe di champagne e tette in bella mostra.
Ovviamente, una volta conseguita la laurea, mi misi subito in cerca di lavoro che trovai dopo un paio di mesi di affannosa ricerca.
Risposi ad un annuncio, vergato secondo i canoni della scrittura automatica, e diventai il segretario-tuttofare-porta pennelli di Dalì. Era un lavoro stagionale, il Maestro avrebbe avuto bisogno di me solo per sei mesi, ma non importava.
Scoprii, nel tempo che passai con lui, che Dalì aveva bisogno soltanto di una persona che fosse disposta ad ascoltarlo e che si interessasse delle questioni pratiche mentre lui era intento a creare e a vagare nei suoi surrealismi. Io ero ben disposto e felicissimo. Prese a chiamarmi Francisco, anche se non mi chiamo così.
Tu dipingi? mi chiese al nostro primo incontro.
No, maestro.
Non dipingi perchè non vuoi o perchè vedendo le mie opere ti sei scoraggiato considerato che sono, esse, insuperabili e ineguagliabili?
Non dipingo perchè non ci sono portato.
Balle atomiche! Non devi decidere tu, ma è la pittura che lo deciderà. Prima devi provare con tutto te stesso. Seguimi e ti rivelerò 50 segreti magici per dipingere.
Decisi di seguirlo e quello che mi disse, io lo rivelerò anche a voi.
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