venerdì 15 giugno 2012

La morte del sole. La domanda iniziatica



E si mettono nomi e titoli di traverso per sbarrarti la strada.
E abbiamo tolto di mezzo il soggetto solo perché poi i soggetti diventassero innumerevoli.
E la citazione è diventata una maledizione insopprimibile.
E si può citare un Kant, ma non come vivo spirito, bensì come una cosa che giace da qualche parte e ognuno la usa come vuole.
E i libri pieni di citazioni sono come sarcofaghi; pile di cadaveri ne sorreggono l’effimera vita.
E nell’imperversante storia della filosofia, la quiete di ciò che fu pensato non viene lasciata in pace.
E chi scrive trionfa su tutti.
E si trova sempre un cretino pronto a deformare Kant a suo piacimento.
E quel che fu pensato è lì, duro e ostile verso il vivente e non può nemmeno sfiorarlo la “comprensione” con cui il commendevole amico si lancia sul cadavere.
E il duro dettato che il filosofo strappò all’umano, la storia della filosofia, futile e petulante, glielo riconsegna con tanti saluti.
E al filosofo per bene non resta che porsi una domanda: Perché squietare la pace del pensato?

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