lunedì 25 luglio 2011

L'hommelette

Si nasce con uno spasmo, si muore con un ghigno.
Provengo, per fortuna, da una minima borghesia, molto vicina al popolo, che coltivava però la sua insana micromegalomania. Mio padre si augurava un figlio maschio, quasi sentisse l’onore e il gotha di una legge del maggiorasco: la figlia femmina era considerata una disgrazia. Buona solo per il convento. Mentre il maschio doveva tramandare l’eredità, non disperdere il casato. Un’araldica della povertà, insomma. Scimmiottata penosa.
Fui subito battezzato, anche se non ho ricordi di ciò. Poi chiaramente mi sono sbattezzato da me. Nel corso degli anni mi sono scresimato, scomunicato e non vedo l’ora di sposarmi per il gusto di divorziare. È una faticaccia liberarsi dalla chiesa e dal cattolicesimo.
Stamattina ho visto una manifestazione per il lavoro. Che tristo spettacolo, questi giovani istigati dai comunisti sindacalisti che già a vent’anni invocano i lavori forzati. Sogno cortei di ragazzi che gridano: “Basta con il lavoro!”. La verità è che se non nasci miliardario sei spacciato per sempre. Se nascere è funesto, nascere poveri è infame…
Prima i meridionali erano diversi, migliori. Era la peggior offesa che si potesse fare a questa gente: proporgli di lavorare. Negli ultimi trent’anni sono stati degradati dai media, la globalizzazione galoppante ha fatto molti danni, sono stati precipitati nella tirannia delle plebi. Ma se qualcosa sopravvivesse dell’antica indolenza, dovrebbero sputare in faccia a chi gli offre lavoro. “Come ti permetti, signoria, non ti vergogni?”, avrebbero detto un tempo. “Non siamo mica dei somari, lavorate voi!”. Ormai omologati nel “diritto al lavoro”, hanno dimenticato quella dignità. Non s’offendono più. Anzi. Sono loro a chiedere lavoro. S’iscrivono alle liste di collocamento, i depravati.
La grande aspirazione dei meridionali è fare da lacchè, da portaborse a eventuali politici. Tutti vogliono far politica, arrivare in parlamento, parlando in ostrogoto, chissà cosa, perché l’italiano spesso lo ignorano.

4 commenti:

  1. Il lavoro rende utili le persone, ma il valore delle cose è invariabilmente in ciò che appare inutile e, quindi, gratuito. La casa tirata su da un geometra è utile e al tempo stesso obliabile, il castello sghembo del folle armato di cazzuola è inutile, ma resta e influenza chiunque vi si imbatta.

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  2. Bel pezzo Andrè, non so perchè ma mi viene in mente: "Il lavoro mobilita l'uomo" :)

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