lunedì 21 maggio 2012

Come salvare concretamente la Grecia


Paesi come Cina, India, USA, Germania hanno i conti in regola, i bilanci a posto, sono veri e propri potentati economici, imperi finanziari, son bravi a fare gli affari. Speculazioni borsistiche, fabbriche d’armi e relativi traffici, trust petroliferi, industrie farmaceutiche, guerre in Iraq, in Afganistan e tanto altro ancora.
Sanno gestire lo spread, non vengono toccate dal default, non conoscono crisi.
E sticazzi? Conta solo l’economia a questo mondo? Onoriamo i paesi e le politiche che fottono il prossimo? Per me tutto questo conta zero, o quasi.
La Grecia è un paese piccolo con alcune isole e isolette, che magari non è bravo a fottersi il Kuwait o a rovinare la propria gente con i mutui subprime.
Però, la Grecia possiede la vera ricchezza: quella culturale, quella filosofica, quella artistica…la Grecia è l’anima dell’Europa, e le genuine radici europee non sono cristiane di sta ceppa né economiche: sono GRECHE.
O forse credete che l’Europa si fondi o si possa fondare sull’Euro, sulla BCE o su altre mostruosità veri moloch dei pezzenti e mezzi pazzi dei nostri tempi?
È nostro dovere, dovere di tutte le persone per bene, aiutare e difendere la Grecia.
Dobbiamo reagire contro gli speculatori e i banchieri de sto cazzo che la vogliono soggiogare, affamare, distruggere.
Bisogna, visto che viviamo in un’epoca di merda, trovare il modo di monetizzare il patrimonio culturale che gli antichi Greci ci hanno lasciato in eredità.
Io ho una proposta concreta da fare che ho mutuato da Enzo Savino.
La proposta è questa: far pagare un centesimo di euro a tutti quelli che usano parole coniate dai Greci antichi. Savino propone di abbonare parole di genealogia greca usate da tutti quali democrazia (potere del demo, del popolo), economia (le regole della casa), politica (il reggimento di una polis, un città, o per estensione di uno Stato).
Io sono più radicale e non le regalo, che si paghino anche queste parole.
Altra parola da pagare è “spread” che è il differenziale, lo scarto tra valori finanziari. Si camuffa, come al solito, da parola anglosassone, ma è una parola che risale ai contadini arcaici di Omero ed Esiodo. Nel loro linguaggio, speiro significava “io semino”, un atto maestoso, che sa di terra, di sudore sui solchi, di fiducia nell’arrischiare i chicchi preziosi in vista del raccolto. Il ventaglio di semi gettati con sapienza sulle zolle era lo “spread” antico, l’arco del grano che scintillava nell’aria. Ieri una festa di lavoro, di speranza, di vita, oggi una truce minaccia di miseria.
Prendiamo “default”. È il crollo, il fallimento, la bancarotta, lo spettro che ci incatena all’ansia. È un altro vocabolo greco, che chiamavano sphàllein (ecco la sinistra radice di de-fault) l’atterrare un avversario con lo sgambetto, il farlo rovinare a terra.
Arriviamo alla parola più ricorrente di questi tempi (che ha anche rotto abbondantemente i coglioni): crisi. È l’antica krisis, l’atto drammatico del krìnein, il “decidere”, la scelta fatale, il colpo di spada che dirime una situazione allo stremo. E molte altre parole ancora…
Ecco la proposta. Una volta tanto pagheremmo una tassa giusta, una tassa bella contenti di aver salvato un Paese (invece di sfruttarlo o distruggerlo come al solito) e di aver ricambiato la Grecia di tanti tesori d’intelligenza e di spirito.

2 commenti:

  1. Forse ti interessa questo link:
    http://www.magozine.it/fil-vs-pil-lesperienza-del-bhutan

    Un abbraccione amico mio!!!

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    1. grazie, è interessantissimo! me lo stampo e ci farò sicuro un post.

      :*

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