mercoledì 26 ottobre 2011

Arlecchino pensoso


Verso la metà del giugno del 1901 Pablo Picasso si recò per la seconda volta a Parigi per incontrare Pedro Manach, giovane commerciante d’arte di origini catalane, il quale, dimostratosi interessato all’acquisto di molte sue opere, gli propose una mostra presso l’importante spazio espositivo del mercante Ambroise Vollard. Manach trovò uno studio per Picasso in boulevard de Clichy, vicino al caffè dove pochi mesi prima Carlos Casagemas si era tolto la vita.
Nell’autunno di quello stesso anno il blu, che inizialmente era presente solo a tratti in alcuni lavori, quali La morte di Casagemas, Donna in blu e Bambina seduta, diventa sempre più importante fino a essere la scelta cromatica prevalente, tanto che il linguaggio pittorico lambisce progressivamente la monocromia.
L’Arlecchino pensoso, assieme ai Due saltimbanchi, venne eseguito durante questo autunno parigino. In essi vi è ancora molto dell’ascendenza spagnola, ma si fa anche sentire l’influenza francese che coinvolge e seduce il giovane Picasso.
Il protagonista di quest’opera è trattato con lo stesso decorativismo piatto con cui sono raffigurati i fiori dello sfondo. Come su una scacchiera, l’Arlecchino di Picasso, dai contorni astratti e semplici ma fermamente definiti, sembra composto da pezzi ed elementi autonomi l’uno dall’altro, come in un puzzle. La semplicità dei colori e le forme sintetiche ricordano alcune opere di Gauguin come Caricatura, Autoritratto.
I personaggi del circo e le maschere della Commedia dell’arte accompagneranno Picasso per tutta la vita attraversando, assieme al loro demiurgo, le diverse fasi e i diversi linguaggi che egli deciderà di sperimentare, costituendo nei differenti periodi della sua produzione un soggetto privilegiato.

2 commenti:

  1. Senti, ti decidi a salire? Pihasso l'é a ì palazzo Blù a Pisa. Devo venirti a prendere?

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  2. altro che "trovare", il verbo giusto sarebbe "trasferire"....

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