sabato 23 giugno 2012

Il buffo discorso di Gonzalo



Leggendo oggi La Tempesta di Shakespeare, all’inizio del secondo atto ho trovato Alonso, re di Napoli, suo fratello Sebastian e altri nobiluomini, naufraghi su un’isola apparentemente deserta. Della combriccola fa parte Gonzalo, un "vecchio e onorato consigliere".
Gonzalo dapprima cerca di consolare il re per la perdita del figlio che pare morto nel naufragio della nave poi, visto che le sue parole non hanno effetto e viene perculato da Sebastian e Antonio, desiste.
Non riesce a star zitto, però, e allora davanti allo spettacolo di una natura incontaminata si lascia andare a questo discorso continuamente interrotto dai due di prima che continuano a prenderlo per il culo e dal re che più volte gli dice che le sue parole non hanno per lui alcun interesse.
Nella comunità stabilirei che ogni cosa si dovesse regolare all’opposto di quel che si fa per solito. E difatti non ammetterei alcuna sorta di traffico. Né i magistrati avrebbero autorità alcuna.
La cultura dovrebb’essere affatto sconosciuta.
Le ricchezze, la povertà, gli impieghi servili non dovrebbero esistere. Né contratti, né diritti di successione, né confini, né divisioni di terre, né coltivazioni, né vigne: nulla di tutto questo. Non si dovrebbe conoscere alcun uso del metallo, né del grano, né del vino, né dell’olio.
E nessuna sorta di occupazione. Tutti in ozio. Tutti, nessuno escluso. Ed anche le donne, ma innocenti e pure. Nessuna sovranità…
La natura dovrebbe produrre ogni cosa per tutti e senza sudore e senza sforzo. Il tradimento, la fellonia, la spada, la picca, il coltello, il fucile non servirebbero a nulla, e nemmeno servirebbe qualsiasi altra macchina da guerra. Soltanto la natura dovrebbe produrre da sé ogni sorta di abbondanza e di prosperità al fine di nutrire il mio popolo innocente.
Dopo averlo letto, possiamo capire il fastidio del re e ci uniamo ai due nobili sghignazzanti che sfottono quell’ingenuo di Gonzalo. È un discorso da stupido idealista, di un sognatore, di un pazzo, di un disadattato, è irrealizzabile, è una chimera, ecc.
Reazioni sacrosante, non dico di no, però… però la critica totale di Gonzalo rimane, quasi come se fosse un atto di accusa indelebile. Sembra che l’uomo sia stato felice solo nell’Età dell’Oro cioè quando in realtà non era uomo e non c’era la società, ma solo natura sesso e cacate nei cespugli.
Poi, con l’evoluzione, sono arrivati tutti i casini, i fastidi, gli orrori e le miserie e ormai indietro non si può tornare.
La cosa buffa è che si crede nel futuro, nel progresso e tutte ‘ste menate dell’età contemporanea.
La realtà è che la società diventerà ancora più stupida e oppressiva, i meccanismi coercitivi di sfruttamento sempre più efficienti e l’uomo sempre più pezzo di merda.

La sigaretta è finita, andate in pace.

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