(riassunti da uno scritto di Fernanda Pivano)
I.
Hemingway non abbe mai un buon rapporto con la critica e i saggi scritti su di lui. Li leggeva con diffidenza, sempre più convinto che i critici sono soprattutto dei parassiti degli scrittori e questo atteggiamento non gli attirò certo la benevolenza dei recensori, già esasperati da quel suo modo di essere “personaggio” almeno tanto quanto scrittore, una colpa sempre imperdonata dai letterati in tutti i tempi e in tutti i Paesi.
Uno dei saggi che invece Hemingway accettò con simpatia nel corso di una lunga amicizia fu A Tragedy of Craftmanship del critico e traduttore russo Ivan Kashkeen, attento conoscitore hemingwayano e traduttore di due racconti nel 1934. Piacque a Hemingway la definizione di Kashkeen Mens morbida in corpore sano con la quale il critico riassumeva come caratteristiche dello scrittore americano “l’affermazione della vita e il torpore di fronte alla visione della morte, il pessimismo sanguigno e la disperazione repressa, la sincerità cinica di tante sue pagine e il suo cattolicesimo scettico, l’abile rozzezza e la complicata semplicità, la brevità tautologica dei suoi dialoghi e la precisione dei suoi accenni, infine il suo spasmodico sorriso senza gioia: groviglio di conflitti che ha le sue radici nella tragica disarmonia Mensa morbida in corpore sano, la discordia mentale che minaccia di provocare la disintegrazione del corpo e la sua distruzione”.
Hemingway tenne una lunga corrispondenza con lui e ancora nel 1952 scrisse a Edmund Wilson: “Ho conosciuto i Russi soltanto attraverso Kashkeen che non avevo mai incontrato ma scriveva bellissime lettere e secondo me, dentro la sua camicia di forza dottrinaria, era un critico meraviglioso. Credo sapesse meglio di me quello che stavo cercando di fare”.
A Kashkeen fece confidenze letterarie e anche confidenza politiche importanti (“Non posso diventare comunista adesso perché credo in un’unica cosa: la libertà… Dello Stato non mi importa niente… Credo nel minimo di governo… Uno scrittore è come uno zingaro. Non può fare concessioni a nessun governo”).
La popolarità dei suoi libri nell’Unione Sovietica lo rese felice perché dimostrava che alla gente poteva piacere un autore a prescindere dalla sua posizione politica e lo legò ancora di più a Kashkeen che riteneva artefice del suo successo in Russia. Forse Hemingway esagerava; ma può darsi che questo lungo saggio di trentadue pagine che prendeva in esame “la figura leggendaria” dello scrittore e uno per uno i suoi vari libri abbia esercitato qualche influenza sugli intellettuali sovietici. Il saggio è ricco di annotazioni di prima mano, per esempio: “Non si trova più di un’immagine o di una similitudine in tutto un racconto”, “Hemingway cerca nuove armonie, instabili ma convincenti, di mezzi di espressione solo fissando gesti e situazioni esterni… Per esempio centrando tutto un racconto su un’unica parola non pronunciata”, “L’accumulazione dei particolari nei suoi racconti sembra non necessariamente naturalistica finché d’improvviso si scopre una frase gettata nel testo come per caso per fondere i particolari “non necessari” in un’unica catena logica”. Il saggio parlava di Hemingway “sempre senza gioia e sempre lo stesso sotto nomi diversi, tale da far immaginare lo scrittore morbosamente reticente, sempre represso e discreto, molto intento, molto stanco, spinto da un’estrema disperazione a sopportare dolorosamente il peso troppo greve delle complicazioni della vita”.
È perfino strano che un critico che ha conosciuto un autore soltanto attraverso i suoi scritti possa aver individuato così da vicino la personalità e le caratteristiche del suo autore; ed è ancora più strano che questo saggio abbia avuto così poca risonanza nell’ormai colossale quadro di commentari su Hemingway.
II.
Molto più popolare è il Portrait of Mr. Papa di Malcolm Cowley: Cowley era stato suo compagno nella fase della Generazione Perduta. Il ritratto, uscito nel 1949, conduce una carrellata critica e storica sulle opere sulle opere giovanili di Hemingway e fu la prima fonte attendibile per i volumi usciti fino allora. I commenti di Cowley presentano Green Hills of Africa come il suo “libro meno soddisfacente”, The Sun Also Rises come un successo immediato che offrì ai giovani “atteggiamenti e modelli di condotta da seguire come Lord Byron aveva fatto un secolo prima”, ricorda che For Whom the Bell Tolls durante la Seconda Guerra Mondiale veniva usato dai soldati americani e russi come libro di testo della guerriglia. A questi giudizi Cowley alternò notizie biografiche per la prima volta autorizzate da Hemingway, scegliendole in modo da formare un ritratto di vita vissuta: un ritratto molto meno teorico di quello di Kashkeen ma ricco della conoscenza diretta del compagno di giovinezza.
Nel suo “ritratto” Cowley ha parlato del gusto di Hemingway per le tavolate patriarcali dove allo scrittore piaceva pagare il conto a tutti, degli occhiali militari bordati di metallo che lo facevano sembrare un erudito e del sorriso irresistibile che lo faceva sembrare un ragazzino ormai con la parrucca grigia, del suo modo di parlare sottovoce in modo confidenziale, del consiglio dato in una lettera a un giovane scrittore: “Quando la gente parla ascoltala fino in fondo. Di solito non si ascolta mai”, delle qualità necessarie per essere suoi amici (coraggio fisico o morale, capacità di essere affidabili nei momenti di crisi), il suo modo di essere romantico di natura e di innamorarsi come “un grande abete che precipita nel sottobosco”, il suo puritanesimo che lo faceva rifuggire dai flirts e impegnarsi negli amori fino al matrimonio e gli faceva considerare un “personale fallimento” la fin di un matrimonio, “la disciplina e la pazienza” con cui ha guidato il suo talento e ha respinto qualunque cosa scrivesse che gli pareva inferiore alle sue qualità.
Ancora oggi, dopo tante biografie e tante analisi psicologiche, per lo più di studiosi che non hanno mai conosciuto Hemingway di persona, queste confidenze spontanee di Cowley restano le più aderenti alla figura privata dello scrittore ormai influenzata dalla pubblicità spesso involontaria della stampa.
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